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Gli studenti francesi contro Macron e Le Pen

Mercoledì 13 aprile, gli studenti e le studentesse dell’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne hanno occupato la loro facoltà per lanciare un messaggio forte e chiaro ai due candidati arrivati al ballottaggio, che si terrà oggi (domenica 24 aprile) e che vedrà “fronteggiarsi” Emmanuel Macron (27,85% dei voti al primo turno) e Marine Le Pen (23,15%).

L’occupazione, durata in tutto circa 30 ore e terminata a seguito dell’intervento delle forze dell’ordine che hanno gasato gli studenti e gli attivisti venuti a dare sostegno, è stata un segnale della volontà e della capacità di mobilitazione studentesca di fronte a un “gioco elettorale” truccato.

Se i due contendenti all’Eliseo sono sulla carta gli stessi del 2017, la situazione economica e sociale è ben peggiore rispetto a cinque anni fa, con l’ago della bilancia politica che si è spostato consistentemente a destra, sia sulle politiche anti-sociali e reazioni dal punto di vista economico-sociale che su quelle repressive.

Emmanuel Macron è stato il miglior alleato dell’estrema destra francese: le politiche adottate nel suo quinquennato hanno favorito l’avanzata della propaganda nazionalista di Marine Le Pen e la crescita del razzismo xenofobo di Éric Zemmour (7,07% al primo turno).

Solo per citare qualche esempio: l’abolizione della Impôt de solidarité sur la fortune (ex patrimoniale francese), le modifiche apportate al Code de Travail sull’onda lunga della Loi Travail, la riforma delle pensioni fatta passare in barba al voto dell’Assemblée Nationale e sospesa solo a causa della pandemia, l’introduzione di una “selezione all’università” con il Parcoursup, l’istituzionalizzazione del razzismo con la Loi Asile-Immigration, l’attacco contro i disoccupati, la repressione contro il movimento dei Gilets Jaunes, la promulgazione della Loi Sécurité Globale e dell’islamofobo progetto di legge “contro il separatismo”.

Gli studenti hanno immediatamente compreso che tra il massacro sociale neoliberista di Macron e il progetto razzista e reazionario di Le Pen non c’era alcuno spazio per le tematiche relative al proprio futuro sempre più precario, né per quelle che negli ultimi tempi hanno visto grandi mobilitazioni da parte dei settori giovanili della popolazione: l’antirazzismo, a partire dal movimento Black Lives Matter, e il cambiamento climatico, con le piazze dei Fridays For Future.

Il 10 aprile, il primo turno ci ha imposto una scelta tra Macron e Le Pen. Per cinque anni, Macron ha messo in competizione i liceali con il Parcoursup, ha lasciato gli studenti soffrire per la precarietà in piena crisi sanitaria, è stato condannato due volte per inazione climatica e ha portato il paese ad avere 9 milioni di poveri.

Marine Le Pen ci propone di peggio, con il suo razzismo assodato, il suo odio e la sua ignoranza verso i giovani dei quartieri popolari”, affermano gli studenti in un video-messaggio diffuso nelle prime ore di occupazione della Sorbonne.

Queste elezioni ha rubato le aspirazioni sociali, ecologiste e progressiste dei giovani. Non possiamo permetterlo per altri cinque anni. Noi stiamo reagendo a una politica dello Stato ostile ai giovani e per incarnare il rigetto di queste politiche che ci privano di qualunque futuro”, aggiungono gli studenti che hanno invitato a mobilitarsi e ad opporsi alle “politiche razziste, capitaliste, antisociali, reazionarie, ecocide e liberticide di Macron e Le Pen”.

Inoltre, come mostrano anche i video dell’assemblea studentesca dalla quale è nata l’occupazione della Sorbonne, l’antifascismo è un punto forte tra le nuove generazioni di studenti contro le sempre più numerose aggressioni di gruppi dell’estrema destra nelle università e nei quartieri popolari. Le proteste si sono allargate anche ad altre università della capitale francese – da Sciences-Po, a Paris 8 al campus Jourdan dell’École Normale Supérieure – e in altre città, da Lione a Bordeaux a Grenoble.

È proprio a Sciences-Po che una trentina di militanti di estrema destra del gruppo Cocarde Étudiante ha deciso di “intervenire e rimuovere i blocchi di fronte all’inazione delle direzioni universitarie e dello Stato”, confermandosi ancora una volta al servizio degli interessi delle classi dominanti.

Per evitare un’ulteriore propagazione, molte università hanno deciso di ricorre alla didattica a distanza, impedendo di fatto agli studenti di recarsi nelle facoltà. Tuttavia, nei giorni scorsi, anche diversi licei parigini sono stati interessati da azioni di picchetto e assemblee studentesche che invitavano ad estendere le proteste iniziate alla Sorbonne e nelle altre università.

Secondo un sondaggio Ipsos, il 42% dei 18-24enni non ha votato al primo turno delle elezioni presidenziali. In questa fascia d’età, il 34% dei giovani ha votato per il candidato insoumis Jean-Luc Mélenchon, il quale ha confermato di avere un buon bacino di sostegni e consensi soprattutto nei settori giovanili per le sue proposte sulla “biforcazione ecologica” e sull’introduzione di una “garanzia di autonomia pari a 1.063 euro al mese affinché ogni giovane possa concentrarsi sui suoi studi senza dover lavorare per finanziarli”.

In questi ultimi giorni si sono moltiplicati gli appelli a “sbarrare la strada” a Marine Le Pen e all’estrema destra – i candidati alle presidenziali del PS, dei Verdi e del PCF si erano già espressi in tal senso una volta appurato i rispettivi risultati al primo turno, ben al di sotto delle proprie aspettative.

In ogni caso, il presidente uscente Macron è dato in testa nei sondaggi con un margine di tranquillità su Marine Le Pen, specialmente dopo il dibattito televisivo testa-a-testa di giovedì scorso.

Qualunque sia il risultato di questo ballottaggio, è chiaro che i giovani non vogliono scegliere tra la peste e il colera e sono pronti a far sentire la loro rabbia nelle scuole, nelle università, nelle strade e nei quartieri popolari contro un sistema che nei loro confronti prevede e impone solo precarietà, sfruttamento ed esclusione sociale.

Non si tratta solo di una speranza per il futuro, ma di una necessità attuale e imminente per un’alternativa politica e sociale che non può aspettare altri cinque anni.

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