Menu

Cuba: “Siamo una nazione di pace e solidarietà e difendiamo la nostra Rivoluzione socialista”

Il primo segretario del Comitato Centrale del Partito e presidente della Repubblica di Cuba è apparso lo scorso venerdì alla televisione nazionale per parlare al popolo cubano della nuova normalità e di altre questioni attuali. Questa è la sintesi della trascrizione dell’intervento da parte di “Cubadebate” che l’ha trasmesso attraverso i suoi vari canali.

Con un popolo come questo non c’è resa possibile

Vengono comunicati vari criteri in relazione a questioni legate al fatto che il paese sta entrando nella nuova normalità. Questi temi e le interrelazioni tra loro, e il consenso che si sta costruendo intorno a questa situazione, sono stati annunciati dal leader cubano come il fulcro della sua apparizione di venerdì sera.

Abbiamo vissuto due anni di chiusure e restrizioni in cui abbiamo affrontato situazioni e momenti molto difficili e abbiamo anche dovuto piangere perdite dolorose, ma ci stiamo rimettendo in piedi. Ci troviamo in un momento in cui stiamo controllando la pandemia e questo sta aprendo delle prospettive su come il paese può riprendere il suo corso, il suo ritmo e la sua stabilità”, ha iniziato il suo discorso Díaz-Canel.

Ha ricordato che all’inizio della lotta contro la pandemia, “abbiamo detto che questa sarebbe stata una corsa di fondo. In quei momenti, abbiamo descritto nel dettaglio una serie di situazioni che abbiamo previsto si sarebbero verificate. Era anche una gara di resistenza. Se fossimo stati un popolo debole, ci saremmo arresi. Ma a Cuba non c’è spazio per la resa. Con un popolo come questo non c’è resa possibile.

È grazie a questo spirito, allo sforzo e all’impegno comune che oggi possiamo parlare di risultati, che oggi possiamo fare una pausa per fare un bilancio, per dare omaggi e riconoscimenti”, ha affermato.

Parlando di omaggi, ha sottolineato che, prima di tutto, dovrebbero essere resi “agli oltre 8.270 compatrioti la cui vita è stata presa dalla pandemia. Esprimo le nostre condoglianze ai familiari e agli amici. Tutti abbiamo perso almeno una persona cara in questa guerra, ma ci siamo alzati e abbiamo lavorato tutti insieme per fare in modo che nessun altro morisse e, soprattutto, che il numero di morti fosse ridotto al minimo.

Dobbiamo anche rendere omaggio a coloro che sono morti facendo ricerca e fornendo assistenza medica nelle trincee. È a loro che dedichiamo il trionfo della scienza e della salute su questo nemico sconosciuto che ha già fatto più di cinque milioni di vittime in tutto il mondo.

Cuba merita un festeggiamento adeguato alla nuova normalità, ma degno dello sforzo, della disciplina, della partecipazione e del contributo dell’immensa maggioranza del nostro popolo perché si potesse arrivare a questo momento.

Tutto ciò che abbiamo affrontato ha avuto, come elemento aggiuntivo di grande durezza, la politica crudele e criminale dell’imperialismo statunitense contro Cuba, che ha cercato di approfittare di questo momento di incertezza per stringere tutte le viti del blocco, diffamare e calunniare”, ha denunciato il presidente cubano.

Hanno voluto presentarci come uno Stato fallito, come un governo che non poteva superare questa situazione insieme al suo popolo”, ha aggiunto.

Tuttavia – ha continuato –, come diceva José Martí, “non c’è prua che possa tagliare una nuvola di idee”.

È difendendo queste idee che il nostro popolo ha prevalso e si sta aprendo la speranza, la luce e le strade per andare avanti”, ha sottolineato.

Ha aggiunto che “dobbiamo avere la convinzione che non si ricevono premi per sfidare un impero. Al contrario. In questa sfida costante contro l’impero che vuol farci sparire come nazione e come Rivoluzione, riceviamo campagne e minacce, divieti e punizioni, e in queste condizioni abbiamo ricevuto ancora di più: un blocco totalmente inasprito.”

Indipendentemente dal fatto che il blocco persista, siamo obbligati a superarlo con le nostre proprie forze, gli sforzi e il talento che esiste nel popolo. Nessuno di noi ne sa più di tutti noi messi insieme. Con le nostre forze possiamo fare conquiste e alleviare molte delle difficoltà causate dal blocco.

Questo è il modo di difendere la patria, ciò che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità. Non è un’eredità materiale o di ricchezza ma, soprattutto, di impegno. Un’eredità che ci spinge, insieme, a scalare le montagne. In questi momenti stiamo raggiungendo una delle cime di quelle montagne. Questo è un momento di raccolta di ciò che abbiamo seminato con quello sforzo, quei risultati e quell’impegno”, ha detto prima di rispondere alle domande dei giornalisti riuniti al Palazzo della Rivoluzione.

Siamo vaccinati, siamo immunizzati, andiamo ora verso il richiamo

Angélica Paredes, Radio Rebelde: “Si può dire che l’epidemia è ormai sotto controllo a Cuba? Quali garanzie abbiamo noi cubani di non dover affrontare altri picchi pandemici così gravi come quelli che abbiamo vissuto negli ultimi mesi?

Presidente Díaz-Canel: La pandemia non è finita. Dobbiamo imparare, controllandola, a convivere con essa.

Nel marzo 2020 siamo partiti con un livello di incidenza molto basso, il che ci ha dimostrato che mentre imparavamo dalla pandemia, eravamo anche in grado di controllarla, aggiornando i nostri protocolli e introducendo farmaci biotecnologici innovativi.

Alla fine dell’anno e all’inizio di gennaio, con la pandemia sotto controllo, abbiamo aperto la frontiera. È stato il primo momento in cui abbiamo aspirato a entrare nella nuova normalità. In quel periodo abbiamo avuto un afflusso, soprattutto di cubani che vivevano all’estero e di cubani in visita, provenienti da paesi dove c’erano alti livelli di trasmissione e, dall’altra parte, di un certo numero di turisti.

