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Palestinesi uccisi, case demolite. Risoluzione Onu chiama in causa la Corte Internazionale di Giustizia

Due palestinesi sono stati uccisi e altri sei sono rimasti feriti dai militari israeliani durante un’operazione nel villaggio di Kafr Dan, a ovest di Jenin, in Cisgiordania. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese “Wafa”. I due palestinesi morti si chiamavano Muhammad Samer Hoshiyeh, 21 anni, morto per le ferite riportate da diversi proiettili al petto, e Fouad Mahmoud Ahmed Abed, 17 anni, deceduto a causa delle ferite all’addome e alla coscia.

Gli scontri sono scoppiati dopo che le forze militari israeliane sono entrate nel villaggio di Kafr Dan e hanno circondato le case delle famiglie di altri due palestinesi uccisi in precedenza, Ahmed Ayman Ibrahim Abed e Abdel Rahman Hani Subhi Abed, per demolirle come forma di rappresaglia contro le famiglie dei resistenti palestinesi.

Solo nel 2022 le forze israeliane hanno ucciso 224 palestinesi durante le loro operazioni repressive in Cisgiordania.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato due giorni fa una risoluzione che chiede alla Corte internazionale di giustizia (Cig) di esprimere un parere sulle conseguenze legali dell’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele.

La risoluzione è passata con 87 voti favorevoli, 26 contrari e 53 astenuti. Israele, Stati Uniti e altri 24 stati – tra cui Italia, Regno Unito e Germania – hanno votato contro, mentre la Francia si è astenuta, così come tutti i Paesi scandinavi. L’Italia dunque sì è confermata ancora una volta come un governo complice dell’occupazione coloniale israeliana.

Un sostegno pressoché unanime alla risoluzione anche tra gli Stati arabi che hanno normalizzato le relazioni con Israele come Marocco ed Emirati Arabi Uniti.

Il testo della risoluzione era stato condannato dall’inviato israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, prima della votazione. “Nessun organismo internazionale può decidere che il popolo ebraico sia ‘occupante’ nella propria patria. Qualsiasi decisione di un organo giudiziario che riceve il suo mandato dalle Nazioni Unite, moralmente fallite e politicizzate, è completamente illegittima”, aveva affermato Erdan.

“È giunto il momento per Israele di essere uno Stato soggetto alla legge e di essere ritenuto responsabile dei crimini in corso contro il nostro popolo”, ha dichiarato Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmoud Abbas. L’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite Riyad Mansour ha sottolineato che il voto è arrivato il giorno dopo il giuramento del nuovo governo israeliano guidato dal leader conservatore Benjamin Netanyahu.

Sebbene la Corte Internazionale di Giustizia non abbia il potere di far rispettare le risoluzione dell’Onu, i leader palestinesi hanno accolto con favore l’esito della votazione

Il testo della risoluzione chiede alla Corte internazionale di giustizia di esprimere un parere consultivo sulle conseguenze legali “dell’occupazione, degli insediamenti e dell’annessione da parte di Israele (…) comprese le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo status della Città Santa di Gerusalemme”.

L’ultima volta che la Corte si era pronunciata sull’occupazione israeliana della Palestina risale al 2004: allora i giudici avevano stabilito che il Muro di separazione eretto da Israele era illegale, in una sentenza che era stata respinta da Israele in quanto “politicamente motivata”.

 

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