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Europa “vassalla o protagonista”? Mattarella invoca una UE autonoma nella competizione globale

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Marsiglia per ricevere un’onorificenza di Dottore Honoris Causa dall’Università di Aix-Marseille. Con l’occasione, ha ovviamente tenuto una lectio magistralis, che è di notevole interesse per come si è sbilanciato sugli scenari internazionali.

Dopo aver incontrato la comunità italiana lì presente, e quella dei transalpini legati al nostro paese, ha fatto un lungo discorso che è durato quasi mezz’ora e che – per una volta – è stato tutto fuorché di rito. Mettendo nero su bianco le opzioni che si presentano nei prossimi anni alla UE, nella complessità della competizione globale.

L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o invece divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie, con, al massimo, la prospettiva di un ‘vassallaggio felice’?

Il capo di Stato italiano invoca insomma due strade nell’orizzonte della UE, innanzitutto nel rapporto col suo alleato oltre l’Atlantico. Il “giardino” europeo, come lo ha definito Borrell, si deve opporre a Russia, Cina, Iran – le ‘autocrazie’ -, ma anche alle oligarchie descritte come il terreno su cui agiscono “figure di neo-feudatari del Terzo millennio“.

Il riferimento a Elon Musk è reso più che mai esplicito, affermando che questi “novelli corsari […] aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche“.

Mancava solo citare direttamente Starlink. Ma Mattarella dovrebbe ricordare che, seppur concedendo ai miliardari di oggi una propria ed evidente specificità, in Italia abbiamo avuto gruppi imprenditoriali che per decenni ne hanno determinato le politiche industriali (vedi gli Agnelli) e che ancora oggi continuano a farlo, ottenendo sussidi in cambio di promesse sull’occupazione mai mantenute.

Ma soprattutto, è Bruxelles stessa ad essere un verminaio di lobbies. La UE esprime una forma certamente particolare di governance, ma senza dubbio è la fisionomia che la borghesia continentale ha trovato per fare in modo che siano comunque le multinazionali (“i mercati“) a decidere gli indirizzi fondamentali da perseguire.

L’attacco a Washington continua ricordando che in questa “nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale“, le strutture pensate per essere il luogo di mediazione già esistono, ma oggi si corre “il rischio del ripetersi di quanto accaduto negli anni Trenta” e “si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle“.

Di nuovo, il riferimento all’atteggiamento della nuova amministrazione statunitense verso l’ONU e le sue agenzie è lapalissiano. Anche se è mistificante la sovrapposizione operata tra il sistema del diritto internazionale (appunto l’Onu e tutte le istituzioni similari) e il famoso, ma non meglio specificato, “ordine basato su regole“, che è stato in realtà sempre una formula per nascondere la dominazione occidentale.

Mattarella richiama Trump nell’alveo di “un ordine internazionale che […] ribadisce la propria funzione, conferma la propria stabilità, se alimentato con impegno, sviluppando capacità di ascolto e adattamento, cooperazione rispetto ai fenomeni che si presentano“. Ma anche qui, l’inquilino del Quirinale fa un’opera di mistificazione.

Era lui ministro della Difesa e vicepresidente del Consiglio, con D’Alema, quando l’Italia si imbarcò nella missione NATO che bombardò Belgrado, senza alcuna approvazione dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. È in quel momento che la legittimità dell’ordine internazionale sviluppatosi negli anni precedenti ha cominciato ad essere logorata, e ancor di più con l’invasione dell’Iraq.

Del resto, il premio Nobel per la letteratura Peter Handke ha affermato che proprio con le bombe su Belgrado “è morta l’Europa ed è nata l’Unione Europea“. Non sorprende dunque che Mattarella, protagonista del passaggio storico in cui la UE si è forgiata nel disprezzo del diritto internazionale, invochi per essa un ruolo più spregiudicato sullo scenario internazionale.

Bisogna scegliere: essere ‘protetti’ oppure essere ‘protagonisti’?“, ha detto. Che tradotto, significa che Bruxelles deve acquisire una certa autonomia strategica. E non può farlo se non riaffermando da una parte una propria sfera di influenza, dall’altra combattendo le realtà che alimentano il mondo multipolare.

Per quanto riguarda il primo punto, il Presidente della Repubblica non ha infatti mancato di accennare, verso la fine del discorso, anche alla presa da rafforzare sul Mediterraneo allargato, e in particolare sul Nord Africa, considerato il “cortile di casa” delle potenze europee. A ribadire come l’eredità coloniale è stata tutto fuorché dimenticata. Anzi…

E dunque risultano ancora più odiosi i riferimenti al ruolo che, di nuovo l’ONU, ha avuto nel combattere lo sfruttamento coloniale. Basterebbe anche solo ricordare come furono le ‘democrazie occidentali’ ad astenersi alla votazione dell’Assemblea Generale del 1960 sulla “concessione dell’indipendenza ai paesi e ai popoli colonizzati“, proposta dall’URSS.

Per ciò che concerne invece la guerra al multipolarismo, la UE sa che non può fare da sola, e allora Mattarella ha chiamato l’alleato d’oltreoceano a rinsaldare l’alleanza con le potenze europee, invece che a frustrarne le mire. “Le stesse alleanze“, ha detto, “si giustificano solo in base a transeunti convergenze di interessi e, dunque, per definizione, a geometria variabile, o riguardano anche valori?

Ancora una volta, l’accenno è al valore identificato nella logora e consumata concezione della ‘democrazia‘, ridotta ormai a semplice supremazia delle classi dominanti occidentali. E l’oggetto del contendere è la guerra commerciale rilanciata dagli USA contro la UE e, in un’ultima e ancora più vergognosa opera di revisionismo storico, il presidente della Repubblica riprende il paragone con gli anni Trenta del Novecento.

La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze“, come quella transatlantica attuale. Così, “fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali“.

Lasciamo da parte il fatto che il fascismo in Italia era già ben solido al governo da almeno dieci anni, come estrema risposta reazionaria del padronato in crisi di fronte alle mobilitazioni operaie… e col plauso delle ‘democrazie’ del resto del continente. Ad ogni modo, il risultato di quegli eventi fu il prevalere del “criterio della dominazione. E furono guerre di conquista“.

Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura“. Ecco che ritorna l’evidente falsificazione della storia per legittimare ex post la guerra alla Russia. Mattarella afferma che non faranno l’errore della politica di appeasement che consegnò ai nazisti mezza Europa centrale, prima di accorgersi che non si sarebbero fermati.

Ma ci sono almeno tre elementi che mostrano come dal Quirinale abbiano completamente ribaltato la realtà che abbiamo davanti agli occhi. La prima è che la Conferenza di Monaco del 1938, citata anche da Mattarella, ha perseguito la pacificazione regalando pezzi di paesi sovrani al Terzo Reich, mentre sedersi subito a un tavolo di pace con Mosca – pochi anni fa – avrebbe evitato all’Ucraina molte perdite umane, economiche e territoriali.

Per le ‘democrazie’, anche allora, il vero pericolo era l’Unione Sovietica e il comunismo, e perciò prima avevano deciso di non intervenire in Spagna, mentre i repubblicani e le brigate internazionali tentavano di fermare l’avanzata di Francisco Franco. Poi Londra, tra il 1937 e l’aprile 1938, avrebbe anche appianato le sue divergenze con Roma riguardo il Mediterraneo e l’Africa Orientale.

Quando la Cecoslovacchia fu invasa dai nazisti, furono i sovietici ad offrirsi di intervenire per proteggerla, sempre che la Francia, legata anch’essa a Praga da un’alleanza, avesse rispettato i suoi obblighi. Cosa che non avvenne, dato che Parigi stava seguendo i britannici nel percorso che avrebbe portato proprio all’incontro di Monaco.

E questa era la seconda falsità: anche nei mesi successivi a quell’incontro, le potenze occidentali titubarono di fronte ai nazisti, convinti di poter usare le loro mire verso Est come strumento di contrasto ai sovietici. Il fascismo è stato consapevolmente accettato e persino apprezzato dalle ‘democrazie’, e il loro non è stato un errore, ma una strategia ben precisa. Fallimentare, naturalmente…

L’attuale reazione russa in Ucraina è precisamente il risultato di un’espansione verso oriente, quella della UE e della NATO. Quella della Russia non è perciò un’azione di conquista, ma il tentativo di costringere l’Occidente collettivo a negoziare un nuovo ordine di sicurezza internazionale che tenga conto delle preoccupazioni di Mosca.

Dunque, trattare con la Russia avrebbe avuto il risultato contrario a quello del Patto di Monaco, perché al Cremlino – dove governano i miliardari, così come da noi – sono preoccupati dell’espansione ai propri confini di un’alleanza militare per nulla propensa a rispettare patti e garanzie. E col terzo elemento, infine, i ruoli vanno ribaltandosi completamente rispetto alla narrazione promossa da Mattarella.

Perché la politica della ricerca di uno “spazio vitale” a Est è stata innanzitutto indispensabile per il progetto comunitario stesso, date le basi economiche mercantiliste su cui è stato costruito. L’ex ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire l’ha detto chiaro e tondo: “il nazismo fu un progetto folle, pericoloso, suicida, ma era un progetto politico di cui oggi l’Unione europea è la risposta agli antipodi“. O molto simile…

Insomma, lo spirito è quello, anche se evitiamo di edificare una grande potenza imperialistica direttamente con le armi. Almeno fino ad oggi. Perché anche le parole di Mattarella non fanno presagire nulla di buono, e anzi si presentano come un discorso molto sbilanciato verso il piano inclinato della guerra su cui, anche lì, la filiera euroatlantica ha impostato il “pilota automatico”. Verso il nulla…

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8 Commenti


  • Tonino

    Un discorso molto pericoloso quello del presidente, sempre meno “garante della Costituzione” e sempre più garante dell’ortodossia euroatlantica::di fatto ufficializza che sarà l’Europa a continuare l’ideologia neocon (“esportare la civiltà e la democrazia”, preferibilmente armi in pugno) dopo che questa sta venendo estirpata negli USA dalla nuova amministrazione. Se è così ne vedremo delle belle…


  • marat

    c’è probabilmente una svista: il patto di Monaco è del 1938


    • Redazione Roma

      Nell’articolo infatti è scritto “La prima è che la Conferenza di Monaco del 1938”


  • Andres Daniel Albiero

    Il suprematismo bianco ha portato e porterà sempre a livelli di intolleranza criminali adattandosi perfettamente alle mire capitalistiche /coloniali.


  • Mara

    Il paragone di Mattarella della Russia attuale con il terzo Reich è irricevibile e inaccettabile.Penso proprio che stia facendo opera di revisionismo storico non suffragata dai fatti


  • Andrea Vannini

    In italietta come nell’ Ucraina fascista c’ é un presidente costituzionalmente llegittimo. Con le mani macchiate di sangue. Meritevoli di essere processati per i crimini contro l’ umanità commessi.


  • Sergio Binazzi

    mattarella e ‘ già da un bel po di tempo che occupa un posto che non dovrebbe occupare, e continua a definirsi il garante della costituzione la quale continuano tutti a calpestare, che si vergogni se ha un briciolo di dignità, ma chissà cos’è la dignità per lui e tanti altri


  • Carmen

    la mia voce parla attraverso voi .Grazie

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