La grandezza dell’afflusso di persone che arrivavano in quel momento non ci permetteva di metterle tutte in centri di isolamento, perché andava oltre le nostre capacità. Perciò dovettero andare in quarantena domiciliare e dobbiamo riconoscere che le misure che erano state stabilite non furono sempre rispettate, la quarantena domiciliare non fu efficace e la trasmissione cominciò a manifestarsi in un modo completamente diverso da quello esistente, soprattutto a causa dell’entrata di varianti molto più aggressive del virus, come la variante delta.

Questa situazione si è ingigantita al punto che tra luglio e settembre 2021 i contagi hanno raggiunto livelli molto alti, avvicinandosi quasi a 10.000 casi al giorno.

In quel periodo, i vaccini erano in fase di ricerca, avevamo chiesto ai nostri scienziati autonomia nei vaccini e questi erano in fase di ricerca e sperimentazione clinica. Poi, quando abbiamo iniziato ad applicare gli studi di intervento a gruppi e comunità a rischio, abbiamo iniziato ad avere risultati che hanno poi facilitato la vaccinazione di massa della popolazione.

Con i risultati della vaccinazione di massa e l’impatto che abbiamo avuto con l’immunizzazione della popolazione, nelle ultime quattro o cinque settimane c’è stata una diminuzione e ora siamo sotto i 400 casi al giorno. Siamo quasi tornati ai livelli che avevamo nel gennaio 2021.

I numeri hanno iniziato a diminuire a ottobre, e ora, quasi a metà novembre, siamo ben al di sotto di quello che avevamo a gennaio; ciò riflette il controllo che abbiamo ottenuto sulla pandemia.

Allo stesso modo sono diminuite le morti. Man mano che il numero di casi aumentava di mese in mese, aumentava anche il numero di morti. Tra luglio e settembre ci sono stati picchi di decessi che sono diminuiti a ottobre, quando la vaccinazione di massa ha iniziato a fare effetto, e a novembre, per i giorni fin qui trascorsi, abbiamo avuto 31 morti, avvicinandoci alla cifra di gennaio di quest’anno.

Oggi, i casi attivi in tutto il mondo sono il 7,47% di tutti i casi confermati. Nelle Americhe, il 10,89%, e a Cuba (2.074 giovedì) solo lo 0,22%. Pertanto, Cuba ha un controllo migliore della pandemia rispetto al mondo e alla regione.

Cuba ha il 98,92% dei casi recuperati della malattia, le Americhe l’86,66% e il mondo il 90,51%. C’è una notevole differenza percentuale che dimostra l’efficienza dei risultati che stiamo ottenendo.

Nel mondo, il tasso di letalità è del 2,01%, nelle Americhe del 2,44% e a Cuba dello 0,86% e sta diminuendo in questi giorni.

Ciò significa che, nelle stesse condizioni in cui si è affrontata la pandemia, nel caso di Cuba, con tutti i problemi che abbiamo descritto e, soprattutto, l’influenza del blocco e le nostre carenze, se non fossimo riusciti a controllare la malattia con le misure applicate e i risultati dei nostri vaccini e dei nostri protocolli, oggi, se ci lasciassimo guidare da quello che sta succedendo nel mondo e nelle Americhe, avremmo un tasso di mortalità due o tre volte superiore a quello che abbiamo avuto.

In altre parole, siamo riusciti a ridurre di due o tre volte il tasso di letalità che ci spettava per il comportamento della pandemia rispetto a quello che sta succedendo nel mondo. Penso che questo sia un risultato che dimostra davvero il lavoro fatto dal sistema sanitario, dai nostri scienziati, e anche la cooperazione e la partecipazione di tutto il nostro popolo.

Ora, indipendentemente da questi risultati, siamo sfidati a convivere con la malattia. Il Covid-19 non sparirà, non c’è prognosi o indicazione scientifica che garantisca che se ne vada.

Per quasi due anni ci siamo preparati, abbiamo imparato. Abbiamo consolidato un metodo cubano basato sulla scienza e l’innovazione che ci ha permesso di arrivare fin qui, che ha sfruttato il potenziale del Comitato d’Innovazione e del sistema di scienza e innovazione del Ministero della Salute Pubblica insieme a quello di BioCubaFarma, creando anche interconnessioni tra questo sistema d’innovazione, il settore produttivo di beni e servizi e il resto delle entità che partecipano anche loro come parte del settore della conoscenza. È il caso delle università che sono state collegate a tutto questo. Così abbiamo raggiunto una gestione della scienza e dell’innovazione capace di affrontare il Covid-19.

Ne eravate a conoscenza: settimana dopo settimana, ogni martedì, abbiamo una riunione con gli scienziati, e queste riunioni portano sempre nuove intuizioni e prospettive. Si fanno bilanci e analisi dei risultati ottenuti e ci proponiamo nuovi elementi.

C’è stato inoltre un approccio olistico al lavoro della scienza nell’affrontare questi problemi. Durante tutto questo tempo, questo sistema di gestione e di innovazione si è concentrato in primo luogo sul conoscere la malattia e sulla creazione di sequenze più robuste possibili nei protocolli di cura dei pazienti, ma stavamo anche lavorando per prevenire e fermare la trasmissione.

Abbiamo anche dovuto concentrarci sui diversi passi che hanno portato allo sviluppo dei vaccini. Abbiamo realizzato studi per migliorare la qualità della vita di coloro che sono stati convalescenti e abbiamo dovuto fare una proiezione in termini di cura di questa problematica nelle persone vulnerabili, nelle comunità vulnerabili e nei nostri bambini.

È stata tutta una sequenza di lavoro che ci ha dato forza, ma è stato anche un processo di apprendimento.

Una delle cose più importanti che oggi costituisce senza dubbio un elemento di orgoglio nazionale è la sovranità che i nostri vaccini ci hanno dato. Abbiamo già più del 70% della nostra popolazione completamente vaccinata. Più del 90% ha almeno una dose e noi andiamo avanti.

Stavo guardando alcune statistiche, che controllo settimanalmente, fornite da un sito chiamato El mundo en datos (Il mondo in dati). Una delle statistiche che presenta è la vaccinazione per paesi e lì abbiamo visto come Cuba si sta evolvendo e salendo nel mondo in termini di popolazione completamente vaccinata.

