Dall’inizio dell’aggressione genocida sionista-americana, l’esercito di occupazione ha attuato un piano predisposto alla distruzione di Gaza e allo sfollamento dei suoi residenti. Questo piano è legato a progetti di investimento concordati a livello internazionale e arabo, sì, arabo, e questo silenzio lo conferma.
L’esercito di occupazione ha usato un intenso fuoco per spingere i cittadini a lasciare le loro case e fuggire fuori Gaza, ma gli abitanti di Gaza hanno preferito la morte e il martirio sotto le macerie delle loro case piuttosto che emigrare e lasciare Gaza come una facile preda dell’occupante. Davanti al mancato successo si è passato al piano B, vale a dire genocidio, terra bruciata e distruzione globale, in preparazione all’attuazione del piano americano-europeo-indiano.
Utilizzando la politica dell’inganno, dell’anestesia, della disinformazione mediatica e di inconsistenti giustificazioni per attuare il piano, leggasi in questo le ripetute visite del capo della diplomazia Blinken, le lunghe attese di negoziato, o le possibilità di un cessate il fuoco, anche per motivi umanitari. Tutto ciò che viene detto e dichiarato non è altro che menzogne per guadagnare tempo a favore di chi sta facendo il lavoro sporco per conto dei mandanti: sionisti, Usa e alcuni paesi europei e arabi.
È il vero genocidio commesso contro il popolo palestinese nella Striscia di Gaza, con armi e aerei americani e occidentali, e l’accanimento contro il nord di Gaza. Jabalia è la prova che il governo di estrema destra va avanti con il suo piano di distruzione per obbligare i palestinesi a lasciare la zona, per ricostruire le colonie israeliane, e permettere la realizzazione del nuovo canale che collega il mediterraneo al mar rosso il cosiddetto Canale Ben Gurion, cioè una base militare americano-sionista e costruendo resort, parchi e insediamenti per i nuovi colonizzatori.
Mentre Gaza sta morendo, la Palestina sta bruciando, continua il silenzio assordante della comunità internazionale e dei paesi arabi. E la resistenza continua.
Per maggiore comprensione, è vero che la Palestina è sotto occupazione, ma non è da sola, guardiamo i cosiddetti paesi indipendenti del Medio Oriente, come sono occupati dalle basi militari statunitensi.
I dettagli delle basi americane in Medio Oriente
1—Arabia Saudita
Base Prince Sultan: 5.000 soldati americani e 80 aeri da combattimenti.
2—Iraq
– base di Balad con 50mila soldati e dispone di piste per aerei F16.
– Base Taji
– Base della gamma Kirkuk
– Base di Ain al-Assad al-Qadisiyah nell’Anbar occidentale e base di Habbaniyah.
3—Qatar
– Base aeroportuale di Abu Nakhla, quartier generale del Comando Centrale degli Stati Uniti. E la sede HQ 83RAF dell’aeronautica britannica.
– Il quartier generale 379 è una base dell’aeronautica americana*
– Il quartier generale del 319° Corpo di spedizione aereo americano, che comprende caccia, carri armati e aerei.
4—Bahrein
– Base navale americana è una base per il leggendario Fifth Bahrain, che contiene 4.500 soldati americani, diversi sottomarini d’attacco e un cacciatorpediniere navale.
– Base aerea aggiunta di Sheikh Issa di bombardieri e caccia tattici.
5—Kuwait
– La base del campo Doha, situata a nord-ovest del Kuwait, contiene 11.000 soldati americani e comprende il comando centrale delle forze americane.
– 3a divisione di fanteria,1000 carri armati, e 77 aerei
– Accampamento Arejan: Una base militare americana con 9.000 soldati.
– La base aerea di Al-Salem comprende la 386a divisione.
– La base di Camp Virginia in Kuwait, a est del Kuwait, dispone di 2.000 caccia e aerei F16.
6—Sultanato dell’Oman
– Secondo l’accordo firmato il 14 marzo 2009 n. 221, si dà all’America il diritto di utilizzare 24 strutture militari.”
– 2011, il Sultanato dell’Oman ha finanziato il 79% delle forze americane secondo l’accordo firmato.
– La base aerea di Masirah è utilizzata dalle forze britanniche e viene utilizzata come magazzino militare per le forze britanniche e americane. La DynCorp è presente lì e la sua missione è l’addestramento militare e di intelligence e il supporto aereo.
7—Emirati Arabi Uniti
– La base aerea di Al Dhafra comprende la 380a divisione aerea degli Stati Uniti, dove si trovano le basi di lancio degli aerei da ricognizione: ospita 5.000 soldati e Include velivoli Global Hawk e AWACS.
– Il porto di Jebel Ali ha una grande nave da guerra.
8—Gibuti
– Base di Limonia, che ospita 1.900 soldati americani.
Include la portaerei USS Mount Whitney con a bordo 450 soldati americani.
9—Egitto.
– Base aerea statunitense a ovest del Cairo.
10—Giordania.
– La Giordania ha firmato un accordo con gli Stati Uniti d’America per l’utilizzo di tutte le basi e gli aeroporti militari. In Giordania Si trova 6000 soldati americani.
11—Marocco.
– Una base nel nord del Marocco, la base aerea King Hassan, che dispone di 40 aerei e carri armati e due basi di intelligence e sicurezza.
A ciò si aggiungono le navi da guerra e le portaerei nel Mar Rosso e gli oltre 30.000 soldati americani.
Nonché le basi militari in Siria e Turchia e le portaerei in tutti i nostri mari.
Tutte queste forze militari hanno lo scopo di controllo, eppure l’America si rende conto che la sua perdita di controllo può verificarsi in qualsiasi momento se questi regimi cadono e le persone si ribellano.
Quindi cerca di creare crisi per i popoli della regione che li inchiodano in una spirale di conflitto permanente per indebolire sempre più la nazione araba e islamica e mantenere lo status di instabilità permanente.
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Enea Bontempi
Non è possibile negare che Israele, sostenuto, finanziato, armato e coperto dagli USA e dalla UE, sta vincendo la guerra ed è riuscito a decapitare fisicamente e politicamente il movimento di Hamas. Senza contare la complicità della maggior parte dei governi arabi e la debolezza nel sostenere la causa palestinese e nel proteggere i suoi capi continuamente dimostrata dal regime reazionario e teocratico iraniano. In realtà, l’opinione pubblica mondiale vale quanto il due di picche sul terreno concreto dei rapporti di forza, e poco più valgono i tribunali e le corti di giustizia con le loro platoniche sentenze di condanna del genocidio israeliano. Della Russia e della Cina, così come dell’ONU è poi meglio non parlare. Purtroppo quella a cui stiamo assistendo non è la fine di Israele, ma la fine della Palestina. Un’alternativa esiste ed è la guerra popolare armata di lunga durata, che è l’unico modo per contrastare e sconfiggere l’imperialismo e il sionismo, suo cane da guardia.
Redazione Roma
Beh, quando parli di “alternativa” dovresti almeno riconoscere che i palestinesi non sono certo stati con le mani in mano in tutti questi anni ma, a quanto pare, da solo non è bastato. Le emozioni da tastiera vanno gestite meglio, sennò si diventa tragicomici