Sta diventando sempre più imbarazzante per la Germania e l’Alleanza Atlantica l’indagine sui sabotaggi ai gasdotti North Stream che portavano il gas dalla Russia alla Germania e quindi all’Europa.
Entrambe le ipotesi sui mandanti hanno ripercussioni pesanti. Se fossero stati i russi dovrebbero saltare molte teste dentro l’alleanza. I sabotaggi sono avvenuti nel cortile di casa della Nato e nei pressi dell’isola di Bornholm dove ha sede una base militare proprio della Nato. Una operazione condotta sotto il naso delle strutture e delle aree controllate dall’alleanza sarebbe uno smacco senza precedenti.
Ma se non sono stati i russi e sono stati USA/Gran Bretagna/Polonia, significa che hanno colpito alle spalle, con deliberato fuoco amico, un alleato storico nella Nato: la Germania. Insomma una alternativa del diavolo.
Il Washington Post rivela che gli investigatori tedeschi hanno stabilito che la serie di esplosioni lungo i principali gasdotti sottomarini che collegano la Russia all’Europa sono state probabilmente causate da un sabotaggio, ma non sono stati in grado di collegare in modo definitivo il sospetto sabotaggio a un singolo attore. Secondo il WP alcuni funzionari tedeschi affermano di lavorare sull’ipotesi che dietro le esplosioni ci sia la Russia. Le esplosioni hanno creato perdite in tre dei quattro tubi che fanno parte dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2, costruiti sotto il Mar Baltico per trasportare il gas naturale dalla Russia all’Europa.
Mosca ha negato la responsabilità e ha affermato che le esplosioni sono state un attacco terroristico mirato contro gli interessi russi. All’inizio di questo mese, un’indagine preliminare svedese ha concluso che le esplosioni avvenute a fine settembre sono state probabilmente causate da un sabotaggio, ma non ha nemmeno indicato un colpevole. L’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico ha dichiarato, poco dopo gli attacchi, che le fughe erano il risultato di un sabotaggio, ma non ha fornito alcuna prova né ha indicato un colpevole. Una teoria sull’attacco è che gli ordigni esplosivi siano stati lanciati da una nave e poi fatti esplodere a distanza, hanno detto i funzionari tedeschi, ma se così fosse significa che una nave russa era transitata sotto il naso delle difese militari della Nato nel Mar Baltico.
Le immagini dei luoghi dell’esplosione indicano che gli esplosivi avevano la forza di circa 500 chilogrammi di TNT, secondo i funzionari tedeschi.
Nord Stream era il principale gasdotto per le esportazioni di gas del gigante energetico russo Gazprom, controllato dallo Stato, verso l’Europa occidentale, fino a quando la società ha iniziato a ridurre i flussi quest’estate. Ad agosto ha interrotto tutte le forniture, adducendo problemi tecnici e sanzioni occidentali. Mosca ha poi dichiarato che avrebbe mantenuto le esportazioni chiuse a tempo indeterminato.
Il Nord Stream 2, è un gasdotto più recente costruito accanto al più vecchio Nord Stream 1, ed è operativo dall’anno scorso ma non è mai stato messo in funzione. Entrambi i gasdotti, tuttavia, erano pieni di gas al momento dell’incidente. Il gas è fuoriuscito per diversi giorni, causando grandi pozze d’acqua gorgogliante che hanno impedito alle navi di avvicinarsi.
L’unico gasdotto non danneggiato dalle esplosioni era una delle due linee del Nord Stream 2. La Germania, su pressione degli Usa e degli alleati (soprattutto la Polonia) si è rifiutata di certificare il Nord Stream 2 dopo che la Russia ha attaccato l’Ucraina. Secondo il Washington Post alcuni funzionari tedeschi sostengono che, mantenendo aperta una linea durante il sospetto attacco, la Russia stia cercando di aumentare la pressione sui politici tedeschi affinché cedano e aprano il Nord Stream 2. La Germania assiste da settimane a proteste popolari sempre più frequenti, soprattutto nei land della parte orientale del Paese, contro le sanzioni e gli aumenti bollette del riscaldamento e dell’elettricità alle stelle.
I gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2 attraversano le acque di Germania, Svezia e Danimarca. Tutti e tre i Paesi stanno indagando sull’incidente. Le autorità svedesi e danesi non hanno ancora reso noti molti dettagli delle loro indagini. Il procuratore federale tedesco ha aperto un’indagine penale sugli attacchi, sospettando un sabotaggio.
Ma, come riferivamo ieri sul giornale, il governo tedesco si è rifiutato di rispondere al Bundestag alle domande dei parlamentari sulle indagini in corso sul sabotaggio dei gasdotti.
In Svezia, l’indagine è condotta dal servizio di controspionaggio del Paese. In Danimarca e Germania, la polizia e le marine militari di quei Paesi sono coinvolte nelle indagini. Per motivi amministrativi che regolano la condivisione di intelligence tra agenzie, la Svezia non sta conducendo un’indagine congiunta con i suoi due vicini, ma i funzionari affermano che i tre Paesi stanno collaborando strettamente tra loro e con i partner della NATO.
Il Cremlino ha definito l’incidente un atto di terrorismo internazionale.
La Russia afferma di disporre di informazioni sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream e Nord Stream 2. Sergey Naryshkin, direttore del Servizio segreto estero russo (SVR), ha dichiarato alla TASS che: “Ci sono dei dati, ma non voglio essere specifico”.
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Gabriele
Salve, mi chiedo per quale motivo plausibile il sabotaggio dovrebbe essere responsabilità dei russi, quando a Gazprom sarebbe bastato interrompere le forniture a seguito delle sanzioni Ue contro la Russia, come già aveva iniziato a fare..
Ernesto
Quello che non dicono , elementare Watson , è se l’esplosione ha aperto i tubi verso l’esterno ( cioè inviata dalla Russia ) o verso l’interno da fuori , mine poste da sub o droni polacchi made in MI6 … chissà perchè ?
Nick
Quanti commenti “intelligenti”… ma per piase’, fermate il dito!
angelo
intanto dopo le esplosioni, gazprom si è affrettata a dichiarare che non avrebbe più pagato le penali per le mancate forniture, col passare dei mesi di chiusura nord stream 1 sarebbero state insostenibili…