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La “guerra dei chip” irregimenta anche l’Europa

Altro passo avanti nella “guerra dei chip” che accompagna la frammentazione del mercato mondiale, specie sulle tecnologie ritenute strategiche.

E, contemporaneamente, nuovo passo sulla strada dell’asservimento suicida dell’economia europea alle esigenze “superiori” dell’imperialismo Usa.

Il governo olandese ha infatti deciso di imporre restrizioni alle esportazioni di tecnologia per microchip “più avanzata” del Paese per proteggere la sicurezza nazionale, seguendo un’iniziativa simile degli Stati Uniti.

L’annuncio rappresenta la prima mossa concreta degli olandesi di allineamento alle sollecitazioni di Washington volte a ostacolare l’industria cinese della produzione di chip e rallentarne l’avanzata soprattutto in ambito militare.

La restrizione riguarderà anche i prodotti del produttore di apparecchiature per chip ASML, un’azienda chiave nella catena di fornitura globale di microchip. In risposta, la Cina ha presentato un reclamo formale contro la misura, dichiarando di sperare che i Paesi Bassi non “seguano l’abuso delle misure di controllo delle esportazioni da parte di alcuni Paesi“.

I semiconduttori, che alimentano qualsiasi cosa, dai telefoni cellulari all’hardware militare, sono al centro di un’aspra disputa tra Stati Uniti e Cina. Lo scorso mese di ottobre Washington ha imposto ampie restrizioni all’esportazione di strumenti americani per la produzione di chip in Cina, ma affinché le restrizioni siano efficaci è necessario che altre società fornitrici nei Paesi Bassi e in Giappone, che producono tecnologie chiave per la produzione di chip, siano allineate alla politica Usa.

Il ministro del Commercio olandese, Liesje Schreinemacher, ha annunciato la decisione sulle restrizioni in una lettera al Parlamento, affermando che le stesse saranno introdotte prima dell’estate.

La sua lettera non nomina la Cina, un importante partner commerciale olandese, né nomina Asml Holding, la più grande azienda tecnologica europea e uno dei principali fornitori di produttori di semiconduttori, ma entrambi saranno interessati.

Ha specificato che una tecnologia che sarà influenzata sono i sistemi di litografia “Duv”, le seconde macchine più avanzate che ASML vende ai produttori di chip per computer. “Poiché i Paesi Bassi ritengono necessario, per motivi di sicurezza nazionale, controllare questa tecnologia con la massima rapidità, il governo introdurrà una lista di controllo nazionale“, si legge nella lettera.

ASML è una delle sole cinque aziende al mondo che producono “stampanti per microchip” molto avanzate. Altre sono tre sono statunitensi (Applied Materials, Lam Research e KLA), una è giapponese (Tokyo Electron). Non impossibile, insomma, “ordinare” il blocco delle esportazioni verso paesi “sgraditi”.

Il termine “stampanti” è usato a livello mediatico, per semplificare, ma – come avverte la stessa Asml, “Il processo di produzione dei microchip prevede centinaia di passaggi e può richiedere fino a quattro mesi dalla progettazione alla produzione di massa. Nelle camere bianche delle fabbriche di chip (impianti di produzione), la qualità dell’aria e la temperatura sono tenute sotto stretto controllo mentre i robot trasportano i preziosi wafer da una macchina all’altra.”

Stiamo insomma parlando di autentiche “fabbriche” vendute chiavi-in-mano al cui interno è possibile la produzione dei miracolosi chip diventati indispensabile per qualsiasi prodotto che richieda anche solo un minimo di tecnologia (dagli smartphone alle automobili, dai razzi ai cari armati).

Il tentativo occidentale, dichiarato, è quello di tagliare le possibilità alla Cina (e alla Russia, ça va san dire) di disegnare e produrre autonomamente i microprocessori che i produttori storici (dalla coreana Samsung all’americana Intel) probabilmente non venderanno più ai competitor degli Usa. Va ricordato infatti che l’Europa nel suo insieme, nonostante possieda la tecnologia adatta, di fatto non ne produce.

Che l’obiettivo Usa possa essere raggiunto è alquanto improbabile, se si scorre l’analisi prodotta dal centro studi australiano ASPI’s Critical
Technology Tracker
, che ha studiato l’evoluzione dei brevetti presentati su 44 tecnologie “a forte impatto strategico” (sia economico che militare), arrivando a concludere che in ben 37 campi la Cina è più avanti di tutti. Mentre soltanto in 7 settori gli Usa mantengono – sempre più a fatica – una certa egemonia.

I paesi europei sono tutti più indietro, in qualche caso superati persino dall’India (per esempio nella cybersecurity e nei motori aeronautici avanzati, compresi quelli ipersonici).

Di sicuro la decisione olandese sarà un problema per la stessa Asml, che pure aveva denunciato nei giorni scorsi un “furto di tecnologia” da parte di un proprio dipendente nella filiale cinese.

Altrettanto di sicuro questa mossa produrrà reazioni uguali e simmetriche, con danni certi alla “scorrevolezza” delle catene di approvvigionamento mondiali.

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