Nonostante un atteggiamento minaccioso della polizia (carabinieri, finanza, ecc), fatta accorrere in misura abnorme e forse anche supriore di numero ai manifestanti, che a un certo punto – nei pressi del Colosseo, ha generato attimi di vera tensione. Un “imobttigliamento stile Napoli o Genova 2001 che sembra preludere a una carica forsennata e senza vie di fuga, e che ha fatto anche interromepere la trattativa in corso in una sede distaccata del ministero dello svluppoe conomico (altra respnsabilità gravissima del governo, che ha generato inutile tensione; si sa che tener lontani i lavoratori dalla trattativa viene considerato un’inutile provocazione).
E’ lo stesso ministro Romani a dover suggerire al questore, comandante di piazza, di lasciar camminare il corteo.
Subito dopo, l’amministratore delegato di Fincantieri, Bono, annuncia il ritiro del piano. Visto che era una decisione evidentemente già presa, e che Fincantieri è un’azienda pienamente controllata dallo Stato, la domanda è obbligata: a chi interessava provocare uno scontro di piazza – con lavoratori sindacalizzati non avviene da decenni - mentre si era già deciso di “cedere” e rinviare tutto a un nuovo piano industriale?
Intervista a uno degli operaia realizzata da Radio Città Aperta:
Qui di seguito riportiamo alcuno dei nuerosi lanci di agenzia che hanno costellato la mattinata. Invitiamo i nostri lettori a ricordare che quelle che seguono sono note scritte per fare da “base” ai giornalisti che in naso in piazza nemmeno ce lo mettono. Non sorprendetevi, dunque, ma avete la possibilità di toccare con mano come nace sia la “notizia” che la “chiave di lettura”. Quasi in tempo reale.
Partecipano i vertici delle istituzioni liguri alla manifestazione per Fincantieri a Roma. Nella sede di viale Boston del ministero dello Sviluppo Economico alle 12 inizierà l’incontro del ministro Paolo Romani con i rappresentanti dell’azienda e dei sindacati.
Oltre 1.500 lavoratori di Fincantieri sono arrivati a Roma dalla Campania e dalla Liguria per manifestare contro il piano industriale dell’azienda triestina in occasione del vertice convocato dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, con aziende e sindacati. Un treno speciale da Genova con a bordo circa 1.200 lavoratori di Fincantieri e rappresentanti degli enti locali è arrivato da poco alla stazione Ostiense a Roma, anzichè a Termini dove era previsto l’arrivo. La decisione, a quanto si apprende, è stata presa dal questore per motivi di sicurezza. Circa 400 lavoratori sono invece già arrivati sempre a Ostiense da Castellamare di Stabia e sono ora sui pullman diretti verso l’Eur, dove si svolgerà il tavolo con il governo sulla vertenza Fincantieri. Intanto altri lavoratori, arrivati da altre sedi di Fincantieri, come Palermo, Porto Marghera, Trieste, Monfalcone e La Spezia si stanno radunando all’ingresso della stazione Termini. Anche loro dovrebbero raggiungere la sede dell’incontro all’Eur
Il corteo dei lavoratori di Genova della Fincantieri è fermo, al momento, a Via S. Gregorio, poco prima dell’arco di Costantino. Ad attenderli uno schieramento di forze dell’ordine che fanno capire come la manifestazione non possa spingersi oltre ed arrivare al Colosseo, meta precedentemente concordata con i sindacati. Sono in corso trattative per cercare di sbloccare la situazione; al momento i manifestanti sono tranquilli anche se arrivano i primi segnali di insofferenza, come dimostra il lancio di una bottiglia.
Gli operai della Fincantieri di Sesti e Castellammare di Stabia, che da questa mattina sono partiti in corteo a Roma da Piazzale Ostiense, sono giunti all’altezza dell’Arco di Costantino, vicino al Colosseo. Di fronte ai manifestanti, che si sono fermati, ci sono gli agenti delle forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Gli operai, hanno detto, intendono trattare con le forze dell’ordine per far proseguire il corteo fino al centro della città.
Il tavolo tra governo, azienda e sindacati è stato sospeso per un paio di minuti su richiesta del ministro dello sviluppo economico Paolo Romani, dopo le notizie di tensioni nel corteo in corso a Roma tra Piramide e Colosseo. Romani, secondo quanto riferiscono fonti sindacali, avrebbe chiesto una sospensione di pochi minuti, invitando i leader sindacali presenti a intervenire per calmare i dimostranti, dopo aver appreso che ci sarebbero state frizioni tra i dimostranti e la polizia.
L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha ritirato il piano industriale dell’azienda. Lo si apprende da fonti sindacali secondo cui, durante il tavolo con governo e sindacati, Bono avrebbe detto: «se queste sono le vostre richieste ritiro il piano».
«Il piano di riassetto di Fincantieri, che prevedeva il taglio di 2550 lavoratori è stato ritirato. Notizie positive». Così un sindacalista uscito dalla sede del ministero dello sviluppo economico ha commentato l’esito del tavolo di Fincantieri a un megafono rivolgendosi ai lavoratori che hanno intonato lo slogan «lavoro, lavoro» e «vittoria, vittoria» e ancora «rilancio, rilancio».
