Stamattina un centinaio di precari dell’Istat hanno bloccato la presentazione del censimento presso l’istituto di via Balbo dove il presidente Enrico Giovannini si apprestava a rendere noti i primi dati del censimento della popolazione realizzato negli ultimi mesi.
I precari si sono piazzati nel corridoio del secondo piano dove era attesa la presentazione urlando “vergogna, vergogna” e altri slogan, chiedendo alla direzione dell’ente di ricerca che venga fatta chiarezza sul loro futuro visto che sono stati arruolati anche nella redazione del lavoro del censimento ma la loro situazione non è stata stabilizzata.
In un volantino distribuito dai lavoratori si poteva legger: “Il risultato che viene diffuso oggi è il frutto complesso prima di tutto del lavoro qualificato degli oltre 400 precari dell’Istat assunti a tempo determinato con procedure concorsuali ad alta selettività e i cui contratti sono tutti in scadenza da qui al prossimo anno. Precarie sono dunque anche le sorti del censimento sul quale oltre il 50% della forza lavoro impiegata è a tempo determinato”.
Per lungo tempo una cinquantina di precari, tenuti fuori dall’Aula Magna dove si svolgeva la presentazione dei dati “per motivi di sicurezza”, sono rimasti all’esterno dell’entrata fischiando e urlando slogan udibili anche all’interno. Poi il presidente dell’Istat Giovannini ha offerto ai lavoratori la possibilità di leggere il comunicato; possibilità non accolta dai manifestanti che chiedevano invece di poter entrare tutti all’interno dell’Aula Magna. A questo punto, è stato lo stesso Giovannini a leggerlo. È quindi entrato in aula un ricercatore, Stefano Gerosa, che ha spiegato le motivazioni della proteste ed ha annunciato nuove mobilitazioni rivolte «non tanto all’Istat quanto al governo» che penalizza la ricerca e l’istruzione. È stato esposto anche uno striscione con su scritto “La precarietà che verrà, parte da qui”. “Questi ricercatori hanno una qualità professionale estremamente elevata, il contributo che stanno dando è fondamentale” ha detto Giovannini, che però ha in qualche modo difeso la modalità attraverso la quale per realizzare il censimento l’Istat ha realizzato una certa quantità di contratti a tempo determinato ormai scaduti o in scadenza nel 2014. “Fra l’altro è stato attivato – ha detto ancora Giovannini – anche un percorso con le organizzazioni sindacali per la stabilizzazione di tutti o una parte di questi ricercatori. Il tutto vincolato, come da legge, al 20% dei fondi ricavati dalle uscite”. Giovannini ha però poi riconosciuto che serve «una riflessione» sul personale da destinare al ‘censimento continuo’, quelle procedure che si prevede possano essere attivate utilizzando i dati del censimento attuale, perchè è evidente che «richiede personale non solo temporaneamente ma per tutto il decennio».
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