Ricordiamoci che noi, a causa delle limitazioni che abbiamo avuto, abbiamo dovuto iniziare a progettare i nostri vaccini. Quindi siamo entrati nella vaccinazione forse un po’ più tardi rispetto ad altri paesi che avevano i soldi per pagare i vaccini ed erano favoriti in alcuni meccanismi internazionali.

Abbiamo dovuto prima passare attraverso tutto il processo di ricerca e tutte le fasi che servono per sviluppare i nostri vaccini, per assicurarci che avessero il potenziale per essere portati alla vaccinazione di massa.

Cosa sta succedendo adesso? Stavo confrontando dove si trovava Cuba tre giorni fa in termini di percentuale di popolazione completamente vaccinata, ed eravamo al 33° posto. Stiamo crescendo a un tasso di vaccinazione settimanale del 4,4%.

Tuttavia, gli ultimi paesi che abbiamo superato e quelli che siamo più vicini a superare stanno crescendo solo tra lo 0,3% e non più del 2%.

Perciò, stiamo ottenendo un vantaggio con tutto questo sforzo di vaccinazione a livello nazionale e che nei prossimi giorni avrà risultati molto favorevoli, dato che la vaccinazione dei bambini è completata e stiamo entrando nella vaccinazione dei casi che sono già stati colpiti dalla malattia.

Ci sono altri elementi che ci hanno dato forza. Sono stati creati laboratori per studi molecolari in tutte le province del paese e nel comune speciale di Isla de la Juventud. Quando è iniziata la pandemia, avevamo solo tre laboratori di questo tipo.

Inoltre, sono stati sviluppati farmaci innovativi, sono stati applicati alla pandemia farmaci che erano già efficaci nel trattamento di altre malattie e sono stati progettate, prodotte e utilizzate attrezzature e dispositivi creati in risposta all’urgenza della pandemia.

Per esempio, quando ci siamo resi conto che ci sarebbe stata una crisi nei reparti di terapia intensiva a causa del numero di casi che raggiungevano uno stadio critico o grave e che il mondo ci bloccava e nessuno ci avrebbe venduto ventilatori polmonari, gli scienziati cubani e anche il settore produttivo statale in relazione al settore non statale, hanno trovato risposte e ci sono stati progetti di ventilatori polmonari che sono già stati prodotti nell’ordine di centinaia di unità, che cominciano a darci sovranità in questo senso.

Questi sono, nell’insieme, i risultati che ci permettono di andare verso questa nuova normalità di cui parliamo oggi, ma l’unica garanzia di tenere la situazione sotto controllo è il nostro comportamento, la responsabilità che siamo capaci di condividere a livello individuale, familiare, sociale, istituzionale, collettivo e nazionale.

Che sappiamo essere all’altezza della sfida che implica il passaggio alla nuova normalità e che questo permetta a ognuno di noi, alle nostre famiglie, ai nostri figli, di riprendere la vita del paese, nelle condizioni attuali, con sicurezza e sostenibilità.

Abbiamo vaccini cubani che hanno dimostrato la loro efficacia, sono stati fatti progressi nell’immunizzazione e il controllo dell’epidemia è molto più che evidente. In mezzo a questa situazione, come nei giorni più duri della pandemia, continueremo a cooperare con il mondo, ma dobbiamo avere un controllo che deriva dalla nostra consapevolezza e responsabilità su questo tema.

Qualche giorno fa abbiamo dato riconoscimenti ai creatori dei vaccini, ieri l’Università dell’Avana ha conferito una laurea honoris causa al dottor Vicente Vérez, un importante leader del team che ha creato Soberana, ma penso che dobbiamo anche un premio all’eroismo e alla dignità del popolo cubano.

Siamo vaccinati, siamo immunizzati, ora stiamo andando al richiamo; abbiamo più esperienza, abbiamo imparato, c’è un sistema di lavoro robusto, ci sono risultati e, inoltre, stiamo parlando di una volontà di migliorarci a partire dalle cose che non sono andate bene.

Abbiamo già proposto di orientare alcune di queste sessioni scientifiche per concentrarsi non solo sulle questioni pandemiche, ma anche sugli altri problemi che il nostro sistema sanitario deve affrontare e migliorare.

Abbiamo imparato, ma non possiamo compiacerci o rilassarci. La sfida di aprire le frontiere, di potersi aprire all’arrivo di familiari e amici, di turisti, e anche le feste di fine anno, la celebrazione del trionfo della Rivoluzione che si avvicinano, dobbiamo affrontarle in modo responsabile.

Siamo più preparati rispetto alla fine dell’anno scorso, perché abbiamo le immunizzazioni, abbiamo i vaccini e faremo il richiamo, ma dobbiamo sostenere tutto questo con molta responsabilità e farlo in sicurezza, per non tornare indietro.

Questi sono i due elementi da sottolineare: stiamo controllando la pandemia, ma dobbiamo conviverci responsabilmente per evitare un nuovo scoppio pandemico.

A livello globale c’è la tendenza ad andare verso dosi di richiamo

Thalía González, Sistema Informativo della Televisione Cubana: Lei ha parlato della questione dei vaccini, una questione di orgoglio nazionale. È un argomento di cui si parla molto oggi nelle nostre case, scuole, comunità, e c’è una domanda associata alla questione del richiamo. Questo processo di vaccinazione di richiamo sta iniziando nel paese quando l’intera popolazione non è ancora immunizzata, anche se sappiamo che il livello di immunizzazione è alto. Molti cubani si stanno chiedendo se questo schema di vaccinazione anti-Covid-19 che abbiamo noi cubani non è sufficiente, perché questo richiamo?

Dobbiamo affrontare diversi elementi ed è la coniugazione di essi che ci condurrà alla risposta e alla convinzione del perché dobbiamo farlo e di quanto ci sia un’insufficienza o una possibilità di sostenibilità in quello che stiamo facendo.