Ritiro il piano e spero che così si possano esorcizzare le tensioni». Sono queste le parole dell’ad di Fincantieri, Giuseppe Bono, con le quali ha annunciato lo stop al piano industriale predisposto dal gruppo.
«Il piano presentato non era una novità per nessuno. Sono una persona che si assume le sue responsabilità -ha detto Bono- ma con tutti gli attacchi subiti da tutte le parti, da destra e da sinistra, anche la mia forza viene meno». «Se questa è la richiesta -sono ancora le parole di Bono- ritiro il piano».
Sarà siglato la prossima settimana l’accordo di programma per il ribaltamento a mare dello stabilimento Fincantieri di Sestri Ponente. È quanto emerge dall’incontro, oggi a Roma, tra governo, sindacati e azienda, nel corso del quale è stato ritirato il piano industriale che prevedeva la chiusura dello storico cantiere navale genovese. Oltre a bloccare i tagli e le chiusure – oltre a Sestri Ponente, Castellamare di Stabia (Napoli) e il ridimensionamento di Riva Trigoso (Genova) – l’incontro è servito per dare una accelerata al progetto della nuova piattaforma a mare che rilancia le attività del cantiere.
«È una grande soddisfazione, è un primo risultato di una lotta che non è arrivata solo dai lavoratori dei cantieri a rischio ma da tutti i cantieri». Così Giorgio Cremaschi, del comitato centrale della Fiom, commenta la decisione di Fincantieri di ritirare il piano industriale che prevedeva esuberi e chiusure di stabilimenti. «La lotta non è finita. Ora infatti serve un piano garantito dal governo ai massimi livelli che assicuri risorse, investimenti e progetti produttivi. Ma, ripeto, per fare questo serve un governo ai massimi livelli che fino ad oggi non c’è mai stato», aggiunge. Intanto il corteo dei lavoratori di Genova che era stato fermato sotto l’arco di Costantino sta defluendo verso piazzale Ostiense dove incontrerà la delegazione di Fim, Fiom e Uilm che ha trattato con il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani.
Canti, abbracci e urla di gioia. Così i 500 lavoratori del cantiere Fincantieri di Castellammare di Stabia, che da questa mattina sono in presidio sotto la sede del ministero dello sviluppo economico all’Eur, reagiscono alle notizie positive dell’accordo raggiunto in merito al piano industriale che prevedeva il taglio di 2550 lavoratori e che è stato revocato. Le notizie ai lavoratori vengono portate dai partecipanti al tavolo che è ancora in corso al secondo piano dell’edifico di viale Boston. Applausi e anche un ironico coro: «Bono sei bellissimo» indirizzato all’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono che, fino a poco tempo prima, era il destinatario di diversi cori denigratori.
Fincantieri ha deciso di ritirare il piano industriale, ma avverte che non esistono ricette miracolose e si dice disponibile ad accogliere nuovi ordini solo a condizioni praticabili. «Fincantieri ha preso atto delle molteplici richieste di ritirare il piano, che peraltro nell’incontro del 23 maggio è stato solo illustrato nelle sue linee principali e non consegnato», spiega l’azienda in una nota, precisando che «è pertanto annullato il previsto incontro del 6 giugno con le organizzazioni sindacati». «Quanto ai ‘direttori commerciali aggiuntì comparsi negli ultimi tempi – ha proseguito l’azienda con un riferimento ironico a quanti negli ultimi giorni hanno suggerito ricette per Fincantieri – l’azienda li ringrazia per la loro buona volontà ma sottolinea che ha sempre risposto alle richieste di offerta anche da parte degli armatori più improbabili ed è disponibile a costruire tutte le navi ovviamente potendo recuperare il differenziale di costo oggi esistente con i cantieri del Far East. Nel caso in cui questo non avvenisse Fincantieri dovrebbe portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento». «Auspichiamo – conclude – che il ritiro del piano possa esorcizzare la crisi mondiale e che da domani possano affluire navi in quantità».
Lo stop al piano industriale di Fincantieri ha avuto, come prima immediata conseguenza, la fine – dopo 260 ore consecutive – del blocco della portineria del cantiere di Riva Trigoso. «Una Caporetto per l’amministratore delegato Giuseppe Bono – commenta Sergio Ghio, responsabile Fiom per il Tigullio – che ha ufficialmente ritirato il nefasto progetto di ridimensionamento della Fincantieri. Ovviamente non abbasseremo la guardia – ha aggiunto il sindacalista- ma certamente ora si ripartirà a discutere del futuro della Fincantieri su basi non calate dall’alto ma con nuovi presupposti di investimenti e di certezza dei posti di lavoro».
Alla fine i lavoratori sono tornati alla stazione Ostiense, da cui partivano i treni per rientrare nelle varie città. Il segretario generale della Fiom, Maurizio landini, ha tenuto l’ultimo resoconto sull’andamento della trattativa. Era presente, ma è rimasto in silenzio, ilmpari grado della Uil, Rocco Palombella. Desaparecido per tutta la giornata – almeno in piazza – quello della Fim Cisl, Giuseppe Farina. Che al tavolo della trattativa s’era detto disponibile a “una scambio tra diritti e occupazione”, come alla Fiat, dimenticando che – secondo il piano di Bono – si parlava solo di cassa integrazione e chiusura. Ma quando uno è abituato a seguire una linea di condotta, mica sta a guardare in che situazione apre bocca…
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