Una delegazione del governo provvisorio siriano è arrivata ieri a Doha come parte di un tour regionale per discutere di questioni strategiche. Guidata dal ministro degli Esteri Assad Al-Shibani, la delegazione includeva il ministro della Difesa Marhaf Abu Qasra e il capo dell’intelligence generale Anas Khattab.
Hanno incontrato il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, così come il ministro di Stato Mohammed Al Khulaifi.
Dopo l’incontro, Al-Shibani ha delineato i piani del governo per ricostruire la Siria, dare potere al suo popolo e creare un governo rappresentativo. Ha criticato l’impatto delle sanzioni economiche sulla popolazione siriana e ha esortato gli Stati Uniti a revocarle per accelerare gli sforzi di ripresa e ricostruzione.
Al-Shibani ha evidenziato l’obiettivo della Siria di promuovere relazioni pacifiche e cooperative con i suoi vicini arabi e regionali, contrapponendo questa visione alle politiche del precedente regime. Ha inoltre elogiato il sostegno del Qatar al popolo siriano e ha sottolineato l’importanza di partnership incentrate sui servizi essenziali e sulla pace regionale.
Sebbene Al-Shibani non abbia divulgato accordi specifici, gli analisti ritengono che l’amministrazione stia facendo affidamento sul Qatar e sulla Turchia per influenzare gli Stati Uniti e l’UE al fine di allentare le sanzioni.
Washington ha recentemente esteso le sanzioni alla Siria fino al 2029, mentre i paesi dell’UE rimangono divisi. Alcuni stati europei hanno espresso la volontà di allentare le restrizioni, mentre altri sostengono che l’allentamento delle sanzioni dovrebbe essere legato alle riforme della governance, ai diritti delle minoranze e a libertà più ampie.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha affermato che è improbabile che le sanzioni contro il regime di Bashar al-Assad e i suoi funzionari vengano revocate. Tuttavia, ha osservato che le restrizioni che ostacolano gli aiuti umanitari potrebbero essere allentate.
Barrot ha sottolineato la necessità di riforme economiche per contrastare il crollo del PIL siriano, che si è ridotto a un quinto dei suoi livelli prebellici, e per impedire alle potenze straniere di sfruttare la caduta di Assad per destabilizzare ulteriormente il paese.
A livello interno, la “coalizione siriana” (di cui abbiamo riportato il comunicato https://contropiano.org/news/internazionale-news/2024/12/22/siria-i-ceti-laici-e-la-sinistra-provano-ad-organizzarsi-0178705), esclusa dal processo di transizione da Ahmed al-Sharaa ma accolta per la partecipazione individuale, ha avviato colloqui con le forze politiche locali, in particolare a Sweida, dove le fazioni resistono al disarmo e all’imposizione dell’autorità centrale.
Una delegazione, tra cui il capo della coalizione Hadi al-Bahra, il negoziatore Badr Jamous e il rappresentante del Consiglio curdo Ibrahim Bro, ha incontrato il leader druso Sheikh Hikmat al-Hijri per discutere di un meccanismo congiunto per la prossima conferenza nazionale sul futuro della Siria.
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