Dal deposito centrale dell’Ikea di Piacenza (gestito dal consorzio Cgs) viene denunciato il tentativo di estromissione portato avanti con liste di proscrizione IKEA/CGS che vietano l’ingresso al Deposito dei lavoratori “insubordinati” con sanzioni disciplinari con sospensiva dal lavoro da parte delle cooperative per arrivare ai licenziamenti (politici), con ricatti ai lavoratori iscritti al sindacato di base Si Cobas. Sono diventate esplicite le minacce del tipo “se vuoi lavorare per noi devi dare disdetta al SI-Cobas”. Non sono mancate le provocazioni di alcuni “zelanti lavoratori” e hanno cercato di sfondare con le automobili i picchetti di protesta davanti ai cancelli fingendo anche di farsi male. In un caso, uno di questi per ben due volte si è presentato a provocare ed è stato allontanato dalla stessa Digos che lo ha caricato nell’auto di servizio. L’operazione è stata utilizzata per denunciare aggressioni inesistenti, con minacce dirette di alcuni responsabili delle cooperative che rivolgendosi ai lavoratori in lotta han detto loro “non lavorerete mai più in questa città”….
Il consigliere della Camera di Commercio di Piacenza, Mario Spezia, in rappresentanza del settore dei Servizi e di presidente della cooperativa San Martino, ha attaccato le proteste dei lavoratori denunciando alla stampa, che la città di Piacenza “è assurta alle cronache nazionali quale sede del Festival del Diritto” ma non mostra vergogna nell’affermare che i lavoratori “verrebbero spinti a rivendicare oltre il lecito (nella forma e nella sostanza)” tormentandosi -si fa per dire- del fatto che “sono figure socialmente deboli (come gli extracomunitari) che ancora lontane dal comprendere fino in fondo i principi ed i valori che tengono insieme comunità democratiche e libere come le nostre, hanno (in alcuni e per fortuna ridotti casi), all’opposto, assimilato e fatte proprie le peggiori consuetudini dei soliti “furbetti” nostrani”. Sarebbe opportuno che tanta retorica (con un pizzico di razzismo) andasse prima a dare un’occhiata sulla considerazione con cui vengono tenuti gli operai che lavorano nei magazzini.
Il Festival del diritto e i protocolli d’intesa non certo sono serviti a migliorare questa condizione e se la risposta alla volontà di cambiamento dei lavoratori (che son cosa diversa dagli operatori anche se “cooperativistici”) è quella che stiamo vedendo in questi giorni all’IKEA, possiamo esser sicuri che, ancora una volta, i lavoratori devono e dovranno contare principalmente sulle proprie forze, autorappresentando le proprie istanze senza delegarle a nessuno.
Sulla condizione reale parlano i salari percepiti, gli istituti contrattuali che, nonostante anni e anni di servizio, non hanno ancora raggiunto il 100%, il mancato pagamento di malattia, infortunio e maternità da parte delle cooperative, il mancato rispetto delle ore contrattualmente previste, i regolamenti interni delle cooperative che agiscono in deroga al CCNL e le stesse deroghe al contratto nazionale di cui hanno goduto grazie alla “comprensione” dei sindacati confederali che ora sono scesi apertamente in difesa degli interessi degli “operatori” e non degli operai. I sindacati concertativi stigmatizzaano ovviamente il comportamento del Si Cobas, e si uniscono al coro del Consorzio che agita lo spauracchio che il colosso IKEA stia riconsiderando gli assetti globali perchè la lotta dei lavoratori del deposito indurrebbe la multinazionale del mobile low cost a buttare all’aria milioni e milioni d’investimenti nel magazzino centrale sud Europa per spostarsi a Dubai (come qualcuno ha sostenuto anche nell’incontro in Provincia) piuttosto che risolvere la condizione di 350 lavoratori low cost delle cooperative, dove, in particolare, orari e straordinari sono gestiti arbitrariamente dai responsabili delle cooperative creando una disparità di trattamento fra i lavoratori. Su questa situazione pesano i diktat del committente, che come sempre, concentra nelle sue mani un potere superiore a quello del Consorzio (CGS) e delle singole cooperative (San Martino, Cristall, Euroservizi) e ha la facoltà di condizionare gli eventi.
Dinnanzi alla decisione di IKEA di andare allo scontro, la protesta ha cominciato anche a muoversi davanti ai suoi centri di vendita (sabato 27 ottobre è avvenuto a San Giuliano e Carugate) sensibilizzando i suoi clienti su quanto sta accadendo nei magazzini. Ciò è avvenuto con l’aiuto di lavoratori di altre cooperative, delle forze sociali, sindacali e politiche, che hanno già manifestato la loro volontà di sostenere questa battaglia allargando il fronte della solidarietà e della mobilitazione al di fuori del deposito di Piacenza.
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