In primo luogo, non possiamo dimenticare che lo sviluppo della vaccinazione a Cuba è stato un sistema che ha avuto delle tappe. Si è iniziato con una fase di ricerca scientifica per arrivare alla creazione dei vaccini; poi si è passati agli esperimenti clinici necessari per provare la loro sicurezza; successivamente allo studio di intervento.

Con i risultati di questo e l’approvazione del Cecmed, siamo stati in grado di passare agli interventi in gruppi e territori a rischio. E con i risultati di questi ultimi, siamo arrivati alla vaccinazione di massa.

Perciò abbiamo cubani e cubane vaccinati in momenti diversi. La vaccinazione non è stata fatta tutta in una volta per l’intera popolazione, quindi ci sono persone che sono state vaccinate più di quattro, cinque, forse anche sei mesi fa. Altri in fasi più vicine al presente, non hanno completato i loro programmi di vaccinazione, quindi la distribuzione della vaccinazione non è uniforme nel tempo.

Secondo le tendenze globali della ricerca scientifica in questo momento, diversi paesi, con l’emergere di ceppi più aggressivi, hanno condotto studi che determinano importanti dosi di richiamo affinché i loro vaccini mantengano alti livelli di immunizzazione.

La tempistica varia a seconda dell’efficacia dei diversi vaccini – mi riferisco a quelli di altri paesi, perché i nostri hanno funzionato e abbiamo vaccinato persone in presenza di ceppi molto aggressivi e si sono dimostrati efficaci.

Questa non è una situazione unica per i vaccini anticovid. Sappiamo che ci sono molti vaccini, anche all’interno delle campagne vaccinali cubane, che si devono riattivare ogni tanto.

Quindi, globalmente c’è una tendenza ad andare verso le dosi di richiamo a causa di tutte le cose che vi stavo spiegando.

Quali considerazioni gli scienziati cubani hanno condiviso con noi martedì scorso? Dicono che l’efficacia dei vaccini cubani è stata dimostrata, è stato accertato che ci sono alti livelli di anticorpi dopo la vaccinazione, che si prolungano con livelli molto più alti fino a sei-otto mesi dopo la vaccinazione.

Ma sostengono che, tenendo conto delle tendenze internazionali, della nostra efficacia, del fatto che non possiamo tornare indietro e che abbiamo vaccinato le persone in momenti diversi, è importante procedere con i richiami.

Anche se c’è una parte della popolazione che non abbiamo finito, cominceremo con quelli che sono stati vaccinati da più tempo con il programma completo. Possiamo farlo perché abbiamo i nostri vaccini, perché hanno dimostrato di essere sicuri e ci hanno dato l’immunità, e ora vogliamo prolungare questa immunizzazione per evitare di arrivare a nuovi focolai pandemici.

C’è un intero gruppo di possibilità, di varianti, di dosi di richiamo che gli scienziati hanno spiegato e dimostrato molto bene in quella sessione scientifica. Dalla vaccinazione primaria, cioè, se sei stato vaccinato prima con Abdala o Soberana, come puoi integrare la dose di richiamo usando Abdala o Soberana 01, che è uno dei vaccini che sta dando ottimi risultati negli studi che si stanno facendo sulle dosi di richiamo.

Ricordiamo inoltre che stiamo portando avanti gli esperimenti clinici e i test di un quinto candidato vaccinale, Mambisa, che ha ottime prospettive e i cui risultati preliminari, che non sono ancora completi, danno ottime possibilità che possa essere usato come dose di richiamo. Mambisa ha il potenziale di poter essere applicato a livello nasale.

Con tutte queste potenzialità, tenendo conto delle tendenze internazionali, degli studi scientifici e del nostro desiderio di non tornare indietro, è giustificato andare verso dosi di richiamo.

Se un turista desidera vaccinarsi, potrà farlo

Arleen Rodríguez Derivet, Mesa Redonda: Presidente, lei parlava in quella magnifica struttura del CIGB che è stata inaugurata a Mariel qualche giorno fa e che dà molta speranza per quanto riguarda la produzione di vaccini e credo che quando lei ha cominciato a parlare dei vaccini cubani e della loro efficacia, molti nel mondo hanno detto che verrebbero a fare turismo a Cuba per farsi vaccinare. È contemplata questa possibilità che la vaccinazione possa essere fornita ai turisti nel momento in cui lo richiedono? E, inoltre, ci sono reali possibilità di recupero di questo settore, che dà vigore a tutto il resto dell’economia cubana?

La sua domanda si concentra sull’economia e sul ruolo del rilancio della nostra economia in questa situazione di nuova normalità verso la quale stiamo andando.

In primo luogo, vorrei riconoscere lo sforzo fuori dal comune che il paese ha dovuto fare durante tutto questo tempo e che, in mezzo a una situazione economica così complessa, Cuba si è rivolta a salvare vite umane, prima di tutto.

All’inizio del Covid-19, abbiamo ammesso con totale sincerità la complessità della situazione. Da quel momento in poi, abbiamo previsto che il paese avrebbe ridotto i suoi livelli di reddito, ragion per cui avremmo avuto delle carenze.

Abbiamo annunciato che il turismo sarebbe stato paralizzato, che non avremmo ricevuto le entrate dal turismo che avevamo in altri tempi. Abbiamo raggiunto più di quattro milioni e mezzo di turisti in un anno.

Abbiamo parlato della contrazione che ci sarebbe stata negli investimenti esteri, nelle nostre esportazioni e importazioni; delle difficoltà che avremmo avuto nei processi produttivi, che l’economia e i servizi, compreso il turismo, avrebbero rallentato.

In queste condizioni eccezionali nelle quali si è ritrovata l’economia, il paese ha perso più di 3 miliardi di dollari di entrate in un anno e mezzo. Bisognerebbe vedere come le cose sarebbero diverse oggi se avessimo avuto quelle entrate.

Inoltre, il poco reddito che abbiamo ricevuto ha dovuto essere speso in gran parte per salvare vite, e più di 300 milioni di dollari sono stati spesi per coprire i costi di messa in sicurezza nella lotta contro il Covid.

In mezzo a questo, abbiamo espresso la nostra piena volontà di continuare a proporre azioni per completare la strategia economica e sociale che si era progettata per affrontare la crisi economica, una crisi che è multidimensionale, multifattoriale e globale.

