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Anche Google si affaccia sul mercato dell’IA per la difesa

Già la presenza di tutto il mondo delle Big Tech all’insediamento di Trump aveva dato un segnale chiaro sul riallineamento dei padroni del settore IT (Informazione e Tecnologia) agli indirizzi della nuova amministrazione. Poi è arrivata la revisione da parte di Meta dei suoi programmi sull’inclusività.

Era la naturale conseguenza di chi sale sul carro del vincitore, dopo che tra i primi ordini esecutivi firmati da Trump c’è stato quello che ha smantellato i programmi federali DEI (Diversity, Equity and Inclusion). Amazon aveva cominciato a rivedere le direttive sul tema già da novembre, e mercoledì anche Google ha fatto questo passo.

Ma c’è anche un altro ambito su cui quest’ultimo colosso di internet ha fatto retromarcia, ed è passato più in sordina, nonostante la pericolosità evidente. Alphabet, la società proprietaria di Google, ha infatti eliminato dalle sue linee guida, risalenti al 2018, la dicitura che escludeva l’applicazione dei propri strumenti in attività che “potrebbero causare danni“.

In particolare, ha eliminato i riferimenti a “armi o altre tecnologie il cui scopo principale o la cui implementazione causa o facilita direttamente lesioni alle persone“, “tecnologie che raccolgono o utilizzano informazioni per la sorveglianza violando norme accettate a livello internazionale“, e ancora “tecnologie il cui scopo contravviene a principi ampiamente accettati del diritto internazionale e dei diritti umani“.

Ha insomma revocato il divieto all’utilizzo della propria intelligenza artificiale nello sviluppo di armamenti e strumenti di sorveglianza. E tutto ciò è stato presentato raccontando esattamente il contrario: nella pagina dei principi AI di Google si legge come la preoccupazione suscitata da tecnologie emergenti abbia portato l’azienda a rivedere i propri meccanismi, per allinearsi “agli obiettivi degli utenti, alla responsabilità sociale e ai principi generalmente accettati del diritto internazionale e dei diritti umani“.

Ad essere più espliciti sono stati il vice presidente di Google James Manyika e Demis Hassabis, tra i fondatori di DeepMind, società per l’Intelligenza Artificiale controllata da Alphabet. In un lungo articolo scritto sul blog di Google, hanno reso evidente come la strada imboccata ponga la società definitivamente al servizio dell’Occidente nello scontro col mondo multipolare.

Riteniamo che le democrazieleggiamo nel loro testodovrebbero guidare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, guidate da valori fondamentali come la libertà, l’uguaglianza e il rispetto dei diritti umani. E crediamo che aziende, governi e organizzazioni che condividono questi valori dovrebbero lavorare insieme per creare un’intelligenza artificiale che protegga le persone, promuova la crescita globale e sostenga la sicurezza nazionale“.

Viene ripetuta per filo e per segno la solita propaganda euroatlantica, in cui le ‘democrazie’, in nome di valori accolti solo sulla carta, sono chiamate a sviluppare i propri apparati di sicurezza nazionale. In pratica, a moltiplicare le spese per la difesa e a instradare le loro intere società sulla via della guerra… e se ciò si ripercuote sullo stato di diritto all’interno, per loro è un costo accettabile.

Una mossa del genere da parte di Alphabet mostra probabilmente la volontà di inserirsi nel mercato della difesa, secondo gli indirizzi che la triade Palantir, Anduril Industries e SpaceX vi vogliono portare all’interno. Con tutti i pericoli annessi all’esplosione dell’uso di algoritmi in un settore così delicato.

Come si muoverà questo polo finanziario è una cosa da continuare a monitorare.

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