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Quello che non torna sull’attentato di Mosca

Ha stato l’Isis, e basta”. L’ordine di scuderia per i media occidentali è partito direttamente dalla Casa Bianca.

La vicepresidente Kamala Harris, con un’intervista a Abc news ha detto che “non c’è nessuna prova che Kiev sia dietro l’attentato. Quello che sappiamo è che l’Isis-K è responsabile di quanto accaduto“.

Il Cremlino dice l’esatto opposto, ma sulla base di qualche dato decisamente più concreto, anche se naturalmente da confermare, ecc. In fondo ha preso i quattro indiziati su una Renault mentre correvano dalle parti di Bryansk.

Dai video pubblicati su diversi canali si vede un primo fermato che risponde alle domande dopo aver subito più di qualche schiaffo. In un altro, un uomo “proveniente dal Tajikistan” ma entrato dalla Turchia, afferma di esser stato pagato 5.000 euro, come anticipo, per partecipare all’azione.

Impossibile dire, da qui (ma anche dalle redazioni dei media mainstream) se le dichiarazioni corrispondono al vero o sono state estorte, ma – appunto – un po’ sangue freddo nell’esaminare “le prove” sarebbe consigliabile.

E invece no. “Ha stato l’Isis, l’Ucraina non c’entra, è Putin che vuole usare anche questo attentato per legittimare la guerra”.

Certamente ci sono precedenti che spingono per trovare il colpevole nell’Isis o qualcosa che gli somigli. Molte altre volte da islamista ci sono stati attacchi contro obiettivi russi; le stesse modalità dell’assalto sono quasi un marchio di fabbrica; la nazionalità dei fermati – o almeno di uno di essi – porterebbe alle repubbliche ex sovietiche di fede islamica.

La stessa Isis ha diramato una rivendicazione con tanto di video dei quattro attentatori. Ma sicuramente è un video “strano”, fuori dalla tradizione e dal “marchio di fabbrica”.

In primo luogo i volti sono oscurati in modo da renderli irriconoscibili. Il che è alquanto inutile, oltre che senza precedenti (un po’ di gloria ai “martiri” è sempre d’obbligo), visto che l’assalto al Crocus City Hall è stato condotto a viso scoperto, sotto lo sguardo di decine di telecamere di sorveglianza e di cellulari accesi ai primi spari.

Insomma, i quattro del video Isis potrebbero benissimo essere degli “attori” camuffati alla bell’e meglio.

Un’analisi dettagliata è stata fatta però da Toni Capuozzo, ex inviato di guerra, in gioventù rivoluzionario di sinistra poi assunto da Mediaset, in ogni caso attento conoscitore del mondo islamico “hard”. E fa notare anche lui parecchie incongruenze:

Qui bisogna essere prudenti, perchè l’Europa è sull’orlo della guerra che si sta combattendo in Ucraina. Ma la fotografia della rivendicazione dell’Isis ha qualcosa che non mi convince. Passi per i cappellini da baseball, passi per la “shuhada”, il versetto stampato sulla bandiera, troppo stretta per contenerla.

Quello che non torna è l’indice alzato a indicare l’unicità di Dio. Lo abbiamo visto in mille foto, ma è un gesto fatto con la mano destra.

La sinistra nell’ Islam è impura, destinata a compiti più umili, tanto che persino i mancini vengono esortati a utilizzare la destra. E qui il gesto sacro viene compiuto con la sinistra. Cosa spiegabile solo con un selfie, scattato dal primo a destra. Un po’ artigianale per un gruppo che sta per compiere un’azione del genere.

E qui chiedo aiuto a chi ne sa più di me: la scritta sulla bandiera è giusta. Se la fotografia è speculare dovrebbe rovesciarsi anche la scritta, no?

Sicuramente sì, a meno che ci sia stato un gran lavoro di montaggio video (completamente inutile, come per i volti oscurati).

*****

Tornando agli uomini in carne e ossa fermati dalle parti di Bryansk, Mosca afferma che stavano andando in Ucraina, mentre Kiev giura che erano diretti in Bielorussia (la macchina aveva la targa di quel paese), accennando quindi a una possibile operazione “false flag” (in pratica: “l’attentato se lo sono fatto i russi da soli”).

C’è da ricordare che questo è il ritornello ucraino per tutti gli attentati anti-russi. Hanno detto la stessa cosa per il camion bomba sul ponte di Kersh, per il gasdotto NordStream fatto saltare nel Baltico, per l’omicidio della figlia di Dugin, ecc.

