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Venezuela. Intervista con Juan Lenzo, di Uniòn Comunera

«Siamo coscienti delle contraddizioni»

Macht von unten, Potere dal basso

Indipendenza, Comuna e Socialismo“– questa è la parola d’ordine centrale dell’Unione nazionale delle Comune – Union Comunera – . L’emblema dell’organizzazione riprende una mano di destra rinchiusa a pugno che picchia sulla mano di destra. Si riferisce al gesto con il quale Hugo Chavez esprimeva l’essere pronto alla lotta. Attualmente, la „Union“raggruppa più di 50 Comuni in 15 stati federali venezuelani. Come dice l’organizzazione stessa, i settori centrali di cui si occupa sono l’educazione, l’economia e la produzione comunali, la comunicazione, l’attivazione e la difesa del territorio. Hugo Chavez, morto nel 2013, chiamava le “Comunas” le “cellule germinali per la costruzione del socialismo”.

Lei è cofondatore dell’emittente televisivo collettivo Tatuy TV  e responsabile per la comunicazione della “Unión Comunera de Venezuela”, l’unione nazionale dei Comuni chavisti. Cosa la porta a Berlino?

Siamo una brigada, organizzata dalla “Unión Comunera”, con il compito di stabilire relazioni con organizzazioni di sinistra e con movimenti sociali europei, di imparare dalle esperienze di lotta di altri e di condividere nostre esperienze di costruzione del potere comunale in Venezuela. Siamo stati nel paese basco, in diverse città del Nord della Spagna, poi nel Belgio a Bruxelles e Ostende. Siamo stati anche nei Paesi Bassi. E adesso siamo cui.

Quale esperienze avete fatto in Europa?

Siamo già in contatto per scambio di esperienze con tante organizzazioni, tramite brigate che hanno potuto conoscere la costruzione delle “Comunas” sul posto, nel Venezuela. Abbiamo coordinato la nostra visita in Europa con l’Assemblea Internazionale dei Popoli. Si tratta di una piattaforma che riunisce più di 200 organizzazioni rivoluzionarie di tutto il mondo – in tutto rappresentano quasi 30 paesi.

Il lavoro è volto a sviluppare delle agende comuni e di tessere una rete di solidarietà con la rivoluzione bolivariana. Vorrei raccontare una storia, che viene spesso censurata dai mass media tradizionali, ossia, la Storia del popolo bolivariana, che continua la sua lotta contro l’imperialismo e per la costruzione del socialismo.

Sicuramente, ci sono state domande sulle elezioni e sugli sviluppi successivi.

Si, è stato un punto costante durante i colloqui. Tanti sono preoccupati e dimostrano grande interesse per il tema. Le organizzazioni hanno un atteggiamento molto critico verso i creatori d’opinione (opinion builder) dei grandi gruppi mediatici e vogliono avere una visione più ampia su cosa è avvenuto, anche per quello che riguarda la complessità della democrazia venezuelana. Questa non si limita alle sole elezioni, ma comprende migliaia di processi di consultazioni, partecipazioni e consulenze.

Questo è un buon momento per spiegare, in quale modo la “Unión” ci partecipa.

La democrazia venezuelana è basata su assemblee comunali dei cittadini. I loro delegati formano nel loro assieme quello che noi chiamiamo Comunas. Questo processo ha iniziato negli anni 2004, 2005 e 2006. Ed ha continuato a svilupparsi, salvo che nei periodi della crisi in Venezuela, quando questa ha frenato il progresso del processo comunale e lo ha riportato indietro.

Per lottare con questo regresso, è stato provato, sin dal 2019, di fare comunicare tra di loro le stesse strutture comunali. La “Unión Comunera” è nata da questo processo di rendere comune le varie esperienze comunali e di intraprendere la ricostruzione. Nel 4 marzo 2022 ha avuto luogo il suo congresso fondativo, e proprio durante tutto questo mese si svolge la sua prima conferenza nazionale. Lo scopo ne è di discutere della sua linea politica per i due anni a venire e di rinnovare la struttura.

Il Presidente Hugo Chávez ha dato inizio al processo bolivariano e ha portato avanti l’idea delle “Comunas”. Il suo successore Nicolás Maduro invece viene visto in modo chiaramente più critico. Come valutate lo sviluppo?

