Dopo le dichiarazioni di Biden che minacciano l’intervento militare Usa sul caso Taiwan, in tutta la regione sta salendo la tensione. Siamo ancora alla fase dimostrativa ma sarebbe un errore sottovalutare i segnali che si vanno accumulando.
La Corea del Nord questa mattina ha effettuato un test con il lancio di tre missili balistici al largo della sua costa orientale nel Mar del Giappone. In pratica il giorno dopo la conclusione del viaggio ufficiale del presidente Usa Joe Biden nella regione. Il ministero della Difesa giapponese ha confermato il lancio dei tre missili, precisando che almeno due erano missili balistici: il primo ha raggiunto un’altitudine massima di 550 chilometri, inabissandosi nel mar del Giappone a 300 chilometri dal sito di lancio; il secondo, invece, ha raggiunto un’altitudine massima di 50 chilometri e ha raggiunto una distanza di 750 chilometri dal sito di lancio. Il ministero della Difesa giapponese sta ancora valutando la traiettoria del terzo proiettile lanciato dalla Corea del Nord.
L’esercito cinese ha annunciato di aver condotto di recente un’esercitazione militare intorno a Taiwan. La Cina ha condotto “esercitazioni di combattimento reale” in mare e nello spazio aereo attorno a Taiwan in risposta alle “recenti attività di collusione tra Stati Uniti e Taiwan”, ha reso noto il portavoce del Comando orientale dell’Esercito popolare di liberazione, Shi Yi, citato in una nota diffusa ai media locali, dopo le parole del presidente Usa, Joe Biden, che lunedi’ aveva dichiarato che gli Stati Uniti avrebbero difeso militarmente l’isola, in caso di attacco da Pechino.
“Washington afferma di “non cercare il confronto con la Cina”, ma ha perfezionato la sua capacità di dire una cosa ma di farne un’altra” scrive in un editoriale il giornale cinese Global Times. “Negli ultimi anni Washington e i suoi alleati hanno pubblicamente sostenuto la “minaccia cinese”, ma sempre più paesi hanno scoperto che la vera “minaccia” non è la Cina, ma i paesi che stanno cercando di dividere l’Asia-Pacifico in diversi campi, trasformandone una parte in una NATO e trascinarlo in un’altra Guerra Fredda.
Ma ancora più significativo è il fatto che aerei militari cinesi e russi – tra cui diversi bombardieri strategici – abbiano effettuato manovre congiunte vilando sul mar del Giappone e sul mar Cinese orientale proprio mentre i leader di Giappone, Usa, India e Australia si incontravano a Tokyo per discutere di sicurezza regionale. Il messaggio è stato ampiamente recepito dal il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi, il quale ha dichiarato che Tokyo ha espresso le sue “gravi preoccupazioni” ai due Paesi. E’ la quarta volta da novembre che voli congiunti a lunga distanza di Russia e Cina sono stati avvistati vicino al Giappone. “Due bombardieri cinesi si sono uniti a due russi nel mar del Giappone e hanno effettuato un volo congiunto verso il mar Cinese orientale”, ha detto Kishi parlando con i media.
Giappone, India, Australia e Stati Uniti nel vertice di Tokio hanno ribadito il sostegno a un “libero e aperto Indo-Pacifico” e si sono schierati contro “qualsiasi tentativo” di cambiare lo status quo con la forza in ogni parte del mondo ma hanno evitato condanna unanime della Russia e dal chiamare direttamente in causa Pechino sulla questione di Taiwan, vero nervo scoperto nei rapporti con gli Stati Uniti.
Le dichiarazioni di Biden su Taiwan sembrano aver creato più imbarazzo che consenso sia all’interno che all’esterno degli Stati Uniti. C’è augurarsi che i problemi innescati limitino i danni a questo.
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