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La Palestina irrompe alla Vuelta

La protesta contro il genocidio del popolo palestinese scuote da due giorni la pretesa normalità della Vuelta di Spagna, una competizione che ospita tra i partecipanti la squadra israeliana Israel Premier Tech.

Nella tappa di mercoledì, con partenza da Figueres, alcuni manifestanti dei gruppi catalani di solidarietà con la Palestina hanno cercato di bloccare i ciclisti dell’equipe israeliana durante la cronometro a squadre.

Il giorno seguente i manifestanti hanno sbarrato la strada a tutto il gruppo poco dopo la partenza da Olot, prima di essere allontanati dalla polizia.

Le parole di Sylvan Adams, padrone di Israel Premier Tech, non lasciano dubbi al fatto che la partecipazione della propria squadra alle competizioni internazionali sia molto di più di un semplice fatto sportivo.

Davanti alle telecamere di ILT Israel News, il magnate canadese-israeliano ha recentemente dichiarato: “siamo in grado di vincere qualsiasi guerra sul campo di battaglia ma stiamo perdendo la guerra sul campo dell’opinione pubblica. È perciò che occorre lottare e investire milioni di euro per vincere anche questa battaglia”.

È così che Adams, forte della fortuna fatta sul mercato immobiliario, ha investito in un gruppo sportivo creato appositamente per contribuire a ripulire l’immagine compromessa del sionismo.

Ambasciatore autoproclamato di Israele, Adams propaganda il sionismo in giro per il mondo con la scusa delle due ruote, senza dimenticare gli affari: i fondi immobiliari Stoneweg e Icona Capital, riuniti recentemente sotto il marchio di SWI Group, sono tra i principali sponsor di Israel Premier Tech. Sostengono il progetto anche l’Università di Tel Aviv, l’università Ben Gurion e Startup Nation Central (una organizzazione no-profit dedita a rafforzare l’economia e la società israeliana).

La passione del magnate per il ciclismo è recente: nel 2015 Adams si mette alla guida del gruppo sportivo fondato l’anno precedente, inizialmente chiamato Israel Cycling Academy, e nel 2016 emigra in Israele dove compare accanto a Netanyahu in varie occasioni, manifestando pubblicamente il proprio appoggio al primo ministro.

Nel 2018 partecipa all’operazione che porta il Giro d’Italia in Israele, così come l’anno seguente è tra i faccendieri che portano il festival di Eurovisione a Tel Aviv. Nel novembre dell’anno scorso scrive un articolo su The Canadian Jewish News nel quale nega l’apartheid israeliana e benedice “il ritorno della sovranità sulla nostra patria originaria dopo duemila anni di occupazione straniera, in seguito alla nostra espulsione da parte dei Romani”.

Il suo sostegno al sionismo però va ben oltre, come dimostra una donazione di 100 milioni di dollari per la ricostruzione di alcune località danneggiate durante l’insurrezione del 7 ottobre.

Al fianco del milionario canadese troviamo un altro uomo d’affari, lo statunitense Ron Baron, fondatore di Israel Premier Tech, convinto che la propria equip eserciti “una forma di diplomazia sportiva”.

In seguito alle proteste, il gruppo israeliano ha invocato l’intervento degli organizzatori, che non si è fatto attendere. In una mostra di servilismo ripugnante il direttore della Vuelta, Javier Guillén, ha qualificato la protesta di “atto violento” e ha espresso la volontà di denunciare i manifestanti. Ma il percorso della Vuelta nella penisola si annuncia ancora incerto.

La Red de Cooperacion por Palestina e i gruppi territoriali del movimento BDS hanno espresso la volontà di denunciare con forza il genocidio. Altri osservatori hanno criticato la partecipazione di aziende pubbliche alla sponsorizzazione della Vuelta (Correos, Loterías del Estado, Paradores e RTVE), accusandole di contribuire a loro volta ad una operazione di maquillage del regime israeliano.

La Candidatura d’Unitat Popular ha denunciato la Israel Premier Tech come parte di “una operazione di immagine di un regime che pratica l’apartheid, porta avanti un genocidio e calpesta sistematicamente il diritto del popolo palestinese”.

Dopo l’invito a denunciare “la complicità dello stato spagnolo con Israele”, la CUP ha ricordato anche che la Vuelta “è uno strumento di spagnolizzazione e colonizzazione culturale imposto da decenni ai Països Catalans”.

Dal canto suo, Sumar ha registrato al Congresso la richiesta, indirizzata alla direzione della Vuelta, di espellere la formazione israeliana dalla competizione, a causa dei suoi legami con il genocidio in corso a Gaza. Per la formazione del governo di centrosinistra, solo così la Spagna si dimostrerebbe pienamente coerente con l’impegno a difesa dei diritti umani.

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2 Commenti


  • Giorgio

    il Giro d’ Italia invece organizzó una tappa directamente in territori occupati da Israele… Manifestazioni di Italiani al Giro:0


    • Redazione Contropiano

      sbagli… in ogni tappa venivano sventolate bandiere palestinesi, scritte sull’asfalto contro il genocidio… costringendo la regia Rai a fare i salti mortali (un sacco di riprese paesaggistiche dall’elicottero) per farne vedere il meno possibile…

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