Il Comitato Permanente dell’Assemblea Nazionale del Popolo (il parlamento cinese) si è riunito il 25 luglio con una sessione straordinaria convocata con sole 24 ore anticipo e ha cambiato il ministro degli esteri: il precedente ministro Wang Yi è tornato in carica sostituendo Qin Gang, che non appare in pubblico da un mese.
Le speculazioni nell’ultimo mese si erano accumulate: da una pesante forma di covid a uno scandalo sessuale con una giornalista di Hong Kong, passando per una punizione per supposti fallimenti politici.
Dopo il cambio al ministero, Qin Gang mantiene la posizione da Consigliere di Stato, gerarchicamente inferiore a quella di vice premier e superiore a un “normale ministro”.
Il laconico comunicato ha usato i caratteri 免职 (sollevare dall’incarico) e non 撤职 (rimuovere dall’incarico) usati quando è implicata una sanzione disciplinare.
Resta da vedere se ci saranno ulteriori novità sulle posizioni di Qin Gang da qui alla prossima riunione regolare del Comitato Permanente dell’NPC.
Questa situazione depone a favore della tesi secondo cui ci sarebbero davvero problemi di salute dietro all’avvicendamento, probabilmente più permanenti di un’infezione del Covid19.
Il ritorno di Wang Yi al dicastero crea una sovrapposizione interessante. Da decenni infatti il ministero degli esteri non era tenuto da un membro del Politburo del Partito come oggi è Wang Yi.
L’ultimo fu Qian Qicheng, ministro degli esteri dall’88 al ’98 e strettamente legato a Jiang Zemin. Anche qui, bisognerà vedere se Wang Yi ricoprirà la carica a lungo termine o se si tratta di un incarico d’emergenza.
In conclusione, vale la pena di notare che sulle grandi questioni internazionali c’era stata sostanziale continuità tra Qin Gang e Wang Yi. Nonostante i tentativi degli osservatori occidentali di leggere un Qin Gang più assertivo, ha mantenuto su Ucraina e Taiwan le stesse formule di Wang Yi.
L’ultima uscita pubblica un mese fa, fu proprio dopo l’incontro con l’omologo americano Blinken. Nel comunicato di uscita, scrisse: “Qin Gang ha chiarito la sua posizione inflessibile e ha avanzato richieste chiare sugli interessi fondamentali della Cina e sulle principali preoccupazioni, tra cui la questione di Taiwan.
La Cina ha esortato gli Stati Uniti a rispettare il principio di una sola Cina e i tre comunicati congiunti sino-statunitensi e a mettere in pratica l’impegno a non sostenere l'”indipendenza di Taiwan“.
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