Dopo ave visto che il governo nazionale e l’Enel non hanno alcuna intenzione di intervenire per mantenere un’attività aperta, la decisione di “barricarsi” nelle viscere della terra.
La protesta è esplosa per convincere il governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di CO2 nel sottosuolo. I lavoratori chiedono una risposta rapida ai rappresentati delle istituzioni affinché venga fissato un incontro con i leader dei partiti che appoggiano il governo Monti, Alfano Bersani e Casini al fine di indurre l’esecutivo nazionale a dare il via libera al progetto integrato carbone-miniera-centrale elettrica. Un’azione, questa dei minatori, preceduta nei giorni scorsi, dal blocco degli accessi alla discarica di Gessi.
All’interno della miniera è custodito un carico di circa 350 chili di esplosivo, utilizzato dai minatori durante le lavorazioni e ora ‘sequestrato’ dagli occupanti in rappresentanza dei 463. La protesta ricorda quelle del 1984, del 1993 e del 1995, quando i lavoratori rimasero asserragliati in galleria per 100 giorni.
(Foto: Paolo Beccari)
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giovanni
Bisogna fare un salto qualitativo della lotta… inutile farsi del male noi lavoratori, bisogna allargare la lotta e coinvolgere tutte le realtà attraverso uno sciopero generale.. altrimenti queste diventano azioni solo per noi poveri disperati
giancarlo staffo
Perchè la Cgil e la Fiom, tanto esaltata da certa “sinistra”, tengono separate per anni le lotte della Carbosulcis da quelle dell’Alcoa, dell’Ilva, della Fiat, della Fincantieri, di Porto Marghera, e tante tante altre realtà? La domanda è ovvia, la risposta anche…. Uno sciopero una tantum serve solo a lavarsi la coscienza.