Ora, con questa entrata nella nuova normalità, la nostra economia si riprenderà senza dubbio, e lo farà in condizioni di nuove capacità, perché, in mezzo a tutte queste circostanze, abbiamo approvato i nuovi attori economici.

L’approvazione di nuove forme di gestione, sia nel reparto statale che in quello non statale, scorre a buon ritmo e, quindi, questo intreccio di forme di gestione statali e non statali darà, prima o poi, anche un dinamismo ai servizi e ai beni offerti alla nostra popolazione.

Ma in questa ripresa economica, il turismo gioca un ruolo fondamentale, perché il turismo guida anche il resto dell’economia. È questo concetto di locomotiva dell’economia, che ora avrà più potenzialità perché collegherà più forme di gestione, sia statali che non statali.

E dobbiamo anche guardare a ciò che abbiamo già smesso di guadagnare perché il turismo è stato contratto in queste condizioni pandemiche.

Dico sempre in modo banale che il turismo è l’attività economica che tira la carretta ogni giorno nel paese, e quando abbiamo entrate dal turismo, il paese ha più aria, più ossigeno per andare avanti nell’economia. Non per niente l’Impero l’ha attaccata, come una delle attività economiche in cui sanno che ci causano danni.

In mezzo a questa situazione, dobbiamo riconoscere che nell’economia, avendo meno entrate, c’è meno copertura della domanda della popolazione; avendo un mercato illegale di valuta estera, che provoca anche un tasso di cambio molto superiore a quello ufficiale, c’è stato un fenomeno d’inflazione, riguardo al quale si stanno facendo studi, e stiamo per vincere anche questa sfida.

In queste condizioni di nuova normalità, e con tutta la preparazione che è stata fatta, ci aspettiamo che ci sia un maggiore arrivo di turisti di quello che avevamo previsto inizialmente in mezzo a questa situazione.

Oggi, il modo in cui i tour operator, le agenzie di viaggio e le compagnie aeree si stanno muovendo ci indica che dal 15 avremo un flusso di voli che supera il mezzo centinaio alla settimana, e questo aumenterà durante il mese di novembre, con livelli più alti in dicembre e gennaio.

Nel resto dell’anno, dovremmo ricevere quasi il 50% di quello che abbiamo ricevuto in tutto quest’anno in condizioni di pandemia. Quindi, c’è un aumento immediato, questo è ciò che prevediamo, ma non un recupero immediato dell’attività turistica, perché ricordate, abbiamo avuto cifre di quasi 4,5 milioni di turisti, ma è un buon inizio, al di sopra delle aspettative che abbiamo a causa della contrazione dell’economia mondiale, e della difficile situazione che il Covid ancora causa in una serie di paesi che sono la fonte del turismo a Cuba.

In questa situazione, se un turista vuole farsi vaccinare, potrà farlo. Ci sono tutti i piani, e anche il turista o il visitatore che viene a Cuba per un lungo periodo di tempo e vuole essere vaccinato avrà tutta l’assistenza per completare il percorso.

A coloro che non possono completare il percorso nel tempo in cui rimarranno nel paese, rispettando gli intervalli tra una dose e l’altra, viene data loro la prima dose, e si portano dietro le dosi rimanenti con tutte le indicazioni, il metodo e le possibilità di assistenza.

Di fatto, ci è già stato annunciato che ci sono gruppi di turisti che vengono proprio con lo scopo di, oltre a fare un soggiorno a Cuba, farsi vaccinare e approfittare della sicurezza offerta dai vaccini cubani.

Ieri, il primo ministro Marrero Cruz ha visitato gli aeroporti per vedere come viene preparata la campagna. Anche in questi giorni, dal governo hanno continuato ad arrivare gli elementi di sostegno logistico al turismo.

Durante questo periodo il turismo non si è fermato, c’erano bassi livelli di turismo, ma stavamo lavorando al recupero dell’industria alberghiera e c’è stato un enorme sforzo per recuperare capacità, per creare migliori condizioni negli alberghi, e questo ci permette di garantire che i turisti che arrivano a Cuba troveranno un paese in pace, un paese solidale, un’isola bella e affascinante, un popolo amichevole, e potranno apprezzare una Cuba che vive e dove si vive in sicurezza.

Questi temi, in cui abbiamo messo in relazione l’economia, il turismo e la vaccinazione in condizioni di pandemia e nuova normalità, saranno trattati più dettagliatamente la prossima settimana in un’altra conferenza stampa, alla quale parteciperanno il primo ministro, Manuel Marrero Cruz, il vice primo ministro e ministro dell’Economia e della Pianificazione, Alejandro Gil, e un altro gruppo di ministri e rappresentanti delle istituzioni legate alle questioni economiche.

Il lavoro nei quartieri è qui per rimanere e dobbiamo fare in modo che sia sostenibile

Alina Perera, Juventud Rebelde: Negli ultimi mesi abbiamo visto una rinascita del lavoro comunitario, c’è stato un forte movimento, per esempio, in più di 60 quartieri dell’Avana, che avevano bisogno di trasformazioni. L’idea si è diffusa in altre parti del paese, e solo poche ore fa lei è stato nelle province di Guantánamo e Granma, e anche lì noi giornalisti abbiamo potuto vedere come si stanno trasformando le comunità e come si stanno risolvendo i problemi accumulati.

Lei ha detto nell’Oriente del paese che queste trasformazioni devono essere sostenibili e sistematiche, e che questo lavoro con i quartieri più bisognosi è qui per restare. Come raggiungere questa sostenibilità e sistematicità?

So che ci sono insoddisfazioni nel lavoro, che ci sono stati momenti di aumento e diminuzione dell’intensità del lavoro nei quartieri, ma quando si affrontano i problemi dei quartieri, non si può non riconoscere che in mezzo a tutti questi momenti ci sono stati leader di progetti comunitari che sono rimasti stabili, e che sono stati culle di esperienza e lavoro in relazione con i quartieri.

