Con la crisi mediorientale che nessuno sa come potrà andare a finire, e la Cina che resta affacciata su Taiwan, la guerra impantanata d’Ucraina, voragine senza fine, diventa eccessiva anche per una superpotenza.
«Gli Usa potrebbero scaricare sull’Ue il peso della fornitura di armi», è l’allarme di Francesco Palmas su Avvenire. In realtà, è da tempo che il comando Usa-Nato prova a scaricare in casa Ue più oneri possibili.
Mentre sull’altro fronte, i russi aumentano i fondi, ma sembrano incapaci di fermare l’inerzia, sostiene chi capisce di cose militari.
La situazione sembra così disperata che persino il meno brillante dei responsabili – il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ora ammette che la “situazione è critica, prepariamoci al peggio”.
Combattere non attrae più
In Ucraina, i due belligeranti non hanno mai comunicato né le perdite subite, né lo stato degli arsenali, rendendo azzardata ogni previsione sulla guerra. «Sappiamo però che combattere non attrae più», avverte Palmas. Perfino il comandante supremo ucraino, rimbrottato da Zelensky, si è detto pessimista sulle capacità del Paese: «Potremmo ritrovarci senza effettivi», ha confidato all’Economist.
E l’asettica ANSA scrive che 16 mila soldati ucraini hanno disertato, abbandonando la zona di conflitto del Donbass, molti dei quali con le armi. Le città ucraine, piene di mutilati e di invalidi, vedono molti uffici di arruolamento vuoti. E oggi, l’età media di chi combatte al fronte è di 43 anni, «un handicap per qualsiasi esercito moderno».
Fine del consenso generalizzato
E c’è anche di peggio. Time descrive una presidenza isolata, ‘hybris’, troppo orgogliosa, con un Zelensky cieco di fronte ai segnali allarmanti che arrivano dalle battaglie.
«L’Ucraina non ha bisogno di F-16, ma di un comando e controllo efficiente, perché è questo il motore e il cervello delle forze armate. Quasi in crisi e scosso dalle purghe di molti quadri, il vertice militare manca purtroppo di ufficiali di stato maggiore. Non ha mai imparato a coordinare azioni di grande respiro, uniche in grado di rompere il fronte», spiega l’analista di cose militari. «È il motivo principale che spiega il fallimento della controffensiva estiva, come ammesso dagli stessi comandanti ucraini».
I 400 chilometri quadrati riconquistati e i 17 chilometri di avanzata hanno deluso tutti, a partire dai finanziatori occidentali.
Gli assaltatori di ieri frenano
Joseph Borrell, politica estera Ue, citato da Metadefense, ha messo le mani avanti, dicendo che Bruxelles non potrà sostituire Washington nel caso in cui il prossimo nuovo inquilino della Casa Bianca voltasse le spalle a Kiev.
«La paralisi amministrativa che pende sulle dinamiche d’oltreatlantico rischia di spegnere le illusioni ucraine, azzerate soprattutto se si realizzasse la vittoria trumpiana», avverte Francesco Palmas. Resta sempre più sola ‘Ursula von der Nato’. A promettere senza soldi.
Mentre Le Figaro ipotizza un inverno durissimo, foriero di sconfitte per Kiev. E sulla stampa europea, anche la più militarizzata di ieri, cominciano ad affiorare dubbi su una disfatta ucraina, rilanciati pure dal premier rumeno.
Cancellerie e comandi militari a rivedere vecchie priorità. I nuovi fronti del Vicino Oriente e dalle tempeste che si profilano in Asia, anche se il G7 –ormai pressoché inutile-, ripete il sostegno a Kiev e parte della Commissione si inventa una impossibile ammissione Ue di corsa.
Le pressioni su Zelensky
«La verità è che i nostri leader stanno premendo ufficiosamente su Zelensky perché accetti colloqui con la Russia, pur non avendo precisato i termini della persuasione: pensano forse a un trattato di pace? O a un armistizio in stile coreano? O a un semplice cessate il fuoco? E i russi sarebbero d’accordo a intavolare trattative?».
Guai anche russi
L’Armata Rossa sta facendo l’impossibile: aumenta l’età dei reclutabili; l’industria che sforna missili e blindati e ha la sponda degli arsenali iraniani e nordcoreani. E l’anno prossimo il 6% del Pil nazionale sarà dirottato sulle armi. Servirà davvero?
«La Russia è zeppa di problemi. Si trova nella stessa impasse tattica ucraina, nell’incapacità di una manovra dinamica in attacco e nella predominanza della difesa. Insomma non ha nulla capace di spezzare l’inerzia. Mosca ha un’aviazione intatta, ma priva di occhi e di intelligence strategica (acquisire e colpire gli obiettivi in tempo reale)».
Finale prossimo venturo?
Per il generale ucraino Zalujny solo l’arrivo di armi dirompenti (game-changers) potrebbe scompaginare il quadro. Ma i pochi F-16 che stanno per arrivare non consentiranno nessuna svolta.
«A Kiev servirebbero piuttosto uomini, difese aeree, mezzi antimina, sistemi da guerra elettronica, armi anticarro e centinaia di aerei». Avvertimento del presidente ceco Petr Pavel il 9 novembre. «Il tempo ora è a favore della Russia, che ha una base più forte per mobilitare le risorse umane», ha detto Pavel. «Potrebbe esserci un momento per l’inizio dei negoziati l’anno prossimo», ha aggiunto Pavel senza specificare i dettagli.
Poco dopo la sua elezione nel gennaio 2023, Pavel aveva dichiarato che l’Ucraina avrebbe avuto solo una possibilità per lanciare una controffensiva di successo, affermando che in caso di fallimento, difficile/impossibile ottenere finanziamenti per un’altra.
Conflitto a spegnersi
Salvo sorprese, il conflitto scemerà forse d’intensità, non solo per le avversità climatiche, ma anche per l’impotenza dei belligeranti, la conclusione su Avvenire.
«La guerra si farà semicalda, con scontri sporadici al fronte, bombardamenti a lungo raggio e un fronte che correrà lungo la nuova cortina di ferro Est-Ovest, a riprova che la pace è un miraggio ancora lontano».
* da RemoContro
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Paolo
La Russia quello che aveva detto di fare l’ha fatto. Proteggere e occupare le tre zone abitate da popolazione di etnia russa e perseguitate per 7 anni dal potere filonazista ucraino: Crimea, Donetsk, Lugansk. Chi pensava di mettere in crisi l’economia russa e appropriarsi delle sue materie prime è rimasto con nulla in mano (UE e USA), anzi l’occidente atlantista sta dimostrando di non capire che il mondo è cambiato e la Nato non fa più paura. Del resto dopo la rocambolesca fuga dall’Afganistan l’occidente avrebbe dovuto capire che la diplomazia e la collaborazione sui grandi temi doveva sostituire le armi. Ma la miopia dei leader europei e americani ci stanno portando alla completa sconfitta e impoverimento delle democrazie fasulle d’occidente.