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John Bolton ammette di aver pianificato tentativi di colpo di stato all’estero

Una delle regole fondamentali della politica internazionale, seguita con scrupolosa continuità da tutte le potenze in ogni epoca, prevede che le “operazioni coperte” contro altri paesi siano protette dal segreto e mai ammesse pubblicamente.

Un elemento che certifica la crisi anche intellettuale dei principali dirigenti dell’imperialismo statunitense – e dunque dell’intero imperialismo “euro-atlantico” – consiste proprio nel trattare queste “ingerenze” come normali affari consegnabili alle “esternazioni” individuali.

L’ultimo, ma non certo meno importante, funzionario Usa ad ammettere di aver organizzato direttamente di colpi di stato è John Bolton, che tutto il mondo ricorda come attivo nelle amministrazioni di Ronald Reagan e George Bush (sia senior che junior), ed infine consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump. Eiui di seguito l’articolo con cui la Reuters, piuttosto sbalordita, dà conto delle sue ammissioni.

Che certo non contribuiscono a migliorare la percezione degli Usa agli occhi del mondo…

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John Bolton, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ed ex consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha dichiarato martedì di aver contribuito a pianificare tentativi di colpo di stato all’estero.

Bolton ha rilasciato queste dichiarazioni alla CNN dopo l’udienza congressuale del 6 gennaio 2021 sull’attacco al Campidoglio. I legislatori della commissione martedì hanno accusato l’ex presidente Donald Trump di aver incitato alla violenza in un ultimo tentativo di rimanere al potere dopo aver perso le elezioni del 2020.

Parlando con il conduttore della CNN Jake Tapper, tuttavia, Bolton ha suggerito che Trump non era abbastanza competente per mettere in atto un “colpo di Stato attentamente pianificato“, aggiungendo poi: “Come qualcuno che ha aiutato a pianificare colpi di Stato – non qui ma in altri luoghi – ci vuole molto lavoro. E non è quello che lui (Trump) ha fatto“.

Tapper ha chiesto a Bolton a quali tentativi si riferisse.

Non entrerò nello specifico“, ha detto Bolton, prima di menzionare il Venezuela. “Non si è rivelato un successo. Non che noi abbiamo avuto molto a che fare con questo, ma ho visto cosa ci vuole per un’opposizione per cercare di rovesciare un presidente eletto illegalmente e hanno fallito“, ha detto.

Nel 2019, Bolton, in qualità di consigliere per la sicurezza nazionale, ha sostenuto pubblicamente l’appello del leader dell’opposizione venezuelana Juan Guaido affinché l’esercito appoggiasse il suo tentativo di spodestare il presidente socialista Nicolas Maduro, sostenendo che la rielezione di Maduro fosse illegittima. Alla fine Maduro è rimasto al potere.

Mi sembra che ci siano altre cose che non mi stai dicendo (oltre al Venezuela)“, ha detto il conduttore della CNN, provocando la risposta di Bolton: “Sono sicuro che ci sono“.

Molti esperti di politica estera hanno criticato negli anni la storia degli interventi di Washington in altri Paesi, dal ruolo svolto nel 1953 nel rovesciamento dell’allora primo ministro nazionalista iraniano Mohammad Mosaddegh e nella guerra del Vietnam, fino alle invasioni di Iraq e Afghanistan di questo secolo.

Ma è molto insolito che i funzionari statunitensi riconoscano apertamente il loro ruolo nel fomentare disordini in Paesi stranieri.

John Bolton, che ha ricoperto le più alte cariche del governo statunitense, tra cui quella di ambasciatore delle Nazioni Unite, si vanta con disinvoltura di aver aiutato a pianificare colpi di stato in altri Paesi“, ha scritto su Twitter Dickens Olewe, giornalista della BBC in Kenya.

* da Thomson Reuters

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