Menu

Cile. Prigionieri politici e “perbenismo di sinistra”

In Cile è in corso una discussione sugli indulti interessante soprattutto per capire cosa ne dicono a sinistra, soprattutto cosa dice e come agisce la componente “di sinistra” dell’attuale governo cileno. Attraverso questa discussione si svelano infatti pregiudizi e posizioni di classe.

Quello che ne dicono da destra invece non è affatto degno d’attenzione perché è una posizione appiattita sul fatto che i problemi sociali si risolvono col carcere (buttando la chiave, ovviamente), come del resto la vedono per lo più tutte le destre nel mondo.

Nella sinistra cilena sembra radicata l’idea che un prigioniero politico possa essere solo un intellettuale e non avere precedenti penali. Perciò prigionieri che in precedenti arresti sono stati puniti per reati comuni e che magari hanno pure cercato di evadere e che ora sono in arresto per fatti (ancora non giudiziariamente appurati, peraltro) accaduti durante manifestazioni non sono da considerarsi politici.

Secondo queste posizioni solo chi ha uno status sociale e una fedina penale ineccepibile può essere considerato prigioniero politico e inoltre ha il dovere di esprimere la propria lotta pacificamente, democraticamente e legalmente.

Questa impostazione però cozza con una visione non diciamo rivoluzionaria, ma anche solo oggettiva di quello che ci racconta la storia. Persino la borghesia, protagonista della Rivoluzione Francese, sapeva che non si può insorgere contro l’ordine costituito senza rompere qualche vetro (loro andarono ben oltre, come tutti sanno…) e tanto meno lo si può fare “legalmente”, visto che la finalità del manifestare è proprio quella di contestare quell’ordine.

Nella visione della sinistra governativa cilena, non fanno parte della tipologia dei “prigionieri politici” tutti coloro che, attualmente detenuti, il 18 ottobre del 2019 hanno compiuto (o avrebbero potuto compiere) qualche azione non perfettamente in linea con una visione legalitaria.

Meno che mai vi rientrano quindi i comuneros Mapuche che addirittura sono organizzati in strutture per recuperare i propri territori indebitamente sottratti dallo Stato Cileno (o dalle imprese forestali, con l’aiuto statale) alle comunità del popolo nazione Mapuche che essi rappresentano. Sono stati definiti “terroristi” e sono in carcere anche solo per sostegno ideologico alla causa del loro popolo.

In questi giorni il presidente Boric ha concesso l’indulto a 13 dei prigionieri della rivolta, che comunque si sono già fatti oltre tre anni di carcere, di cui uno evidentemente “a gratis”, visto che il governo attuale (malgrado le promesse elettorali per cui ha ottenuto la Presidenza) ci ha messo quasi un anno a verificare che corrispondevano ai “requisiti” da lui previsti e rilasciarli.

Non sembrano avere la stessa attenzione i restanti prigionieri politici della rivolta e meno che mai tutti quelli Mapuche, specie della CAM, che sono in sciopero da quasi 2 mesi per protestare contro evidenti soprusi perpetrati in carcere dalle istituzioni nei loro confronti.

In particolare destano attualmente forte preoccupazione le condizioni di salute del portavoce della CAM e si sono levate più voci a reclamare attenzione su questo sciopero e sulle condizioni carcerarie speciali cui sono sottoposti i Mapuche. Qui di seguito un appello della redazione di El Porteño che ci sentiamo di sottoscrivere.

*****

Dopo 41 giorni di sciopero della fame è in pericolo la vita di Héctor Llaitul

07/01/2023

di El Porteño

 

Nel corso del pomeriggio di ieri [n.d.t: il 6.1.23], il portavoce de la Coordinadora Arauco Malleco [CAM. Coordinamento Arauco Malleco], Héctor Llaitul Carrillanca, è svenuto e ha subito improvvisi sbalzi di pressione, che gli hanno provocato tachicardia. Il fatto è frutto dello sciopero della fame che sta conducendo da 41 giorni insieme ad altri prigionieri mapuche.

Per questo motivo ha dovuto essere stabilizzato nell’infermeria della prigione. La Gendarmeria non ha informato tempestivamente i suoi parenti di questa situazione, ignorando che nella sua cartella medica c’erano già dei precedenti causati dalla sua partecipazione ad altri scioperi della fame.