Noi riconosciamo che il governo e lo stesso Presidente Maduro hanno dato un importante impulso al movimento popolare quando, negli anni della crisi, questo stava decadendo. A giugno di quest’anno il Presidente ha nominato a ministro per le Comunas nella persona di Ángel Prado, proprio un “comunalista”. Noi consideriamo questo come un atto di fiducia e un sostegno del movimento. Ha anche sostenuto i processi di consulta nazionale ed ha contribuito a ravvivare la fiamma in modo un po’ nuovo.

In generale, come è il rapporto tra Comuni e Stato venezuelano?

Hugo Chávez ha provato, partendo dallo Stato, di portare avanti cambiamenti e trasformazioni rivoluzionari. Il Comandante ha cercato ad aprire all’interno dell’apparato statale uno spazio e a trasmettere il potere politico nelle mani del popolo. Assieme a questo esprimeva la sua convinzione che questo nuovo potere, che viene dal basso, deve avere un certo grado di autonomia.

Partiva dal principio, che doveva trattarsi di un potere vero, costituente, dal quale doveva emergere una nuova classe popolare. Aveva capito che certamente avevamo intrapreso la strada verso la costruzione del socialismo, ma che allo stesso tempo vivevamo ancora in un modello semi-capitalistico. Ecco perché vedeva la Comuna come la forza potenziale per rovesciare lo stato borghese.

Il rapporto con l’attuale quadro istituzionale in Venezuela è quello del dialogo e della collaborazione, quando troviamo terreno per alleanza e punti di corrispondenza. Le tensioni e i conflitti appaiano quando incontriamo ostacoli, oppure avversari del progetto collettivo.

Ci può citare un esempio?

Abbiamo il caso del compagno Oswaldo. Nell’anno 2019 lui ed altre persone decisero di salvare un pezzo di terreno che era di proprietà statale e doveva essere privatizzato. Si intromisero le Comunas e salvarono l’azienda agricola, ciò che provoco dei conflitti con diverse istituzioni statali. Ma durante questo periodo di conflitto noi ricevemmo anche solidarietà e sostegno. Oggi questo terreno agricolo è in mano dei membri delle nostre Comunas e viene utilizzato con utilità produttiva.

Ma tali tensioni esistono, come esistono gli spazi per il dialogo e la collaborazione, come nel caso della Consulta Popolare Nazionale, dove lo Stato viene utilizzato a servizio del progetto collettivo. Dei conflitti possono apparire su elementi concreti, ad esempio controversie su terreno o mezzi di produzione.

Come vede la pressione sul vostro paese, che esercita innanzitutto l’imperialismo statunitense?

Noi siamo perfettamente coscienti del fatto che l’aggressione non mira soltanto ad abbattere Maduro, ma che mira a fare sparire l’idea del Chávismo e del socialismo. A questo scopo esiste un fronte d’aggressione mediatica, diplomatica e economica, che finanza anche la violenza interna. E per questo noi puntiamo sulla forza dell’organizzazione popolare in collegamento con le altre forze sociali, politiche e militari.

Noi ci articoliamo nel quadro di un fronte anti-imperialista. Hanno provato a sterminare la Rivoluzione con la fame. Ma i contadini venezuelani sono riusciti di fornire generi alimentari alla popolazione. Anche il progetto delle Comunas ha contribuito a tenere alto il morale. Vale a dire, che noi siamo perfettamente coscienti sul ruolo che noi abbiamo, e sulla possibilità che la minaccia possa aumentare.

Hanno luogo anche aggressioni della destra organizzata su istituzioni, compagni e dirigenti in diversi Comuni. Il nostro approccio consiste ad evitare lo scontro ad ogni costo. Ma è fuori di ogni dubbio che questi sono tempi complicati per le nostre organizzazioni collettive, perché devono affrontare nei propri territori contraddizioni ed aggressioni capeggiate e coordinate dalle forze di destra.

Dopo gli scontri violenti seguiti alle elezioni al momento la situazione sembra essere più tranquilla. Cosa vi aspettate nel futuro?

Noi insistiamo sul fatto che il processo dell’organizzazione popolare deve essere rafforzato e accelerato. Noi faremo tutti gli sforzi possibili per collaborare anche con quelli che durante le ultime elezioni hanno votato contro di noi. Noi dobbiamo risaldare la nostra base sociale e ricostruire il nostro tessuto.

