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Il Sahara occidentale non appartiene al Marocco, annullati gli accordi commerciali con l’UE

La Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha annullato gli accordi commerciali e di pesca tra il Marocco e l’UE per aver incluso il Sahara occidentale, l’ex colonia spagnola che, come sostiene la sentenza, non appartiene al Marocco.

Inoltre, la Corte di giustizia riconosce il Fronte Polisario come interlocutore legale e rappresentante legittimo del popolo Saharawi.

Attualmente, la maggior parte del Sahara occidentale è controllata dal Marocco, il quale lo considera parte integrante del suo territorio. Una parte di minore estensione di tale territorio, situata nella parte orientale, è controllata dal Fronte Polisario, movimento organizzato che mira a ottenere l’indipendenza del Sahara occidentale.

Le relazioni economiche e commerciali tra l’Unione Europea e il Marocco si basano principalmente sull’accordo di associazione concluso nel 1996 – entrato in vigore il 1° marzo 2000 e che già all’epoca includeva il Sahara occidentale –, sull’accordo di partenariato nel settore della pesca del 2006 e sull’accordo di liberalizzazione dei prodotti agricoli e della pesca siglato nel 2012.

L’UE è il più grande partner commerciale del Marocco, il quale, a sua volta, rappresenta il più grande partner dell’UE nel Nord Africa. Il commercio ammonta a 35,3 miliardi di euro, con un surplus di 5 miliardi di euro per il blocco UE, secondo i dati della Confederación General de Empresas de Marruecos (CGEM).

Il Sahara Press Service (SPS), l’agenzia stampa ufficiale saharawi, sottolinea che questa decisione storica rafforza quelle precedenti, le quali avevano riconosciuto il Sahara occidentale come territorio non appartenente al Marocco.

Nel dicembre 2015, la CGUE aveva annullato l’accordo commerciale firmato nel 2012, in base al quale il Marocco poteva vendere prodotti agricoli raccolti nel Sahara occidentale, rimproverando al Consiglio di non aver tenuto conto “che la sovranità del Regno del Marocco sul Sahara occidentale non è riconosciuta né dall’Unione Europea né dai suoi Stati membri né, più in generale, dall’ONU”.

Con la sentenza del 21 dicembre 2016, la Corte di giustizia europea aveva dichiarato che gli accordi di associazione e di liberalizzazione conclusi tra Bruxelles e Rabat dovevano essere interpretati conformemente al diritto internazionale.

Nonostante permettesse l’applicazione dell’accordo, “questa sentenza chiarisce che in nessun caso il Sahara occidentale appartiene al Marocco e che, pertanto, quest’ultimo non può esportare i prodotti saharawi come propri”.

Tuttavia, tale causa non riguardava l’accordo di pesca, sulla cui validità la Corte si è pronunciata nella sentenza dello scorso 29 settembre.

In seguito al ricorso del Fronte Polisario, l’attuale annullamento riguarda la decisione del Consiglio europeo relativa all’accordo tra l’UE e il Marocco che modifica le preferenze tariffarie concesse ai prodotti di origine marocchina, nonché al loro accordo di partnership nel campo della pesca sostenibile.

Tali accordi rimarranno, però, in vigore per due mesi al fine di preservare l’azione esterna dell’Unione e la certezza del diritto in merito ai suoi impegni internazionali”, secondo la sentenza.

Nonostante questa battuta d’arresto, l’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri, Josep Borrell, e il ministro degli esteri marocchino, Nasser Bourita, hanno promesso di prendere tutte le misure necessarie per assicurare il quadro giuridico che garantisce la continuità e la stabilità delle relazioni commerciali tra l’Unione europea e il Regno del Marocco.

Restiamo pienamente mobilitati per continuare la cooperazione tra l’Unione Europea e il Regno del Marocco, in un clima di serenità e d’impegno, per consolidare il partenariato euro-marocchino per la prosperità condivisa, lanciato nel giugno 2019, hanno assicurato nella loro dichiarazione congiunta.

Si tratta di una “grande vittoria legale” per la causa indipendentista del popolo saharawi, come riporta il Fronte Polisario, e che smaschera le ipocrisie dell’Unione Europea nelle sue relazioni economiche e geopolitiche con altri partner internazionali, specialmente con quelli della sponda Sud del Mediterraneo.

Gli accordi commerciali, di finanziamenti e vendita di armamenti vengono conclusi senza batter ciglio sulle questioni del riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei popoli – in questo caso, del popolo saharawi – o del rispetto basilare dei diritti umani.

I casi eclatanti di Giulio Regeni e Patrick Zaki in Egitto, la detenzione ingiustificata e brutale dei giornalisti Soulaiman Raïssouni e Omar Radi in Marocco, la vita sacrificata di migliaia di migranti nell’enclave di Ceuta, sono lì a dimostrarlo, se ce ne fosse ancora bisogno.

Come riportato da El País, la Spagna sta facendo già pressione affinché l’UE ricorra contro la sentenza, impugnabile entro un termine massimo di due mesi e dieci giorni, poiché la decisione di annullamento degli accordi commerciali e di pesca tra Bruxelles e Rabat colpisce direttamente lo Stato spagnolo, primo partner e beneficiario di queste relazioni economiche.

Anche il Marocco è destinato a perdere, sul solo accordo di pesca, circa 52 milioni di euro all’anno, per quattro anni, derivanti dall’autorizzazione concessa a 128 navi pescherecci (93 dei quali spagnoli) che pescano nelle acque al largo della costa dell’Africa occidentale.

Ma gli interessi in gioco vanno anche oltre la semplice sfera economica. Per il Marocco, gran parte della sua politica estera – dagli accordi sull’immigrazione con l’UE, alla normalizzazione dei rapporti con Israele e alla cooperazione con gli USA – si basa sul fatto che questi Stati non mettano in discussione il suo controllo sul Sahara occidentale.

In un comunicato, il governo della Repubblica Araba Democratica dei Sahrawi (RASD) e il Fronte Polisario hanno invitato “tutte le autorità, i governi, le istituzioni e le imprese a rispettare pienamente le disposizioni di questa sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea”, rinnovando la loro disponibilità a stringere partenariati e accordi di cooperazione “sulla base del rispetto della sovranità del popolo saharawi sulle sue terre e sulle sue ricchezze”.

Infine, il comunicato ricorda che il territorio del Sahara occidentale è in stato di guerra da quando il Marocco ha violato il cessate il fuoco il 13 novembre 2020; per questo, la RASD “non accetta la responsabilità dei danni che possono subire gli interessi stranieri che partecipano a fianco dell’occupante marocchino nell’aggressione e nei crimini contro l’umanità che l’amministrazione d’occupazione marocchina continua a commettere contro il popolo Saharawi nei territori occupati”.

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