La fotografia che accompagna questa nota è dello scorso 24 dicembre e mostra il degrado fisico provocato dalla reclusione e in base al quale è stata sostenuta richiesta per il trasferimento al carcere di Temuco dei 5 membri della comunità Mapuche che si trovavano a Valdivia.

Nonostante l’esistenza di un’ordinanza giudiziaria, il Governo —che interviene in questo conflitto attraverso la Gendarmeria— si è rifiutato di ottemperare a tale ordinanza del tribunale. L’ingiusta procedura del governo mette a rischio la vita di tutti gli scioperanti, ma soprattutto quella di Llaitul che, a 55 anni, ha perso più di 20 chili di peso dall’inizio dello sciopero, che ha causato l’episodio critico di cui la famiglia è stata informata solo oggi.

Del resto anche di Pelentaro Llaitul Pezoa, di soli 19 anni, che ha già perso tutto il grasso corporeo, ha iniziato a perdere massa muscolare e soffre di molteplici e dolorosi crampi, e di Juan Carlos Mardones, in gravi condizioni di salute, non sono state fornite informazioni.

Llaitul in questa fotografia – che, se andrà a buon fine la volontà del Governo, potrebbe essere l’ultima – tiene in mano il testo “Sociologia di una rivoluzione” del rivoluzionario africano Frantz Fanon. Il gesto rivela l’intima e ferma convinzione del portavoce della CAM di portare avanti una lotta per la liberazione del popolo-nazione mapuche. I

l gesto definisce con chiarezza la separazione che esiste tra l’incrollabile volontà di lotta del popolo originario oppresso da un lato e dall’altro la volontà coloniale e di sterminio che lo Stato borghese cileno incarna.

La lotta dei membri della comunità Mapuche appartenenti alla CAM non è solo la lotta del popolo Mapuche, ma si intreccia con la lotta di tutti gli sfruttati e del popolo cileno per la sua emancipazione sociale.

Boric, concedendo l’indulto a 13 prigionieri politici lo scorso 30 dicembre, oltre a rendere esplicito il fatto che ha il potere di risolvere la questione del carcere politico nella sua interezza, ha accompagnato questo provvedimento con varie azioni repressive contro altri prigionieri politici, come nel caso di Juan Pablo Pirce che rivendica anche lui il suo diritto ad essere trasferito nel carcere di Temuco a seguito di un’ingiunzione del tribunale che dal 15 novembre la Gendarmeria si rifiuta di rispettare.

Riteniamo Gabriel Boric personalmente responsabile dell’esito di questo sciopero. Héctor Llaitul è incarcerato in virtù della Legge di Sicurezza Interna dello Stato messa in atto dal Governo del Frente Amplio [n.d.t.: il Partito di Boric] e dal Partito Comunista.

Llaitul è accusato di un reato di opinione consistente nel fare “apologia della violenza” che nel caso specifico del suo portavoce non è altro che rivendicare il diritto del popolo Mapuche a insorgere contro lo Stato cileno, usurpatore del Wallmapu da 200 anni.

Dalle pagine di El Porteño siamo solidali con la lotta di ognuno dei militanti della CAM e sosteniamo lo sciopero della fame per chiedere il trasferimento di tutti i membri della comunità Mapuche nel Carcere di Temuco. Facciamo questo appello perché ci rendiamo conto che la CAM è componente dell’avanguardia nella liberazione del popolo Mapuche.

Infine facciamo appello a tutte le organizzazioni appartenenti ai popoli originari, a quelle che [si occupano di ] libertà democratiche e di Diritti Umani, alle organizzazioni dei lavoratori, a quelle territoriali e degli studenti e degli intellettuali in Cile e nel mondo, a solidarizzare con questo movimento e ad abbracciare la causa mapuche che fa parte della lotta degli sfruttati e degli oppressi in tutto il mondo.

Non c’è lotta rivoluzionaria che possa essere sostenuta nel nostro paese, se non contando sull’appoggio delle braccia del popolo nazione mapuche. La loro lotta è la nostra, libertà a tutti i prigionieri politici.

https://elporteno.cl/tras-41-dias-en-huelga-de-hambre-peligra-la-vida-de-hector-llaitul/

https://elporteno.cl/no-hay-ninguna-explicacion-que-dar-todos-los-presos-politicos-deben-ser-liberados/

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *