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Francia. Il processo contro Teva, la “big pharma” israeliana. Assolta Olivia Zèmor

Ringraziamo le tante persone e associazioni di tutto il mondo che ci hanno sostenuto durante questo ultimo processo d’appello contro TEVA e le tre imprese  israeliane (“Bureau national de vigilance contre l’antisémitisme”-BNVCA, “France Israel” e “Avocats sans frontières”, presieduto da William Goldnadel, protettore e amico del criminale fuggito in Israele Grégory Chelly, noto come Ulcan.)

La sentenza sarà emessa dalla Corte d’Appello di Lione il  5 maggio, come abbiamo indicato sul nostro sito web europalestine.com.

Siamo rimasti molto colpiti e molto toccati dalle moltissime manifestazioni di solidarietà e di protesta contro questo nuovo tentativo di criminalizzare il BDS, in diverse città in Francia (Tolosa, Bordeaux, Lione, Parigi…) e all’estero, dove gli attivisti del BDS si sono persino recati a consegnare lettere ad ambasciate e consolati francesi (Belgio, Inghilterra, Australia, ecc.).

In Italia le manifestazioni di protesta si sono svolte non solo a Roma, ma anche a Pisa, Bologna, Milano e Torino! (vedi il nostro sito: basta cliccare sul banner Processo TEVA della nostra home page).

Un grazie di cuore anche a tutti i nostri testimoni, sia a quelli che hanno potuto recarsi fisicamente a Lione che a coloro che ci hanno inviato importanti testimonianze dalla Palestina su come Israele danneggi gravemente la salute dei Palestinesi.

Grazie agli oppositori israeliani che hanno fatto il viaggio a Lione, così come a coloro che ci hanno inviato testimonianze decisive  su come TEVA, la più importante azienda commerciale e industriale di Israele, tragga profitto vigliaccamente e profumatamente dall’occupazione e dalla colonizzazione .

In effetti, Israele proibisce ai Palestinesi di sviluppare i propri farmaci generici e non consente nemmeno ai Palestinesi dei territori occupati di acquistare farmaci più economici da altri paesi.

TEVA si trova quindi in una situazione di monopolio e vende a caro prezzo i suoi medicinali ai Palestinesi, senza tener conto della regola osservata dall’industria farmaceutica internazionale, che consiste nel fissare i prezzi dei medicinali in base al tenore di vita di ogni paese (un paziente diabetico palestinese paga la sua insulina tanto quanto un paziente tedesco!).

TEVA, esente da dazi doganali e posti di blocco, non sempre si prende la briga di scrivere in arabo i volantini dei suoi medicinali destinati ai Palestinesi, cosa che può avere gravi conseguenze.

Un esempio di apartheid praticato direttamente da TEVA è la sua sussidiaria SLE che ha fornito vaccini anti-covid ai coloni stabiliti illegalmente nelle terre palestinesi, ma non ai Palestinesi in queste stesse terre, mentre ci è stato presentato Israele come un modello in termini di vaccinazione.

Il processo di giovedì scorso a Lione è durato 11 ore (!!) e, ovviamente, le parti civili hanno sputato bugie ed enormità, il più delle volte estranee all’argomento. L’avvocato della BNVCA, ad esempio, ha passato non meno di mezz’ora a esaltare i meriti della grande democrazia israeliana (sputando sulla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo e chiedendo una condanna a un anno di reclusione contro Olivia Zémor).

TEVA e le associazioni di William Goldnadel, hanno affermato che stiamo intimidendo (addirittura costringendo) i consumatori ad attaccare un adesivo “No TEVA” sulla loro tessera sanitaria mettendo in pericolo la loro salute! Come se TEVA fosse l’unico farmaco generico disponibile in Francia!

Il loro testimone Richard Prasquier, ex presidente della CRIF (Croce Rossa Francese), si è presentato alla sbarra per dire che la nostra unica motivazione sarebbe “l’odio verso gli ebrei”…

I nostri testimoni e i nostri due avvocati, Dominique Cochain e Grégory Thuan (l’avvocato che ha ottenuto la sentenza emessa a favore del boicottaggio da parte dei cittadini dei prodotti israeliani, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo l’11 giugno 2020) hanno brillantemente messo le cose in chiaro e hanno dimostrato come il ricatto dell’antisemitismo venga utilizzato, in assenza di qualsiasi altro argomento per difendere la politica coloniale e di apartheid di Israele.

Hanno dimostrato, contrariamente alle affermazioni delle parti civili, che il boicottaggio di Israele e dei suoi prodotti, condotto senza la minima violenza o osservazioni razziste, non solo sia legale ma legittimo.

Infine, il pm ha concordato con noi e non ha chiesto alcuna condanna nei confronti di Olivia Zémor, ritenendo che i reati di cui era accusata (diffamazione e discriminazione incitante all’odio e alla violenza) non sussistano.

La sentenza sarà emessa  il 5 maggio prossimo.

Nel frattempo, siamo in attesa di un risultato, che speriamo favorevole alla liberazione di Georges Abdallah, che sarà emesso il 10 febbraio prossimo, in seguito al l’udienza del 27 gennaio presso il tribunale amministrativo di Parigi!

CAPJPO-EuroPalestina: europalestine.com/

(traduzione di Enza Biancongino)

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