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Arrestato in Francia il fondatore di Telegram, Pavel Durov

Ieri sera, verso le 23, il fondatore di Telegram Pavel Durov è stato arrestato a Parigi, appena sceso dal suo jet privato di ritorno da un viaggio in Azerbaijan. Era stato nelle ore precedenti inserito nei Fichier des personnes recherchées: era insomma un ricercato, ma non è chiaro se sapesse del rischio di detenzione, una volta arrivato in Francia.

Il magnate delle comunicazioni è accusato di mancata collaborazione con le forze dell’ordine, riguardo i contenuti che passano sulla sua piattaforma di messaggistica. È dunque accusato di aver favorito una lunga lista di crimini: terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, distribuzione di materiale pedopornografico.

Ha commesso un errore stasera. Non sappiamo perché… Era solo una tappa? In ogni caso è stato preso“, ha detto una fonte al canale Télévision française 1. Durov, fino ad ora, aveva evitato destinazioni europee, mentre era solito viaggiare tra gli Emirati, i paesi dell’area dell’ex Unione Sovietica e nel Sud America.

Proprio negli Emirati, a Dubai, il miliardario russo aveva preso la residenza e la cittadinanza, ma Durov è anche cittadino francese (e del paese caraibico di Saint Kitts e Nevis). Per questo non c’è possibilità che venga estradato altrove: è sotto accusa in un paese che lo riconosce come proprio cittadino.

L’imprenditore si era fatto molti nemici, anche tra i suoi concorrenti. Hanno avuto grande risonanza i suoi attacchi a Signal, di cui, aveva dichiarato Durov, il sistema di crittografia è stato pagato dal governo statunitense con 3 milioni di dollari, e di cui alcuni messaggi sono stati usati in procedimenti giudiziari.

Durov si è sempre fregiato del fatto che Telegram sia l’unica piattaforma che tutela davvero la libertà di parola e la privacy dello scambio di messaggi tra privati. Questo, però, ha allo stesso tempo creato la situazione per cui sui suoi canali può passare più o meno di tutto, con maggiori garanzie di non poter risalire alla fonte.

Il fatto che la criptazione end-to-end delle chat segrete di Telegram impedisca l’accesso alle informazioni dei suoi canali, e che non conceda a nessuna autorità questo accesso, è all’origine dell’arresto. Le polizie occidentali temono che, su quella piattaforma, passino contenuti legati a una gran varietà di crimini, anche contro la sicurezza nazionale.

Ma non è solo con l’Occidente che Durov ha avuto problemi. In passato il governo russo ha tentato di bloccare Telegram nel paese attraverso una decisione di tribunale, e un gruppo di 26 ONG, tra cui Human Rights Watch, Amnesty International, Freedom House, Reporter Senza Frontiere e il Comitato per la Protezione dei Giornalisti avevano criticato la decisione.

Ciò era avvenuto appena dopo l’approvazione della legge Yarovaya, entrata in vigore il primo luglio del 2018. Essa obbligava gli operatori di servizi di telecomunicazioni a conservare per sei mesi i registri dei messaggi telefonici e del traffico internet dei clienti, e anche le chiavi per decrittografare la corrispondenza degli utenti e fornire informazioni su richiesta ai servizi segreti russi.

Dalle ONG era arrivato un appello fino alle Nazioni Unite, al Consiglio d’Europa, all’OCSE, alla UE, a Washington e ad altri governi per la tutela della libertà di espressione e della privacy degli utenti di Telegram. E Maria Zakharova, portavoce degli Esteri di Mosca, non ha perso un attimo per ricordare questi fatti, chiedendo che l’Occidente se ne ricordi pure ora.

La questione Telegram rimane una questione delicata, in una posizione complessa all’interno della questione della libertà di parola, di informazione, della tutela della privacy e delle garanzie per la sicurezza nazionale, che non si può di certo sciogliere qui. Quello che è indubbio è che è subito entrata nello scontro internazionale tra filiera euroatlantica e mondo multipolare.

E inoltre, rimane il mistero del perché Durov, consapevole dei rischi a cui andava incontro, sia comunque atterrato a Parigi. Non sembra pensabile sia stata la svista di un momento, e vedremo presto gli sviluppi della faccenda.

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2 Commenti


  • Paolo

    è una giornata molto brutta oggi per la libertà di espressione. telegram è stato l’ultimo residuo delle verdi praterie informatiche dei primi anni 2000. oggi quell’epoca si conclude ufficialmente. un po come le enclosures della rivoluzione industriale, la rete un po’per volta è stata recintata, chiusa e controllata. ora l’atto di arresto di Pavel durov stabilisce che tutto deve essere sotto controllo del potere. il potere si, quello che ha paura di essere contestato, il potere dei pochi oligarchi che muovono i fili dei loro lobbisti in politica. oggi più che mai il potere si sta irrigidendo contro ogni dissenso. la prossima mossa potrebbe essere bussare alla porta di chi ha scritto o postato qualcosa di indesiderabile. attenti anche a voi ragazzi di contropiano, la nuova Gestapo controlla tutti noi…


  • Matteo

    Internet in realtà è già stato “normalizzato” da almeno un quindicennio con l’esplosione del fenomeno dei social network, sostanzialmente Facebook, Instagram, Twitter, X e TikTok, che hanno di fatto chiuso la stagione – per certi versi gloriosa – dei forum di discussione e dei blog dove si poteva discutere senza che uno stupidissimo algoritmo che decidesse cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Questa notizia è solo l’ennesimo tassello che va al suo posto in un contesto di Terza guerra mondiale a pezzi.

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