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Tensione alta tra Cina e Giappone. Gli USA minacciano Pechino

Non si placa l’escalation che vede contrapposte Pechino e Tokio. Formalmente lo scontro è sulla sovranità dell’arcipelago conteso della Senkaku/Diaoyu, che entrambi i paesi rivendicano, ma è evidente che la Cina sta cercando di rompere un assedio militare che gli Stati Uniti stanno scientificamente organizzando negli ultimi anni, rafforzando il proprio dispositivo bellico in tutto l’Oceano pacifico e la propria presenza militare in Giappone, nelle Filippine, in Corea del Sud e in Australia.

Sabato scorso il governo cinese ha dichiarato di «sua competenza» lo spazio aereo sopra le isole contese, e quindi per sorvolarle da adesso in poi bisognerà chiedere il permesso alle autorità di Pechino. Che si sono riservate il diritto di negare l’ingresso di velivoli stranieri in quella che appare come una vera e propria ‘no fly zone’.

Ma la «Zona di identificazione per la difesa aerea» (Adiz) imposta dalla Cina in realtà si allarga a tutto il Mar cinese meridionale, coprendo non solo le Diaoyu ma sovrapponendosi all’area di competenza coreana  (includendo così l’isola di Jeju) e a quella taiwanese. Prevedendo ritorsioni da parte del fronte nippo-statunitense le autorità di Pechino si sono raccomandata con i residenti cinesi in Giappone affinché si registrino all’ambasciata e ai vari consolati, «in caso d’incidenti».  Il governo giapponese ha risposto con furia alla mossa degli antichi nemici, convocando l’ambasciatore di Pechino a Tokio. Il premier nazionalista giapponese Shinzo Abe ha rivolto un appello affinché Pechino «si contenga», trovando la solidarietà di Seul e Taipei.
Fino a qualche ora fa il contenzioso era soltanto di carattere diplomatico, ma alle dichiarazioni di fuoco di una parte e dell’altra hanno immediatamente fatto seguito repentine mosse militari e l’intervento sul campo degli Stati Uniti. Infatti due bombardieri statunitensi impegnati in esercitazioni militari sul Mar della Cina Orientale hanno violato lo spazio incluso da sabato nella ‘zona di difesa aerea’ di Pechino, senza neanche avvertire le autorità cinesi.
I due B52, partiti dalla base aerea statunitense di Guam, nel Pacifico, erano disarmati e non erano scortati da caccia o altri aerei militari. Ma quella di Washington appare una aperta sfida nei confronti di Pechino. «Gli Stati Uniti continueranno nelle operazioni di sorvolo nella regione insieme ai suoi alleati e partner» ha tuonato un portavoce del Pentagono, ribadendo che l’amministrazione Obama non accetta la nuova area difensiva imposta dalla Cina, accusata da Washington di alterare lo status quo in Estremo Oriente e di ‘incendiare’ tutta l’area.
Da parte sua il governo cinese non ha realizzato nessuna dichiarazione particolare in merito allo sconfinamento statunitense. Anche se il portavoce del Governo cinese, rispondendo a una domanda nel corso del briefing quotidiano di oggi ha detto: «È scritto a chiare lettere nell’annuncio che è stato fatto. La Cina potrà rispondere di volta in volta in maniera appropriata, in base alle diverse circostanze e al livello della minaccia da affrontare».
Più delle parole parlano i fatti: il gioiello della marina da guerra di Pechino, la portaerei Liaoning sta facendo rotta proprio verso i mari della Cina meridionale, e la sua missione potrebbe durare alcune settimane. Partita due giorni fa dal porto di Qindao, nello Shandong, la portaerei è affiancata da due navi attrezzate alla distruzione di missili, la Shenyang e la Shijiazhuang. Formalmente si tratta di un test per verificarne la tenuta in mare aperto, ma la coincidenza tra l’annuncio sulla Diaoyu e l’inizio dell’esercitazione parla chiaro.
In questo quadro già di per sè infuocato, è notizia di pochi giorni fa che il governo della Corea del Sud ha finalmente – finalmente dal suo punto di vista – sciolto il contenzioso sull’acquisto di una nuova flotta di aerei da combattimento. Scriveva il Sole 24 Ore: “Seul si riarma e punta su F-35 e portaerei. Dopo un lungo dibattito circa la scelta del nuovo cacciabombardiere il Ministero della Difesa della Corea del Sud ha modificato i requisiti operativi enfatizzando la capacità di penetrare nello spazio aereo avversario senza essere visto dai radar. Alla decisione ha fatto seguito venerdì l’annuncio della commessa di ‘40 cacciabombardieri stealth ad elevata capacità’ in un comunicato che non induca il nome del velivolo selezionato che giocoforza sarà l’F-35A realizzato da Lockheed Martin, a differenza degli altri due velivoli in gara (il Boeing F-15 Silent Eagle e l’Eurofighter Typhoon) progettato come velivolo con spiccate caratteristiche ‘stealth’”.
Placata temporaneamente la tensione nel Vicino Oriente – dove USA e UE hanno dovuto subire l’interposizione attiva di Russia e Cina – la tensione si rialza improvvisamente in Estremo Oriente. E il Mar Giallo rischia di tingersi presto di rosso.

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