Davanti a noi abbiamo tante sfide da affrontare per resistere all’attacco imperialista in arrivo, e che si rafforzerà, qualora Donald Trump dovesse vincere le elezioni. Durante tutto il periodo dell’evolversi del processo rivoluzionario ci siamo in qualche modo abituati all’aggressione continua e permanente ai nostri progetti. In Venezuela non c’è momento per annoiarsi.

Cosa rispondete a quelli che, davanti agli ultimi sviluppi stentano con il loro sostegno al Venezuela?

Insomma… Cosa possiamo dire su persone che continuano a dare il loro contributo al processo rivoluzionario bolivariano e a voler impegnarsi per il suo sviluppo? Noi combattiamo ancora per la nostra autodeterminazione e la nostra sovranità. Noi non permettiamo che qualsiasi potenza straniera s’immischi negli affari del nostro popolo. Noi siamo anche coscienti di contraddizioni, ma noi disponiamo di abbastanza capacità e strumenti per risolverle nell’ambito del nostro paese.

In Venezuela c’è una popolazione che continua a difendersi con coraggio e dignità dall’aggressione imperialista e che con perseveranza continua la sua strada collettiva verso il socialismo. Un popolo ispirato dalle idee e dai principi politici del Comandante. Noi non chiediamo una solidarietà automatica. Ma noi chiediamo di sostenere un popolo che lotta e continua a resistere. E chiediamo all’imperialismo di non toccare il Venezuela.

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»Wir wissen um die Widersprüche«

Venezuela: Aufbau kommunaler Selbstbestimmung im Verhältnis zum Staat und der gemeinsame Kampf gegen den Imperialismus. Ein Gespräch mit Juan Lenzo

Von Ina Sembdner

Macht von unten

Der zentrale Slogan des nationalen Verbandes der Kommunen, Unión ­Comunera, ist »Unabhängigkeit, Comuna und Sozialismus«. Das Emblem der Organisation stellt eine linke Faust dar, die auf die rechte Hand schlägt, inspiriert von dem Zeichen, das Hugo Chávez als Geste der Kampfbereitschaft verwendete. Derzeit umfasst die Unión mehr als 50 Gemeinden in 15 venezolanischen Bundesstaaten. Zentrale Bereiche sind nach eigenen Angaben Ausbildung, kommunale Wirtschaft und Produktion, Kommunikation, die Aktivierung und integrale Verteidigung des Territoriums. Der 2013 verstorbene Chávez bezeichnete die Comunas als »Keimzellen für den Aufbau des Sozialismus«.

Sie sind Mitgründer des venezolanischen Gemeinschaftsfernsehsenders Tatuy TV und verantwortlich für die Kommunikation der Unión Comunera de Venezuela, dem nationalen Verband der chávistischen Kommunen. Was führt Sie nach Berlin?

Wir sind eine Brigade, die von der Unión Comunera organisiert wird, um Beziehungen zu europäischen linken Organisationen und sozialen Bewegungen aufzubauen, von den Kampferfahrungen anderer zu lernen und unsere Erkenntnisse beim Aufbau kommunaler Macht in Venezuela zu teilen. Wir waren im Baskenland, in mehreren Städten im Norden Spaniens, dann in Brüssel und Ostende in Belgien. Wir waren auch in den Niederlanden. Und nun sind wir hier.

Welche Erfahrungen haben Sie in Europa gemacht?

Mit vielen Organisationen stehen wir bereits durch Brigaden im Austausch, die den kommunalen Aufbau in Venezuela vor Ort kennengelernt haben. Den Besuch in Europa haben wir mit der Internationalen Versammlung der Völker koordiniert. Das ist eine Plattform, die mehr als 200 revolutionäre Organisationen aus der ganzen Welt zusammenbringt – insgesamt fast 30 Länder. Die Arbeit zielt darauf ab, gemeinsame Agenden zu entwickeln und Netzwerke der Solidarität mit der Bolivarischen Revolution zu knüpfen. Ich möchte eine Geschichte erzählen, die in den traditionellen Medien oft zensiert wird – die Geschichte des bolivarischen Volkes, das weiterhin gegen den Imperialismus und für den Aufbau des Sozialismus kämpft.

