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Francia. Il rompicapo per la possibile vittoria del Nuovo Fronte Popolare

Il 30 giugno si svolgerà il primo turno delle elezioni politiche in Francia.  “Non c’è nessuna fatalità, possiamo vincere”, aveva proclamato ottimisticamente il deputato uscente François Ruffin pochi giorni dopo lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e l’annuncio di elezioni legislative anticipate. “La sinistra ha l’opportunità storica di vincere”, aveva aggiunto economista Julia Cagé, forte sostenitrice del Nuovo Fronte Popolare (NFP).

Ma che tipo di vittoria è davvero a portata di mano?

Sono troppe le incognite che circondano le votazioni del 30 giugno e del 7 luglio per poter rispondere a questa domanda in anticipo. La Francia non ha avuto elezioni generali di metà mandato da un quarto di secolo, e mai con i rapporti di forza stabiliti tre settimane prima durante un’elezione di tipo diverso – quelle europee –, e con regole differenti.

Inoltre il clima di polarizzazione politica così acuita è piuttosto inedito, con una possibilità reale di vedere realizzarsi la possibilità di un governo a trazione lepenista, sorretto da una corposa rappresentanza del Rassemblement National (ex-FN), in coabitazione con Macron, che non subirebbe gli strali dell’Unione Europea.

Certamente vi è stata una mobilitazione del corpo degli attivisti della sinistra (moderata e radicale) contro questa ipotesi, ma questo non potrebbe essere sufficiente, se non per arginare parzialmente la slavina dell’estrema-destra ma senza impedirle di accedere alla stanza dei bottoni.

Si possono tendenzialmente individuare le difficoltà da superare e le modalità con cui è più probabile che si concretizzino i guadagni di seggi.

Il primo dato evidente è che la sinistra unita soffre di tre handicap che rendono altamente improbabile la prospettiva di una maggioranza assoluta.

In primo luogo, il suo livello elettorale storicamente basso, inferiore a quello della sola RN, senza contare i suoi alleati: i gollisti di LR fedeli a Eric Ciotti e la componente della Marion Maréchal, ex di Requonquête, entrata nel gruppo europeo di cui fa parte Fratelli d’Italia.

In secondo luogo, la “cattiva” distribuzione geografica dei suoi voti.

In terzo luogo, l’erroneità dello stesso Emmanuel Macron, che distrugge metodicamente le condizioni per la tenuta di un “cordone sanitario” contro l’estrema destra, ponendo sullo stesso piano il NFP e RN.

Secondo quanto riferisce Mediapart: LaRN ha un vantaggio nella corsa e per di più gioca in casa“, avverte Vincent Tiberj, professore a Sciences Po Bordeaux. “È difficile cambiare il quadro di un’elezione in tre settimane”. Anche Frédéric Sawicki, professore di scienze politiche a Paris 1 Panthéon-Sorbonne, ha dei dubbi: “Non si può vincere in un colpo solo dopo aver perso intere fasce di elettorato operaio negli ultimi quindici anni. Significherebbe invertire la tendenza in un modo del tutto incomprensibile“.

Il ritardo della sinistra è tanto più problematico in quanto è particolarmente marcato in intere zone del Paese, mentre il suo vantaggio può essere considerevole in circoscrizioni già vinte in ogni caso, in particolare in molti centri cittadini e nei quartieri popolari, generalmente tra le fasce giovanili che vanno a votare.

In altre parole, la sinistra soffre di una mancanza di omogeneità nel voto a suo favore.

La differenza rispetto alle elezioni europee, quando il totale della sinistra era vicino a quello della RN, è che il voto legislativo è territorializzato“, conferma il giovane ricercatore Simon Audebert al sito d’informazione francese, autore di uno studio elettorale pubblicato da The Conversation e dalla Fondation pour l’écologie politique. Certo, non dobbiamo fare una caricatura: non tutte le grandi città votano allo stesso modo e le zone rurali sono diverse. Ma nel complesso, questa territorializzazione in 577 seggi è un vero e proprio freno alla competizione contro la RN”.

A tutto ciò si aggiunge il problema del riporto dei voti al secondo turno. Già nel 2022, la precedente unione della sinistra – NUPES – aveva perso la maggior parte dei duelli, indipendentemente dalla forza politica avversaria. È stata certamente la forza che ha vinto il maggior numero di duelli contro la RN, ma solo nel 45% dei casi.

Quest’anno, all’equazione si potrebbe aggiungere anche un gran numero di “competizioni a tre”. Un candidato può infatti rimanere in corsa finché ha il 12,5% degli elettori registrati. La prevista maggiore affluenza e il numero inferiore di candidati rispetto al 2022 massimizzeranno questi scenari, diventati estremamente rari nel corso degli anni.

Tuttavia, “le competizioni triangolari sono favorevoli alla RN, perché congelano un riporto di voti che sarebbe vantaggioso per i suoi avversari“, afferma il politologo Jean-Yves Dormagen in Le Nouvel Obs. Dal punto di vista di un fronte repubblicano contro l’estrema destra, in un duello al secondo turno, gli elettori di sinistra sono più propensi a votare per Ensemble piuttosto che per RN, e viceversa”.

