I risultati elettorali in Grecia e la vittoria delle forze politiche che sostengono la necessità del pagamento del debito e delle politiche di austerità imposte dalla Comunità europea e dalla BCE, disegnano uno scenario ancora più fosco e preoccupante per tutti i lavoratori europei e soprattutto per paesi come la Spagna e l’Italia che vivono da mesi una situazione economica estremamente preoccupante su cui stanno calando gli stessi avvoltoi della Troika che hanno ridotto in macerie la Grecia.
La vittoria di Nuova Democrazia in Grecia produrrà quindi lo spostamento della ricerca di nuovi profitti e delle speculazioni internazionali soprattutto verso questi due stati e si tradurrà nelle prossime ore in un irrigidimento di tutti quei processi che vedono nella riduzione dei diritti e nell’attacco allo stato sociale, all’occupazione e ai salari le linee guida di governi, forze economiche e politiche.
Già Monti, plaudendo al risultato ellenico, si è affrettato a richiedere, costi quel che costi, l’approvazione della controriforma del lavoro prima del vertice europeo del 28 giugno, che significa altro voto di fiducia alla Camera su un provvedimento che rimarrà tale e quale a quello approvato in Senato e senza neanche alcuna possibilità di modifica.
La cosiddetta spending review si sta dimostrando ciò che è realmente: vendita del patrimonio pubblico, tagli allo stato sociale e pesantissimo attacco all’occupazione e al reddito dei lavoratori del pubblico impiego.
Se a ciò aggiungiamo che l’inflazione aumenta di mese in mese, seconda soltanto ai dati relativi alla disoccupazione, che il salario medio dei dipendenti è sceso a livelli di insopportabilità e che ormai milioni di famiglie vivono in uno stato di vera e propria povertà, mentre aumentano le tasse e il divario tra ricchi e poveri aumenta in modo esponenziale, è ormai chiaro che siamo di fronte ad una situazione esplosiva.
Di fronte ad una situazione simile Cgil, Cisl e Uil si radunano di sabato a Roma in Piazza del popolo, in poche migliaia, evitando accuratamente di parlare della devastante riforma del lavoro e addirittura la Camusso revoca formalmente le ore di sciopero decise il mese scorso contro l’attacco all’articolo 18. Evidentemente il Ddl della Fornero incontra il favore e il plauso del direttivo CGIL!
Non resta che lo sciopero generale del 22 giugno, proclamato da un ampio arco di forze conflittuali e di base, a cui stanno arrivando adesioni anche da parte di consistenti pezzi di Cgil, di intere RSU, di giuristi, costituzionalisti ed esperti del diritto, nonché di articolazioni dei movimenti sociali che stanno contribuendo a rendere visibile la risposta ai progetti del governo dei banchieri.
Il 22 giugno può essere lo sciopero di tutti. Al di la delle appartenenze sindacali e politiche. Uno sciopero capace di indicare una strada di lotta e di conflitto, che non faccia più dichiarare a Monti che le sue controriforme in Italia passano senza alcuna opposizione e senza un’ora di sciopero. Ce lo chiede la gente d’Europa.
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andrea
cari compagni, come non essere d’accordo con le motivazioni e la necessità di una mobilitazione forte contro quello che sta accadendo? il problema, secondo me, sta nello strumento SCIOPERO, che mi sembra vecchio e poco produttivo – oltre che individualmente costoso. dovremmo inventarci altre forme di conflitto meno onerose e più incisive, specie sul fronte dell’aggregazione con altri soggetti (nel caso dei lavoratori pubblici, gli utenti dei servizi). cmq avanti con le lotte: chissà che non s riesca a coinvolgere maggiormente quella minoranza CGIL che non accetta le “compatibilità” camussiane