Salvo poi rivendicare a se stessi il merito di quelle operazioni.

Carte stradali alla mano, da Mosca a Bryansk si può andare in entrambi i paesi, visto che la città si trova quasi al confine di entrambi. E se è certamente vero che il confinto russo-ucraino è fortemente sorvegliato causa guerra, quello con la Bielorussia (paese alleato di Mosca) lo è molto meno. E così anche per il confine tra Minsk e Kiev.

Dunque è teoricamente possibile che i quattro stessero andando in Ucraina via Bielorussia, anziché dritto per dritto. In ogni caso anche chi ha provato a discolpare gli Zelenskij-boys ricorrendo alla geolocalizzazione precisa del punto in cui i quattro sono stati fermati ha dovuto arrendersi all’evidenza: quella strada lì porta proprio – e solo – in Ucraina…

Ipotesi, certo. Ma per fortuna i quattro sono vivi e stanno parlando con gli inquirenti. Che sono russi, certo. Chi altri avrebbe il diritto di farlo?

In realtà sull’attentato di Mosca quelli che hanno qualcosa di serio da spiegare sono gli statunitensi, e in generale, gli euro-atlantici.

Come ricorda persino l’ineffabile ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, “l‘attentato di Mosca era nell’aria, tanto che noi avevamo avvertito i nostri connazionali sul sito della Farnesina di non recarsi in Russia e comunque, se sul posto, di non partecipare a eventi già l’8 marzo“.

Era nell’aria…” somiglia tanto a “ce l’ha detto un uccellino”. Un ministro degli esteri di un paese Nato non fiuta il vento per ricavarne un’informazione, ma si legge i report che gli mettono sul tavolo i servizi di intellegence (quelli italiani dipendono strettamente dalla Cia, come si è appreso dai processi per la strage di Piazza Fontana ed altre similari).

Quindi era stato anche lui informato dagli Stati Uniti poco prima che venisse diramato dall’ambasciata a Mosca quell’ormai famosa nota che avvertivava i propri cittadini nella capitale russa che “estremisti hanno piani imminenti per prendere di mira grandi raduni a Mosca, inclusi i concerti, e i cittadini statunitensi dovrebbero essere avvisati di evitare grandi raduni nelle prossime 48 ore”.

L’informazione è troppo precisa – “suicida”, avevamo scritto – per esser frutto di un “sentito dire”. Come minimo presuppone qualche “gola profonda” molto ben inserita gruppo che sta preparando l’azione. Come massimo, quel gruppo è ai tuoi ordini (o di uno dei tuoi alleati più fedeli).

La nazionalità della “carne morta” mandata ad uccidere e rimanere uccisa conta solo per giustificare una rivendicazione “islamista”, che allontani i sospetti da chi in questo momento è in guerra con Mosca. Non mancano in effetti gruppi fondamentalisti che hanno buone ragioni per rendersi disponibili ad attaccare il Cremlino.

Siamo in guerra, ci ripetono da tutte le parti. Ma poi ci chiedono anche di credere alle cazzate che raccontano per portarla avanti…

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6 Commenti


  • avv.alessandro ballicu

    se anche l’isis fosse fra i complici – peraltro organizzazione terrorista creata e finanziata dagli usa-è di tutta evidenza quantomeno la compartecipazione attiva dei filo nazisti ucraini, non è la prima volta che essi non riuscendo a colpire le truppe russe sul loro territorio, utilizzano metodi di guerra criminale, compiendo attentati e attacchi contro strutture civili in territorio russo, peraltro si sono discolpati prima ancora di essere accusati da Putin ” excusatio non petita accusatio manifesta”. grottesco che gli usa e i loro servi ( italia compresa ahimè)habbiano immediatamente accreditato la falsa tesi dell’isis al solo evidente scopo di difendere i loro amici alleati ucraini.
    Putin è troppo moderato, peccato che in Russia non ci sia più al potere il partito comunista….