Alla fine del primo turno, i tre blocchi saranno in ogni caso ‘sul banco degli imputati‘”, aggiunge Vincent Tiberj per Mediapart. “Nel giro di una settimana, i rapporti di forza non si sposteranno e nessuno avrà grandi riserve da mobilitare. L’atteggiamento dei candidati repubblicani al terzo posto sarà quindi cruciale. È molto probabile che molti di loro siano macronisti, che non si sono mai trovati in questa situazione”.

La prima domanda sarà se resteranno o si ritireranno, la seconda sarà come si comporteranno i loro elettori. È probabile che la strategia del Capo dello Stato li scoraggi dal dare una mano alla sinistra. Emmanuel Macron e molti dei suoi sostenitori dipingono il NFP come “estrema sinistra” e lo mettono sullo stesso piano dell’estrema destra, mentre il fronte padronale ha già abbondantemente fatto intendere che un governo a trazione lepenista, non sarebbe un problema.

La necessità di guadagnare oltre le grandi città

Una volta menzionate tutte queste difficoltà, resta il fatto che la sinistra ha prospettive di conquista di collegi elettorali. Conquistarne il maggior numero possibile a scapito del macronismo, che non ha più la forza e la credibilità necessarie per organizzare una diga di “difesa repubblicana”, è l’unico modo per impedire alla RN di ottenere la maggioranza assoluta e sperare di governare al suo posto.

Sfidare l’estrema destra nei collegi elettorali che detiene sembra un esercizio inutile. “L’“eccesso di voti” del RN è rimasto stabile nelle ultime elezioni, osserva Simon Audebert. Si tratta di aree in cui c’è ben poco da fare marcia indietro, il che pone grandi sfide a lungo termine. Come è stato evidente all’indomani delle elezioni europee del 9 giugno, i punteggi aggregati dei partiti di sinistra quella sera sono stati più alti o nelle circoscrizioni già occupate da questo schieramento o in quelle occupate dallo schieramento presidenziale.

In sintesi è difficile pensare che si possano strappare voti lì dove il consenso dell’estrema destra si è consolidato nel tempo.

Se ora esaminiamo i risultati delle elezioni legislative del 2022 e restringiamo l’attenzione ai luoghi in cui la sinistra ha perso per meno di cinque punti, si tratta di 58 circoscrizioni. In 47 di questi 58 casi, il duello è stato contro un candidato macronista. Un successo in queste circoscrizioni ci avvicinerebbe alla soglia dei 200 seggi in Assemblea.

Da questo punto di vista, Vincent Tiberj ritiene che la “strutturazione dei candidati” sia andata nella giusta direzione quest’anno: È una buona scelta aver investito i socialisti in molte circoscrizioni vincenti che saranno perse nel 2022. La qualità del riporto sarà migliore che con un’etichetta LFI, che è più stigmatizzante in queste circoscrizioni”.

Insomma: catturare l’elettorato centrista della “sinistra” della macronie attraverso candidati socialisti.

Per cercare di ottenere una maggioranza relativa“, sviluppa Simon Audebert, “la sinistra può puntare ai collegi elettorali delle grandi città che sono stati mancati per poco nel 2022, che possono vincere contro un campo presidenziale indebolito. Può anche vincere nel centinaio di circoscrizioni in cui ha ottenuto il 30% o più, ma anche la RN. Si tratta di aree più rurali e suburbane”.

Quella “Francia profonda” dove la sinistra complessivamente ha dimostrato una scarsa capacità di radicamento, nonostante lo sviluppo di movimenti sociali piuttosto “spuri” sia con i giltes jaunes che durante l’emergenza pandemica.

La sfida dell’astensionismo

In tutti i casi, la chiave sarà la capacità della sinistra di mobilitare un elettorato che ha già votato per loro nel recente passato, ma che non si è presentato alle elezioni europee. In confronto, il 9 giugno la RN ha fatto un lavoro migliore di mobilitazione. Ha ancora un certo margine tra gli astenuti, ma il bacino teorico di elettori di sinistra è più ampio.

L’alta posta in gioco del voto dovrebbe aiutare a mobilitare gli elettori, soprattutto perché, nonostante la campagna di demonizzazione del NFP, i sostenitori di sinistra approvano a larga maggioranza la sua formazione.

Rimane la difficoltà di essere un campo sovra-rappresentato tra le fasce d’età più giovani, che sono anche le meno propense ad andare a votare. E la necessità di un’ondata di mobilitazione nei famosi collegi elettorali che potrebbero oscillare. Per intenderci, una migliore affluenza alle urne in Seine-Saint-Denis, dove la sinistra è già egemone, sarà certamente soddisfacente, ma non cambierà il peso della sinistra nell’Assemblea.

Anche la bassissima probabilità di una maggioranza assoluta, che abbiamo evidenziato, potrebbe scoraggiare gli elettori?

Una maggioranza ancorata a sinistra, anche se relativa e con compromessi, lascerebbe comunque aperta la possibilità di adottare misure sociali e istituzionali di emergenza per prepararsi allo shock elettorale delle elezioni presidenziali del 2027.

Una parziale inversione di rotta sul piano delle politiche neo-liberiste che lascerebbe però “scoperte” le questioni di fondo che le alimentano e con il “collare a strozzo” della UE pronto ad essere usato qualora venisse superato il tracciato delle compatibilità.

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