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Héctor Llaitul, la Cam e il vecchio Cile del “nuovo” Boric

Il portavoce della CAM ha detto in esclusiva ad AraucaniaDiario che la Commissione per la Pace e la Comprensione è “solo uno strumento per l’inganno e la corruzione… una vera farsa”. Allo stesso modo, ha smentito le autorità che affermano che la CAM è stata smantellata.

Pochi istanti fa, la Coordinadora Arauco Malleco (CAM), attraverso il suo portavoce Héctor Llaitul, ha fatto pervenire in esclusiva ad AraucaniaDiario uno scritto dove fa ampio riferimento alla Commissione Presidenziale per la Pace e la Comprensione, un’istanza creata dal Presidente Boric, che cercherà di determinare la reale domanda di terre delle comunità mapuche e proporre meccanismi concreti e diversi di riparazione a questo popolo originario, ma con un’agenda aperta.

Con espressa richiesta che il testo sia pubblicato integralmente, per la sua piena comprensione, si condivide qua di seguito:

Menti menti, che qualcosa rimane

Ultimamente i media ufficiali e la stampa borghese hanno sollevato vari stigmi e pseudo-verità sul movimento autonomista mapuche. Anche sulla nostra gente, la nostra causa e le nostre espressioni di lotta. Idee come “terrorismo”, “narcoterrorismo” o “criminalità organizzata”, “ladri di legname”, sono state accompagnate da presunte “grandi notizie”: lo smantellamento della CAM, così come del movimento rivoluzionario mapuche.

E in realtà tutto questo è falso, è finzione, anche se ripetendola questa premessa riesce a installarsi nell’agenda pubblica e mediatica. Si tratta del ‘menti, menti, che qualcosa resta’. È così che ha funzionato nel corso della storia, anche nell’epoca nazista faceva parte della loro propaganda per lo sterminio, e continua a funzionare oggi nel contesto della causa Mapuche.

Invece, dobbiamo sostenere che, senza dubbio alcuno, il movimento autonomista e rivoluzionario mapuche gode di buona salute. Cosa che è dimostrata dalla continuità dei recuperi territoriali e delle azioni di resistenza, principalmente sabotaggi che non si sono fermati negli ultimi anni. Il punto è che tali verità non convengono ai mezzi di comunicazione egemoni, né ai loro padroni, e tanto meno ai loro sostenitori, che sono gli stessi dei grandi consorzi economici che affrontiamo nei territori.

Così, l’idea di collegarci a gruppi criminali o di annunciare il nostro decesso come organizzazione non è altro che parte delle nuove strategie dell’attuale governo, della stampa al servizio delle imprese forestali, per installare un’immagine fortemente faziosa e distorta della realtà.

Lo ribadiamo, perché come organizzazione continuiamo ad essere attivi nei vari processi di recupero territoriale, e continuiamo a controllare le proprietà che sono la base del movimento di resistenza e di lotta concreta. Territori dove esiste l’autodifesa e restano operativi gli ORT, che continuano a rendere evidenti e a portare a termine, con astuzia e coraggio, colpi contro il grande capitale nel Wallmapu.

Lo sviluppo del movimento mapuche autonomista e lo Stato di Eccezione

Nel corso di tre decenni il movimento mapuche autonomista è maturato in diverse dimensioni del suo sviluppo interno, dando continuità alla politica di recupero territoriale e all’avanzamento nel processo di ricostruzione nazionale. A differenza degli anni ’90, oggi possiamo parlare di un movimento robusto, ideologicamente in consolidamento e con espressioni diverse, dove la CAM si colloca nella linea mapuche rivoluzionaria, senza cambiare di una virgola i principi e la linea che la Futa Keche ci ha lasciato in eredità, in quanto Mapuche kimun ka, Mapuche rakiduam.

Ciò ha fatto sì che le risposte dei diversi governi passassero dal consenso alla coercizione, ciclicamente, e da lì a all’impegno repressivo e militarista. Quest’ultima è la modalità privilegiata negli ultimi anni per fermare gli avanzamenti del movimento mapuche attraverso lo Stato di Eccezione.

Questo strumento costituzionale è la risposta dello Stato e delle imprese forestali allo sviluppo del movimento Mapuche autonomista. Movimento che lo stesso Gabriel Boric oncensava quando era leader studentesco e deputato, e che ora reprime nel modo più crudele ed eccessivo mai conosciuto con una tale dimensione. Il suo governo, infatti, è l’unico che ha mantenuto stabilmente i militari durante tutto il suo mandato, sconvolgendo lo stessi concetto di eccezionalità.

