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Giappone. Ucciso Shinzo Abe, il pasdaran del militarismo nipponico

La polizia giapponese ha confermato che l’uomo arrestato in seguito all’uccisione dell’ex Primo Ministro Shinzo Abe è Tetsuya Yamagami, residente a Nara, dove è avvenuto l’attentato.

Un portavoce della polizia ha dichiarato che Yamagami, 41 anni, è stato arrestato alle 11:32 ora locale con l’accusa di tentato omicidio. La sua occupazione è sconosciuta, ma il Ministero della Difesa ha dichiarato che una persona con lo stesso nome ha fatto parte della Marina, nota come Forza di autodifesa marittima, dal 2002 al 2005.

L’arma usata nell’attacco era “una specie di pistola”, ha detto il portavoce della polizia, indicando che sembrava essere un dispositivo improvvisato.

Secondo i media locali, l’uomo arrestato dalla polizia dopo aver sparato a Shinzo Abe ha dichiarato di non nutrire alcun rancore politico nei confronti dell’ex primo ministro.

Il Wall Street Journal ricorda che Shinzo Abe in Giappone è stato una figura estremamente divisiva che ha sostenuto un esercito più forte, il riarmo del paese e la revisione della Costituzione del Giappone che vietava il ritorno al militarismo, senza però riuscire a ottenere il sostegno politico necessario per farlo mentre era al potere.

Nazionalista convinto, Abe riteneva che il Giappone non doveva continuare a scusarsi per la brutale colonizzazione di altri Paesi asiatici prima e durante la Seconda Guerra Mondiale, atteggiamento che ha spesso provocato tensioni con la Corea del Sud e con la Cina. Abe è stato il premier del rafforzamento degli stretti legami con gli Stati Uniti. Durante il suo mandato Abe aveva rafforzato gli apparati militari del Giappone con nuove armi, nuove forze anfibie e una legge che consente alle forze giapponesi di cooperare militarmente più strettamente con gli Stati Uniti al di fuori dei confini del Giappone.

Dopo le dimissioni da primo ministro nel 2020, Abe ha sostenuto che il Giappone dovrebbe discutere la possibilità di condividere le armi nucleari Usa presenti sul proprio territorio, come avviene NATO, sfidando il tabù delle armi nucleari in Giappone da quando il Paese è stato bersaglio dei devastanti bombardamenti nucleari statunitensi nel 1945.

Pochi giorni fa il partito di Shinzo Abe, il Partito Liberal Democratico (LDP) al governo in Giappone, ha dichiarato l’ambizione di portare la spesa per la difesa del paese del Sol Levante al 2% del PIL entro i prossimi cinque anni. Nello scorso mese di aprile, in una bozza di proposta al governo, si menzionava l’obiettivo di bilancio della difesa della Nato, per il rafforzamento delle capacità di difesa.

Va detto che l’attuale primo ministro giapponese Fumio Kishida ha dichiarato che “per ora non ci sono obiettivi numerici per aumentare le spese nel campo della difesa”, anche se ha promesso di implementarla in cinque anni.
La questione è comunque al centro del dibattito pubblico nelle elezioni per la Camera alta del Parlamento previste per domenica 10 luglio, alla luce della guerra in Ucraina e di una situazione sempre più tesa in Asia, con i test missilistici dalla Corea del Nord e le tensioni con la Cina.

Nell’anno fiscale 2021, il budget iniziale per la difesa del Giappone era dello 0,95% del PIL, ma un budget aggiuntivo ha spinto la spesa nello stesso anno all’1,24%.

 

 

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