Questo è stato ciò che ho sentito in una delle prime riunioni che abbiamo avuto con i rappresentanti dei settori sociali, che è stata con i leader dei progetti comunitari, a San Isidro, e lì abbiamo imparato molto per tutto questo lavoro che abbiamo cercato di intensificare e promuovere.

La sostenibilità di questo lavoro dipenderà dalla misura in cui ci radicheremo in un intero gruppo di concetti che stiamo difendendo con questo lavoro. In primo luogo, stiamo difendendo l’esercizio del potere popolare come parte del nostro sistema politico nella costruzione socialista, che passa attraverso l’esistenza di momenti in cui i cittadini possono discutere, sollevare le loro preoccupazioni e aspirazioni e proporre soluzioni.

Che ci sia un momento in cui queste proposte possono essere attuate, e che ci sia anche un terzo momento in cui c’è assunzione di responsabilità e controllo popolare su ciò che viene fatto.

Se guardiamo a ciò dal punto di vista di come tutto è organizzato a livello del nostro sistema politico, dobbiamo dare un ruolo fondamentale ai delegati di Potere Popolare, che sono rappresentanti del popolo, perché allora il popolo parteciperebbe direttamente e anche indirettamente attraverso la gestione del delegato, la gestione delle commissioni e la gestione delle Assemblee Municipali del Potere Popolare.

Gli abitanti stanno avendo la capacità, all’interno dei molti problemi che esistono, che non possiamo risolvere tutti nello stesso momento, di definire le priorità. Ciò che gli abitanti propongono è rappresentato dal loro delegato nell’Assemblea Municipale, e quest’ultima, in base alle risorse che ha, approva le priorità su cui si lavorerà, e questo torna al quartiere, la gente continua a lavorare e in questo modo si perfeziona, realizzando il controllo popolare, e così si tornano a migliorare i risultati.

Se lo facciamo in questo modo, si ottiene sostenibilità e passa attraverso questo concetto di potere popolare, ben sostenuto da elementi di democrazia e partecipazione popolare, che trasforma i beneficiari, che sono gli abitanti, in protagonisti del cambiamento e della trasformazione che portano avanti nel quartiere.

D’altra parte, siccome avevamo bisogno di una spinta, perché la pandemia ha paralizzato anche processi come questo lavoro nei quartieri, abbiamo chiesto alle istituzioni pubbliche, alle istituzioni statali, alle imprese di ogni territorio e, nel caso dell’Avana, agli organi dell’Amministrazione Centrale dello Stato, di partecipare a questo processo.

Questo comincia a darci un elemento di costruzione della responsabilità sociale di cui tutto il sistema istituzionale e tutti gli attori economici devono tener conto, a partire dalla responsabilità di un’istituzione pubblica situata in un quartiere – per esempio, con la questione dello sviluppo sostenibile di quel quartiere, la protezione dell’ambiente, il lavoro in favore della comunità – ma va anche a costruire una sensibilità in queste istituzioni, gruppi di lavoratori e dirigenti, sui problemi del quartiere.

E se partiamo dalla sensibilità, ci sarà senza dubbio anche una proiezione più intensa e intenzionale verso il quartiere. Non si tratta quindi di intervenire nel quartiere, si tratta di rispettare ciò che il quartiere propone, di sostenere e aiutare il quartiere.

Di accompagnare tutto questo processo di trasformazione, e tutto questo, quindi, dobbiamo sostenerlo, allo scopo di renderlo sostenibile, con quello che stiamo progettando ora e con un gruppo di accademici ed esperti che lavorano su questi temi.

In primo luogo, bisogna decentrare alcune competenze ai municipi, affinché possano esercitare l’autonomia di governo che la Costituzione riconosce loro.

Dobbiamo anche dare una nuova attenzione ai bilanci comunali affinché nei municipi i bilanci contengano risorse che facilitino non solo il lavoro con un campione di quartieri, come stiamo facendo ora, ma anche l’estensione delle azioni a tutti i quartieri, e che tutto questo sia collegato alle strategie di sviluppo territoriale che sono state approvate con progetti di sviluppo locale e al rafforzamento dei sistemi produttivi locali.

E qui proponiamo anche un ridimensionamento del settore imprenditoriale, che incoraggerà più aziende statali a essere subordinate al municipio, in modo che il municipio possa contare su entità statali e attori economici non statali che possano collegarsi e lavorare in termini di sviluppo del municipio.

Tutto questo può anche essere incluso nel fatto che la pratica politica con cui dobbiamo lavorare nei quartieri è quella di fare politica con i concetti del fare politica nella Rivoluzione, con quello che Hart ha definito, in base all’esperienza del pensiero di Martí e del Comandante in Capo, come una combinazione di ideologia, scienza ed etica nella pratica politica.

Il lavoro nei quartieri è qui per rimanere e dobbiamo fare in modo che sia sostenibile, articolando tutti questi elementi e con la convinzione che, anche se ci sono molti problemi che non possiamo risolvere tutti in una volta, ogni giorno strapperemo pezzi a ognuno di questi problemi.

È essenziale rafforzare i canali di partecipazione, che è l’unica cosa che renderà sostenibile questa Rivoluzione nelle comunità, ed estenderli a tutto il paese.

Nei giorni scorsi abbiamo invitato tutti i primi segretari dei Comitati Provinciali del Partito e hanno partecipato all’esperienza di La Timba, l’hanno condivisa con la popolazione, e dopo abbiamo avuto un dibattito su quell’esperienza e su quello che loro avevano fatto nelle province.

Ora in questo mese stiamo già conducendo visite nelle province, come quelle che abbiamo iniziato ieri a Guantánamo e Granma, dove uno degli elementi che stiamo apprezzando è come si sta lavorando nei quartieri.

Bisogna dire che nelle province abbiamo anche la partecipazione popolare nei quartieri. Lo abbiamo visto ieri a Cecilia, a Guantanamo, e a Pedro Pompa, a Bayamo.

Vediamo anche lo spirito che si crea tra gli abitanti, i livelli di partecipazione, e il controllo popolare è molto importante. Sono le persone che controllano ciò che viene fatto, in modo che tutto si faccia con qualità. Se lasciamo che le cose vadano male, la responsabilità è degli abitanti stessi.