  • Heidrek

    Al netto di pochi punti controversi, l’attentato del 22 marzo ricalca in tutto e per tutto le modalità dell’ISIS, è praticamente una fotocopia degli attentati di Parigi del 2015.
    Modus operandi, obiettivi e finalità per altro non hanno nulla che rimandi a una qualche necessità o interesse ucraino: finora il terrorismo ucraino in Russia ha colpito praticamente solo obiettivi politici e militari, alcune infrastrutture strategiche e solo recentemente, con il bombardamento di Belgorod, dei civili: ma fra il mandare un drone esplosivo contro un condominio e pagare qualcuno perché compia una strage in un teatro ce ne passa.
    Per altro non si capisce esattamente in che modo una brutalità del genere possa giovare agli ucraini, dal momento che se la loro responsabilità dovesse essere dimostrata diverrebbe un potente catalizzatore del sentimento anti-ucraino fra quei pochi russi ancora convinti di poter trovare un compromesso nella conclusione della guerra: al contrario ciò gioverebbe moltissimo al regime russo, ora determinato a dare una definitiva spallata militare nel nord-est (la famosa “zona cuscinetto” nella regione di Karkhiv).
    Il tutto senza dimenticare che l’Isis ha ottime ragioni per attaccare la Russia (se di “ragioni” si può parlare riferendosi a una strage di civili).
    In definitiva, trovo veramente sciocche tutte queste dietrologie. Mi ricordano molto il maldestro tentativo del governo Aznar di addossare all’ETA la responsabilità degli attentati di Madrid del 2004, che gli si ritorse contro nelle consultazioni elettorali nel breve termine determinando il ritiro della Spagna dal fronte iracheno.
    Putin potrà anche non preoccuparsi delle conseguenze per la sua credibilità di un eventuale smascheramento delle sue fandonie antiucraine sull’attentato: ma noi sì, soprattutto se vogliamo continuare a chiedere un compromesso per un cessate il fuoco e la pace in Ucraina.


  • roberto maffi

    E’ chiaro come il sole che all’Occidente serva una reazione scomposta della Russia a questo attentato per giustificare l’intervento armato della Nato. Non ci vuole un’aquila, e infatti il commentatore precedente non la è per nulla.


  • Heidrek

    Buongiorno Roberto Maffi, grazie per il complimento: la invito ad allargare i suoi elogi anche alla leadership russa, che giusto ieri sera in un comunicato ufficiale del presidente Putin ha riconosciuto l’inequivocabile matrice islamista dell’attentato, lasciando aperto solo un marginale strascico sulla “fuga in Ucraina” dei quattro attentatori.


  • Ta

    1) «Per altro non si capisce esattamente in che modo una brutalità del genere possa giovare agli ucraini»… Be’, leggendo Contropiano un pochino si capisce. Pochi giorni prima dell’attentato si citava un articolo del Sole 24 Ore in cui si dice che «L’Europa ha bisogno dell’effetto Pearl Harbour, di uno shock devastante che ne scuota le democrazie, polverizzi la trincea di dubbi, egoismi ed esitazioni infinite, costringendola ad agire con il consenso delle sue opinioni pubbliche» (https://contropiano.org/news/politica-news/2024/03/22/vertice-di-guerra-a-bruxelles-la-ue-cerca-la-sua-pearl-harbour-0170619). Un’eventuale reazione eclatante della Russia all’attentato potrebbe servire appunto ai guerrafondai europei da Pearl Harbour de noantri.

    2) Quanto al pensare che al «regime russo», che sta vincendo la guerra e si è appena consolidato sul piano elettorale, possa «giovare» una strage del genere… questa sì è dietrologia. I russi, qualunque cosa pensino di Putin, sanno benissimo che dal 2014 l’Ucraina è semplicemente la NATO vestita da Ucraina; e il «regime russo» non ha alcun bisogno di rovinare l’immagine degli ucraini più di quanto se la siano già rovinati da soli.


  • salvatore drago

    “ISIS” ha rivendcato la carneficina condotta in Russia come opera sua. Lo ha detto perfino Putin e quindi perchè non credergli? La domanda che io mi faccio è un’altra, questa: Cosa è “ISIS”? Da chi è stata costruita, armata e strutturata? Con quali obbiettivi e quali propositi? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe risalrie alla distruzione della Yugoslavia, o perlomeno alla carneficina della Libia, dell’Iraq della Siria . “ISIS” pseudonimo di soldataglia pronta ad arruolarsi al soldo del miglior offerente. E quale migliore offerente in questo momento se non l’Ucraina di Zelensky e dei suoi fiancheggiatori? Insomma per gli “europeisti convinti” per gli eurotlantisti ancor più convinti, l’ISIS è o potrebbe essere un
    ottimo strumento per fomentare quello che vi sta più a cuore: una reazione spropositata da parte della Russia. Sogni e bisogni che con l’Islam nulla hanno a che vedere ma che, nel frattempo, spngono l’Occidente verso una sempre più accentuata islamofobia e russofobia.

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