Il recupero e il controllo del territorio sono ancora il cammino

Un aspetto importante che è maturato nel dibattito e nella discussione all’interno del movimento mapuche autonomista sono le strategie per recuperare le nostre terre. Sono anni che la CAM ha installato l’idea e la necessità di passare dai recuperi territoriali al controllo del territorio. Cioè esercitare una vera sovranità mapuche sulle terre contese, questione che ha sicuramente acuito le contraddizioni e polarizzato il conflitto, per la risposta degli imprenditori impegnati a difendere i propri interessi.

Questa escalation del conflitto ha creato un nuovo scenario, poiché si è smesso di dipendere dalla politica statale di restituzione delle terre e dalle varie istanze private e pubbliche che la promuovevano, e si è iniziato a recuperare la terra de facto per fare una vita mapuche. Un salto di qualità che ha permesso e permette una maggiore formazione politica, ideologica e culturale che rafforza la nostra lotta.

Attualmente non sono poche le comunità, lof in ricostituzione e organizzazioni che intendono in questa maniera la lotta e la nostra liberazione. Non si tratta più di elemosinare le briciole, come ci avevano abituato i governi una volta finita la dittatura, ma di occupare ciò che ci apparteneva e che ora è nelle mani delle imprese forestali, dei latifondisti e di altri progetti estrattivisti.

Quindi, sono necessari il weychan, la sua restaurazione ancestrale, il confronto politico e una pratica rivoluzionaria diretta, attraverso diverse forme di lotta che sono state abbracciate non solo dalle comunità delle persone della CAM, ma da varie organizzazioni e comunità in tutto il territorio.

È in questi spazi, recuperati e controllati attraverso il weychan, che si mette in discussione la riproduzione del capitale, poiché in queste proprietà abbiamo iniziato un importante lavoro produttivo, politico e culturale che cerca di sradicare le forme economiche e sistemiche che hanno danneggiato la terra e la nostra gente. In questo senso le imprese forestali sono i nostri principali nemici, in quanto, oltre ad essere questi agglomerati economici i maggiori usurpatori del nostro antico territorio, sono anche i principali responsabili degli ultimi disastri ecologici, come avvenuto qualche tempo fa con gli incendi .

Ancora una volta l’indigenismo viene riciclato e assume il volto di una Commissione

Non ci siamo mai aspettati niente di buono dal governo di Gabriel Boric, lo avevamo già previsto in anticipo. In altre parole, era quasi logico che seguisse la strada delle “commissioni”, proprio come i suoi predecessori. Tuttavia, due cose richiamano l’attenzione su questo provvedimento: la prima, che si verifica in uno scenario di maggiore militarizzazione; la seconda, che i membri della “Commissione per la Pace e la Comprensione” fanno parte delle linee di continuità della politica indigenista e antimapuche degli ultimi 30 anni, questione che ci lascia presagire il clamoroso fallimento di questa nuova istanza.

Sorgono, inoltre, diversi interrogativi: cosa significa che per un governante “progressista”, come Boric, la pace e la comprensione si ottengano espandendo la militarizzazione del Wallmapu? Non saremo in presenza di una strategia militarista creata e installata dai fascisti di destra per imporre attraverso le armi il dominio con il fuoco e il sangue? Perché questo governo propone che i negoziati vengano fatti dall’alto e in basso ti puntano contro un fucile? Una maniera confusa di intendere il dialogo democratico che affermano di sostenere.

Quel che è certo è che cadono nella loro stessa trappola, dicono di aborrire la violenza, ma lo Stato la usa e il suo monopolio la scarica nel modo più pesante e crudele sul nostro popolo. Basta osservare come le forze armate abbiano già, non solo il controllo, ma anche le prerogative per agire contro il nostro popolo mobilitato. Nulla di più lontano dalle loro presunte intenzioni democratiche, siamo in presenza di una dittatura militare nel Wallmapu.

Questa nuova commissione si inserisce nella tradizione degli organismi istituiti dai governi della Concertación per affrontare fondamentalmente la problematica mapuche, e sebbene detti governi siano stati persino più intelligenti e audaci nell’eleggere i membri [delle commissioni], quella attuale è ancora una volta destinata al fallimento, perché rimane nei confini della subordinazione ai dettami dell’estrema destra. Non solo perché continuerà ad operare sotto la stessa logica di tutela e formalità per restituire presumibilmente le terre della riduzione, ma anche per la qualità politica e morale dei suoi membri.