Quindi, si tratta di rafforzare le esperienze che sono già all’interno della Rivoluzione, di trasformare le eccezioni in regole, di dare un’attenzione più diretta e intenzionale alle persone che si trovano svantaggiate, a quelle che hanno qualche tipo di vulnerabilità, e questo dimostra che la forza della Rivoluzione è nei quartieri.

Permanenza e sistematicità

Hector Martínez, Sistema Informativo della Televisione Cubana: – Volevo fare riferimento agli scambi che lei ha tenuto negli ultimi mesi con vari settori della società, che senza dubbio hanno avuto un grande impatto sui cubani. Questa pratica sarà mantenuta nel tempo? È stato progettato un qualche sistema di lavoro che garantisca che le opinioni raccolte in questi incontri non diventino lettera morta?

Questi recenti scambi con diversi settori della società sono stati molto utili, ma vorrei sottolineare che non si tratta di qualcosa di nuovo. Stavamo anche realizzando un intenso sistema di visite con la partecipazione di tutto il governo nelle province, e in quelle visite avevamo scambi con le università, gli studenti e i professori, il settore scientifico, quello artistico, la stampa, e in tutto ciò i tempi della pandemia hanno causato un’interruzione.

Ma, senza dubbio, in una modalità rinnovata come tu riconosci, siamo tornati a questa pratica, e lo abbiamo fatto con una prospettiva più ampia di partecipazione e di contributo.

In pochi mesi abbiamo avuto incontri con rappresentanti di economisti, giuristi, imprenditori, giornalisti, federazioni, lavoratori autonomi, artisti, giovani, leader comunitari e religiosi, agricoltori, scienziati, sportivi e anche con persone della comunità LGBTIQ+… Tutti sono stati molto rivelatori e di grande utilità.

Tutto ciò è documentato, e sia la direzione del Partito che il governo sono costantemente aggiornati su ciò che sta uscendo da ognuna di queste riunioni, e negli spazi del sistema di lavoro stiamo monitorando come vengono date le risposte alle proposte di queste riunioni, quindi questo è già parte di un sistema di lavoro, che è una parte della tua domanda.

E penso che sia già evidente che abbiamo iniziato ad attuare molte delle cose che sono state proposte. Per esempio, le trasformazioni che abbiamo fatto in alcune impostazioni dell’ordinamento che erano legate alla produzione agricola, e il perfezionamento che abbiamo fatto con le 63 misure per promuovere e stimolare la produzione e la commercializzazione degli alimenti, hanno a che fare con i contributi che abbiamo avuto in due riunioni con i produttori agricoli.

I giuristi hanno affrontato due questioni fondamentali: come migliorare il nostro processo di legislazione e come approfondire la questione della consulenza legale. Abbiamo già apportato dei cambiamenti al processo di elaborazione delle leggi e molti dei principi che sono stati sollevati sono stati incorporati nel processo che porta al Codice della Famiglia.

La versione 22 del Codice della Famiglia, pur non essendo ancora un progetto preliminare o il documento finale da sottoporre all’Assemblea Nazionale prima della sua approvazione e consultazione popolare, è stata fatta circolare con tutto il tempo necessario per raccogliere le opinioni della popolazione.

Pertanto, ci sono già nuove bozze di questa versione 22 che incorporano nuovi elementi che fanno parte della creazione normativa, ed è il documento che sarà portato all’approvazione dell’Assemblea Nazionale, per poi continuare con questo processo.

L’incontro con la comunità LGBTIQ+ ci ha dato, a partire dalle loro storie di vita, molta conoscenza e riconoscimento delle questioni che dobbiamo affrontare da un altro punto di vista sociale, che devono avere a che fare con contenuti di politica sociale, compresi alcuni elementi che per essere trattati adeguatamente devono essere contenuti nel Codice della Famiglia.

L’incontro con gli accademici dell’Accademia Cubana delle Scienze ha subito preso la forma di un accordo in base al quale ogni mese avremmo avuto un incontro con l’Accademia Cubana delle Scienze, come organo consultivo che può contribuire molto a varie questioni che riguardano il paese, e infatti lunedì prossimo avremo un altro incontro.

Insomma, tutto questo avrà un seguito e non rimarrà lettera morta, e dobbiamo riconoscere il contributo che questi settori hanno dato. Per esempio, l’incontro con gli studenti universitari che hanno partecipato a missioni importanti durante il Covid ci ha dato elementi rispetto alle carenze che avevamo nel sistema sanitario, ma hanno proposto progetti; per esempio, uno per l’informatizzazione della Cujae per migliorare la gestione degli investimenti negli istituti sanitari. Tutto questo, con permanenza e sistematicità, viene seguito.

In pace, nel presente e nel futuro, Cuba vive e vivrà

Wilmer Rodríguez, Sistema Informativo della Televisione Cubana: – La mia domanda è incentrata sulle sfide e sul futuro della nazione e della Rivoluzione Cubana. C’è chi pensa in questi giorni che il prossimo 15 novembre si creerà una situazione difficile nel paese. Guardando alle sfide future del paese, vorrei la sua opinione dalla sua posizione di Primo Segretario del Partito e Presidente della Repubblica, ma anche come cubano, come uomo che conosce, che ha viaggiato, che sa, che viene dalla base, che conosce il paese in cui viviamo.

Si osserva che c’è tutta un’intenzione mediatica e che oltrepassa l’aspetto mediatico, e fa parte di una strategia imperiale per cercare di distruggere la Rivoluzione. Hanno cercato di costruire eventi attraverso le date: hanno provato a testare l’11 luglio, ora propongono provocazioni intorno al 15 novembre; hanno creato tutto un alone mediatico affinché il mondo aspetti ciò che accadrà a Cuba il 15 novembre.

Credo che nemmeno questo ci possa togliere il sonno, siamo calmi, fiduciosi, ma attenti e vigili, e siamo pronti a difendere la Rivoluzione, ad affrontare qualsiasi interferenza contro il nostro paese, soprattutto contro tutto ciò che minaccia la pace, la tranquillità dei nostri cittadini e il nostro ordine costituzionale.