Die Wahlen und die Entwicklungen im Nachgang waren bestimmt oft ein Thema.

Ja, es war ein ständiger Punkt in den Konsultationen. Viele sind besorgt und haben ein großes Interesse an dem Thema. Die Organisationen stehen den Meinungsbildern der großen Medienkonzerne sehr kritisch gegenüber und wollen eine umfassendere Sicht auf das Geschehen haben, auch was die Komplexität der venezolanischen Demokratie betrifft. Diese beschränkt sich nicht nur auf die Abstimmung, sondern auf Tausende von Prozessen der Konsultation, Beteiligung und Beratung.

Ein guter Zeitpunkt zu erklären, wie die Unión daran beteiligt ist.

Die venezolanische Demokratie basiert auf kommunalen Bürgerversammlungen. Deren Räte bilden in ihrer Gesamtheit das, was wir die Comunas nennen. Dieser Prozess begann in den Jahren 2004, 2005 und 2006. Und er hat sich weiterentwickelt, mit Ausnahme von Zeiten, in denen die Krise in Venezuela den Fortschritt des kommunalen Prozesses beeinträchtigt und zurückgeworfen hat. Um dem entgegenzuwirken, wurde ab 2019 versucht, die kommunalen Strukturen zu verbinden. Aus diesem Prozess der Verbindung der verschiedenen kommunalen Erfahrungen und des Wiederaufbaus enstand die Unión Comunera. Am 4. März 2022 hielt sie ihren Gründungskongress ab, gerade findet den ganzen Monat über die erste nationale Konferenz statt. Ziel ist es, die politische Linie für die nächsten zwei Jahre zu diskutieren und die Struktur zu erneuern.

Der frühere Präsident Hugo Chávez hat den bolivarischen Prozess ins Rollen gebracht und die Idee der Comunas vorangetrieben. Sein Nachfolger Nicolás Maduro wird dahingehend deutlich kritischer gesehen. Wie bewerten sie die Entwicklung?

Wir erkennen an, dass die Regierung und Präsident Maduro selbst der Volksbewegung in den Jahren der Krise, als diese im Niedergang begriffen war, einen wichtigen Auftrieb gegeben haben. Im Juni dieses Jahres ernannte er mit Ángel Prado einen Kommunalisten zum Minister für die Comunas. Wir betrachten das als ein Vertrauensvotum und eine Unterstützung für die Bewegung. Er hat auch die Prozesse der nationalen Konsultation gefördert und dazu beigetragen, die Flamme ein wenig neu zu entfachen.

Wie ist allgemein das Verhältnis zwischen den Kommunen und dem venezolanischen Staat?

Hugo Chávez hat versucht, vom Staat aus revolutionäre Veränderungen und Umgestaltungen voranzutreiben. Der Comandante wollte einen Raum innerhalb des Staatsapparates öffnen und die politische Macht in die Hände des Volkes legen. Aber er sprach sich auch dafür aus, dass diese neue Macht, die von unten kommt, einen gewissen Grad an Autonomie haben sollte. Er ging davon aus, dass es sich um eine echte ­konstituierende Macht handeln würde, aus der eine neue Volksklasse hervorgehen würde. Er erkannte, dass wir zwar den Weg zum sozialistischen Aufbau eingeschlagen hatten, aber immer noch in einem halbkapitalistischen Modell lebten. Daher sah er die Kommune als eine potentielle Kraft, um die Macht des bürgerlichen Staates zu stürzen.

Die Beziehung zu dem vorherrschenden institutionellen Rahmen in Venezuela ist eine des Dialogs und der Zusammenarbeit, wenn wir Allianzen und Anknüpfungspunkte finden. Spannungen und Konflikte gibt es, wenn wir auf Hindernisse oder Gegner des gemeinschaftlichen Projekts stoßen.

Können Sie uns ein Beispiel nennen?

Wir haben hier den Fall vom Genossen Oswaldo. Im Jahr 2019 beschlossen er und andere, Land zu retten, das in staatlichem Besitz war und privatisiert werden sollte. Also griffen die Comunas ein und retteten die Farm, was zu einem Konflikt mit einigen staatlichen Institutionen führte. Aber inmitten dieses Konflikts erhielten wir auch Solidarität und Unterstützung. Heute ist das Land in den Händen unserer Comunas-Mitglieder und wird produktiv genutzt.
Aber diese Spannungen sind ebenso von Dauer, wie die Räume des Dialogs und der Zusammenarbeit, etwa im Fall der Nationalen Volkskonsultation, wo der Staat in den Dienst des Gemeinschaftsprojekts gestellt wird. Konflikte entstehen durch konkrete Elemente wie Streitigkeiten über Land oder Produktionsmittel.

Wie sehen Sie den Druck, den vor allem der US-Imperialismus auf Ihr Land ausübt?

Wir sind uns absolut klar und bewusst, dass die Aggression nicht nur darauf abzielt, Maduro zu stürzen – die Idee des Chávismo und des Sozialismus soll verschwinden. Es gibt also eine Front der kommunikativen, diplomatischen und wirtschaftlichen Aggression, die auch die interne Gewalt finanziert. Deshalb setzen wir auf die Stärke der venezolanischen Volksorganisation in Verbindung mit dem Rest der sozialen, politischen und militärischen Kräfte. Wir artikulieren uns in einer antiimperialistischen Front. Sie haben versucht, die Revolution auszuhungern. Dennoch gelang es den venezolanischen Bauern, die Bevölkerung mit Lebensmitteln zu versorgen. Auch das kommunale Projekt trug dazu bei, die Moral hochzuhalten. Wir sind uns also absolut im klaren über die Rolle, die wir spielen, und über die Möglichkeit, dass die Bedrohung zunehmen könnte.

Es gab auch Angriffe der organisierten Rechten auf Einrichtungen, Genossen und Führungspersonen in mehreren Kommunen. Unser Ansatz ist zwar, Konfrontation um jeden Preis zu vermeiden. Aber es besteht kein Zweifel, dass dies komplizierte Zeiten für unsere Gemeinschaftsorganisationen sind, weil sie in ihren eigenen Gebieten mit diesen Widersprüchen und der Aggression umgehen müssen, die von der Rechten angeführt oder koordiniert werden.

Nach den gewaltsamen Auseinandersetzungen im Nachgang der Wahl scheint die Lage im Moment etwas ruhiger zu sein. Was erwarten Sie für die Zukunft?

Wir bestehen darauf, unsere Prozesse der Volksorganisation zu stärken und zu beschleunigen. Und wir werden alle Anstrengungen unternehmen, um auch mit denen zusammenzuarbeiten, die bei den letzten Wahlen gegen uns gestimmt haben. Wir müssen unsere soziale Basis wiederherstellen und unser Gefüge neu aufbauen. Wir haben viele Herausforderungen vor uns, um dem kommenden imperialistischen Ansturm standhalten zu können, der sich noch verstärken wird, wenn Donald Trump die Wahlen in den USA gewinnen sollte. Irgendwie haben wir uns während des gesamten revolutionären Prozesses an die anhaltende und permanente Aggression gegen unsere Projekte gewöhnt. In Venezuela gibt es keine Gelegenheit für Langeweile.

Was entgegnen Sie jenen, die angesichts der jüngsten Entwicklungen mit ihrer Unterstützung für Venezuela hadern?

Nun gut. Was können wir sagen über Menschen, die immer noch ihren Beitrag zum bolivarischen revolutionären Prozess leisten und für seine Entwicklung eintreten wollen? Wir kämpfen immer noch für unsere Selbstbestimmung und unsere Souveränität. Wir lassen nicht zu, dass sich irgendeine ausländische Macht in die inneren Angelegenheiten, die uns als Volk betreffen, einmischt. Wir wissen um die Widersprüche, aber wir verfügen über ausreichend Kapazitäten und Instrumente, sie innerhalb unseres Landes zu bewältigen und zu lösen.

In Venezuela gibt es eine Bevölkerung, die sich weiterhin mit Tapferkeit und Würde gegen die imperialistische Aggression wehrt und auf dem gemeinsamen Weg zum Sozialismus beharrt. Inspiriert von den Ideen und dem politischen Ansatz des Comandante. Wir bitten nicht um automatische Solidarität. Aber wir bitten um Unterstützung für ein Volk, das kämpft und weiter Widerstand leistet. Und wir fordern den Imperialismus auf, die Finger von Venezuela zu lassen.

 da Junge Welt

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