Deve essere chiaro che qualsiasi commissione per la pace deve essere composta da persone che “rappresentano” i settori in conflitto. E quello che vediamo è la rappresentanza dei settori più conservatori, persino legati a organizzazioni paramilitari come l’APRA. Ci sono anche ex sindaci senza alcun legame col territorio, ex intendenti, ex funzionari della CONADI e persino rappresentanti di settori strenuamente antimapuche che hanno legittimato il colonialismo, il latifondo e l’espropriazione operata dalle imprese forestali. È così che il governo cerca di sbloccare il conflitto mapuche? La verità è che non c’è assolutamente nessuno che rappresenti il ​​movimento mapuche, e ovviamente non ci sarà nessuno, non un solo dirigente che abbia a che fare con la lotta territoriale.

Si deve considerare infatti che i presunti “mapuche” membri della commissione sono talmente sussunti dal potere che non neanche intendono proporre la restituzione delle terre ancestrali o denominate terre antiche, e parlano piuttosto di progetti e iniezioni di risorse . Sono degli sconfitti e funzionali al servizio dei potenti che, ancor di più, negozieranno briciole ed elemosine, in circostanze in cui ci sono comunità assediate dallo stivale militare e con decine di fratelli incarcerati, ostaggi dello Stato.

Siamo di fronte a un’istanza che oltretutto nasce con il forcipe, per la necessità di mostrare qualcosa di fronte alle pressioni internazionali nella ricerca di una soluzione pacifica. Anzi, hanno proposto addirittura di predisporre una diagnosi sulla questione dei terreni, mentre già si sa quali sono i terreni rivendicati, e di cui molti in processo di recupero da decenni. La nostra gente e le sue organizzazioni territoriali hanno già una diagnosi molto chiara al riguardo, principalmente quella riferita alle terre antiche.

Per questo mettiamo in evidenza che non c’è chiarezza né si imposta una discussione su quale sarà la forma di restituzione dei territori. In parole povere, non c’è un programma con un obiettivo definito, non c’è una destinazione, e questo dimostra che si tratta solo di uno strumento di inganno e corruzione. Se a questo si aggiunge il fatto che la mera preparazione della diagnosi richiederà un paio d’anni e che la soluzione potrebbe arrivare con i prossimi governi, [è chiaro che] si tratta di una vera farsa, soprattutto se si considera che questo governo sta spianando la strada per un futuro governo in mano ai neofascisti.

Oggi tutto indica che avverrà l’opposto di ciò che il governo cerca, cioè aumenterà la polarizzazione dal basso e da parte delle comunità. Questo non solo per l’inesistente rappresentatività di questa commissione, che funziona con meccanismi marci, ma anche per l’affronto di ignorare la dignitosa e legittima lotta Mapuche che ci ha comportato tanti sacrifici e costi.

Infine, è ragionevole chiedersi: pace e comprensione con i prigionieri politici mapuche? un altro aspetto che si aggiunge a questo mistero e prevedibile fallimento. La nostra gente, principalmente i nostri militanti, siamo stati oggetto di ogni tipo di aberrazione razzista in materia penale. Questi vanno dagli abusi specifici contro le nostre famiglie anche in relazione alla situazione carceraria, alla partecipazione di testimoni senza volto nei processi che dobbiamo affrontare.

E in questo senso, possiamo affermare di essere ancora una volta oggetto di montaggi -come nel caso Huracán-, utile a sofisticare la politica repressiva contro il movimento mapuche autonomista su base territoriale, perseguitando le idee e il pensiero emancipatorio mapuche. E quale esempio migliore di quello che abbiamo visto nel mio caso e che è ribadito dall’ultimo episodio in cui hanno screditato una giudice garantista [n.d.t.: sollevata dall’incarico che le toccava per competenza, perché non accettava i testimoni segreti e voleva i loro nominativi] per nominare un nuovo giudice, che sicuramente agirà secondo quanto stabilito dall’accusa e dai querelanti delle imprese forestali.

In considerazione di quanto sopra, continuiamo a chiedere al nostro popolo di mantenere attiva e combattiva la mobilitazione per i diritti più fondamentali di un popolo originario. Per il territorio e l’autonomia amulepe taiñ weichan.!!

Hector Llaitul CAM – luglio 2023″.

Nota della redazione di AraucaniaDiario: Si autorizza la riproduzione totale del presente comunicato, citando come fonte il media AraucaniaDiario e si autorizza la riproduzione parziale, citando come fonte il media AraucaniaDiario, ma con l’aggiunta di un link al testo integrale pubblicato.

https://araucaniadiario.cl/contenido/20958/hector-llaitul-advierte-que-nueva-comision-aumentara-la-polarizacion-y-que-la-ca

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