Il leader di Hamas Yahya Sinwar potrebbe essere stato ucciso in un attacco israeliano a Gaza. A comunicarlo sono le Forze armate israeliane precisando che stanno ancora verificando la circostanza. Al momento, affermano l’esercito e i servizi di sicurezza di Tel Aviv, non è possibile confermare l’identità di tre palestinesi uccisi oggi.
Successivamente, un alto funzionario israeliano ha detto ai media che l’attuale valutazione è che vi sia “un’alta probabilità” che il palestinese ucciso sia Yahya Sinwar”. Il recupero del cadavere risulta complicato nel timore della presenza di esplosivi. La conferma definitiva potrà essere data solo con il test DNA. Secondo l’emittente israeliana Canale 13, Sinwar sarebbe stato ucciso nella zona di Tal Al-Sultan, a Rafah, mentre Canale 12 informa che i ministri del governo israeliano sono stati convocati per discutere dell’uccisione di Sinwar.
Secondo quanto riporta il Times of Israel, le truppe israeliane che operavano a Gaza non stavano prendendo di mira Sinwar e non sapevano che potesse essere nell’edificio che stavano attaccando.
Le truppe hanno avvistato diversi combattenti palestinesi entrare in un edificio ed è stato ordinato un attacco contro di esso, che ha parzialmente fatto crollare la struttura.
Solo dopo che i soldati israeliani sono arrivati per ispezionare i danni, si sono resi conto che uno dei tre palestinesi uccisi assomigliava a Sinwar.
Yahya Sinwar, 62 anni, proviene dal campo profughi di Khan Younis, nel sud di Gaza. È il fondatore degli organi di sicurezza interna di Hamas ed è stato incarcerato da Israele per 23 anni.
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Marco
sicuramente colpisce la morte di un dirigente della resistenza palestinese, tuttavia è la morte sul campo di battaglia, un evento messo in conto, dal singolo militante o dirigente e dalle organizzazioni. Non vedo in questa morte né in quella di altri dirigenti palestinesi o libanesi una sconfitta. Le morti tragiche e pesanti una per tutte quella del Che hanno alimentato generazioni. Semmai vedo un segno di una coerenza, nonostante di fronte ci sia un nemico potentissimo, Israele che pratica una politica di annientamento genocida. Perdersi in una distinzione sulla radice culturale e religiosa, distoglie da elementi centrali uno fra tutti la coerenza estrema, anche in una situazione difficilissima sembra garantire un presente e un futuro alla resistenza palestinese. 75 anni di occupazione e un anno di barbarie genocida con rifornimenti militari imponenti da USA e UE, non sono bastati a ottenere ragione dei palestinesi a Gaza. Dall’ altro la c’è l’architettura degli accordi di Oslo e la prospettiva che l’ ANP. offre ai palestinesi. La dicotomia scioccante che offre lo spettacolo di una dirigenza scissa dalla realtà e scissa persino dal suo corpo sociale. Quanto avviene in medio oriente, in Palestina è speculare alla deriva nel migliore dei casi politicante, borghese di quella definita in un termine vago sinistra, dove campeggiano pseudo marxisti, ribellisti, democratici, libertari più libertini che libertari. Insomma un pezzo di società che in fondo in questo sistema di sfruttamento e di guerra nonostante tutto campa bene.
Pasquale
Sinwar o altri cambierà poco o niente. Per lo stato terrorista israeliano tutti i palestinesi devono sparire perchè questo è il loro progetto. ‘Vogliamo ricolonizzare Gaza’. Lo ha affermato Svi Sukkot, membro del partito del Sionismo Religioso intervistato da Francesca Mannocchi. I fasciosionisti coloni israeliani che siedono nella Knesset.