Ma, più di questo, concentriamoci sul futuro. Credo che dobbiamo guardare il futuro a partire dal presente, da questo stesso presente che stiamo per vivere con il ritorno alla normalità.

C’è il fatto che i risultati che stiamo ottenendo nella lotta contro il Covid – grazie ai vaccini, grazie a tutto quello che abbiamo spiegato – ci permetteranno di riprendere la vita economica e sociale dei cubani, che l’economia comincerà a rinascere, che apriremo le porte al turismo, che l’anno scolastico comincerà con tutto il suo entusiasmo, gioia e colore (dovreste vedere come i bambini di Guantánamo ci dicevano ieri quanto erano ansiosi di tornare a scuola); il fatto che oggi inauguriamo la Biennale dell’Avana, un importante evento culturale che hanno provato anche a massacrare; il fatto che, in mezzo a tutta questa situazione, siamo riusciti a creare una struttura biotecnologica di alta tecnologia come il centro CIGB-Mariel, che abbiamo recentemente inaugurato in compagnia del Generale dell’esercito e del primo ministro; gli sforzi che si stanno facendo per preparare il raccolto dello zucchero, nell’applicazione delle misure che abbiamo approvato per l’autonomia e il miglioramento imprenditoriale, nell’applicazione delle misure per migliorare la produzione e la commercializzazione degli alimenti, nell’applicazione di un sistema di gestione del governo basato sulla scienza e l’innovazione che, con l’esperienza del confronto con il Covid-19, si sta trasferendo ad altri settori, e già in tutte le organizzazioni vediamo espressioni di questo sistema di gestione.

Abbiamo portato questo sistema di gestione in attività fondamentali come il settore energetico del paese, la produzione alimentare, e diversi altri settori, il che apre delle potenzialità.

Oggi giuristi, esperti, accademici e scienziati sono legati a tutti i programmi di sviluppo che il paese sta portando avanti, alla gestione delle leggi e delle norme giuridiche nel processo di creazione delle leggi in modo che siano robuste.

Questo Palazzo è costantemente un viavai di accademici, scienziati, esperti, che vengono qui per dare il loro contributo a una serie di programmi e processi.

Il modo in cui abbiamo fatto la pianificazione economica e strategica dello sviluppo economico e sociale del paese, prendendo come macro-programma gli assi strategici del Piano Nazionale di Sviluppo Economico, traducendo questi macro-programmi in progetti, nei quali sono coinvolte le istituzioni scientifiche, gli esperti e gli accademici.

Il fatto che stiamo sviluppando un processo legislativo molto intenso, fedele a quanto approvato dall’Assemblea Nazionale. Nella scorsa legislatura, l’assemblea ha approvato quattro leggi che sono molto avanzate in termini di difesa dei diritti delle persone; ora ci accingiamo a discutere il Codice della Famiglia, che può metterci a disposizione un sistema di leggi molto inclusivo, che rispetta i diritti e moltiplica la partecipazione.

Tutti questi sono un insieme di elementi che, a partire da questo presente che stiamo creando, ci permettono di dire che il futuro del paese è un futuro di speranza, un futuro di prosperità e un futuro di Rivoluzione.

Cuba è una nazione di pace. Siamo ribelli, non siamo conformi, non tolleriamo ciò che viene fatto male, facciamo una critica adeguata e dovremo criticare ancora di più tutto ciò che si fa male dove viene lasciato spazio alla mediocrità; ma siamo, soprattutto, una nazione di pace, una nazione di solidarietà, di amicizia. E questa nazione difende un progetto che è una rivoluzione socialista genuina, che non è al potere abusivamente.

Al contrario, si rinnova costantemente, si perfeziona costantemente, si sforza costantemente di fare ciò che è meglio per il popolo, avendo come base della partecipazione del popolo.

Siamo una rivoluzione cosciente del fatto che il suo esempio mette a disagio chi si oppone a essa e quindi siamo una rivoluzione che non sopravviverebbe, e questo dobbiamo averlo chiaro, all’errore di trascurare le proprie difese.

Per questo andiamo anche in questa nuova normalità all’Esercitazione Moncada, andiamo alla Giornata della Difesa, ma come elemento genuino di partecipazione popolare, anche nella preparazione che dobbiamo avere e rafforzare per mantenere la nostra sovranità e indipendenza.

Siamo una società aperta al dialogo, al dibattito, al miglioramento della nostra società, abbiamo un’enorme volontà di continuare ad ampliare la nostra democrazia, gli spazi di dibattito, la partecipazione dei nostri cittadini in funzione della Rivoluzione. Ma siamo una società chiusa alle pressioni, chiusa ai ricatti, chiusa alle interferenze straniere.

Da questo presente che già ci mostra il futuro che raggiungeremo, Cuba vive e non è un miracolo. Cuba vive perché lo vogliono i suoi figli e ognuno di noi è responsabile di costruire il futuro della Cuba a cui aspiriamo.

Cuba collabora anche con chi ha meno, Cuba salva vite e non solo sente la responsabilità e l’impegno della solidarietà, ma abbiamo anche l’entusiasmo di condividere le nostre conoscenze per aiutare chi ne ha più bisogno nel mondo.

Il nostro motto è la pace. Il Generale dell’esercito ha dichiarato due congressi del Partito fa che la pace, insieme alla battaglia ideologica e alla battaglia economica, sono le nostre priorità.

La pace e la sicurezza pubblica sono baluardi che ci distinguono in mezzo a un clima mondiale sempre più aggressivo e insicuro. Noi, come parte di quel futuro, ci prenderemo cura della pace come ci prendiamo cura dei nostri figli.

In pace abbiamo ottenuto i primi vaccini latinoamericani; in pace abbiamo immunizzato quasi il cento per cento della nostra popolazione, compresi i nostri bambini e le nostre bambine; in pace le scuole funzionano, e in pace il 15 inizieremo un’altra tappa del percorso scolastico; in pace la nostra economia si riprenderà; in pace continueremo ad avanzare con la strategia economica e sociale; tranquilli, attenti e sicuri. In pace, nel presente e nel futuro, Cuba vive e vivrà.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *