Oggi a Roma è previsto un vertice fra il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini e l’Ilva. Ma sull’incontro incombe una nuova direttiva dei custodi nominati dalla Procura della Repubblica di Taranto. I custodi, sono intervenuti di nuovo sull’approvvigionamento delle materie prime dopo aver autorizzato lo scarico della nave Helen. Ma stabiliscono anche che «non saranno rilasciate ulteriori autorizzazioni allo scarico per approvvigionamenti di materiali che comportino giacenze superiori ai quindici giorni e per quantitativi superiori a 15mila tonnellate, salvo diverse disposizioni». I custodi sottolineano che questa situazione è già stata resa nota all’Ilva con una comunicazione dello scorso 28 ottobre, ma la direttiva – firmata da Emanuela Laterza, uno dei tre ingegneri responsabili delle aree sequestrate – è molto più stringente di quella di settembre che pure introdusse un primo freno all’arrivo di minerali di ferro e di carbon fossile allo stabilimento di Taranto.
Il doppio vincolo, 15mila tonnellate come quantitativo massimo e 15 giorni come livello scorte, sono ritenuti dall’azienda un fattore che porterà inevitabilmente a spegnere tutti gli impianti nel giro di pochi giorni. L’Ilva afferma che oggi lo stabilimento «brucia» 50mila tonnellate di materie prime al giorno e gli impianti – si afferma in una nota della direzione aziendale – viaggiano al minimo. Andare molto al di sotto di questo quantitativo non consente più di gestire la fabbrica.
Il Sole 24 Ore riferisce che l’Ilva ha fatto mettere a verbale dall’ing. Laterza «prevedibili fermate impiantistiche con conseguenze al momento non quantificabili». E anche se la nave Helen è stata autorizzata a scaricare, il responsabile di tutti gli altiforni dell’Ilva, Mastromatteo, ha comunicato al custode (anche qui facendolo verbalizzare) che almeno un giorno prima del previsto arrivo della nave Gemma il 30 novembre, «se non intervengono altri fattori» l’Ilva si ritroverà con «giacenza zero» per almeno uno dei minerali che servono all’agglomerato («carajas»), che è l’area che prepara i materiali da caricare poi negli altiforni.
In verità già a settembre i custodi avevano assunto una prima decisione in tal senso, limitando l’arrivo delle navi e quindi lo scarico delle materie prime. L’obiettivo era soprattutto quello di tenere stoccati all’aperto quantitativi minori di carbon fossile e di minerali di ferro, in modo da contenere la diffusione delle polveri nocive verso il vicino quartiere Tamburi e limitare così l’inquinamento. Nonostante il sequestro disposto dalla magistratura a luglio senza facoltà d’uso, gli impianti hanno però continuato a produrre, anche se, secondo la direzione dell’Ilva, a un livello minimo con 22mila tonnellate di ghisa al giorno. Adesso però lo scontro tra l’Ilva e i custodi si è fatto più duro. I custodi giudicano non adeguate alla situazione ambientale dell’Ilva le prescrizioni contenute nella stessa autorizzazione di impatto anbientale (Aia) . È di questi giorni, difatti, l’orientamento dei custodi di chiedere all’Ilva anche lo spegnimento immediato, nel giro di uno-due mesi, dell’altoforno 5, il più grande d’Europa, e non solo dell’altoforno 1, che invece sarà spento dal 1 dicembre.
Cresce intanto la mobilitazione intorno alla manifestazione di domani a Taranto a sostegno dei lavoratori dell’Ilva in sciopero ormai da una settimana dopo la morte sul lavoro di Claudio Marsella. In mancanza di segnali positivi da parte dell’azienda e delle autorità competenti nell’ambito della lunga vertenza in corso, i lavoratori dell’ILVA in sciopero e presidio permanente hanno deciso di prolungare lo sciopero sino alle ore 7 di domenica 11 novembre. L’Ilva ha fatto partire una prima rappresaglia con cassa integrazione guadagni ordinaria che colpirà circa 2.000 lavoratori a partire da lunedi 19 novembre per 13 settimane. La mobilitazione quindi prosegue con sempre più convinzione e determinazione. I lavoratori rivolgono un appello a tutti i cittadini, alle associazioni ed a tutte le realtà del territorio a portare la loro solidarietà al presidio in corso ed a partecipare alla manifestazione che si svolgerà domani a Taranto con un corteo che partirà alle 14.30 dall’ingresso dell’Arsenale di Via Magnaghi. L’USB, nel sostenere incondizionatamente la lotta di questi lavoratori, rivolge un appello a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici, alle associazioni, e a quanti, uomini e donne, lottano nel nostro paese per il diritto ad una vita ed un lavoro sicuri e dignitosi, affinchè non facciano mancare la loro solidarietà e, in accordo con i lavoratori in sciopero, invita tutte e tutti a contribuire alla Cassa di resistenza per i lavoratori dell’Ilva in sciopero. Anche l’assemblea della prima conferenza nazionale della Usb dei trasporti, esprime cordoglio e solidarietà alla famiglia e ai compagni di lavoro dell’operaio 29 enne, Claudio Marsella, morto a Taranto nello stabilimento ILVA e impegna l’intero comparto trasporti alla partecipazione della manifestazione del 10 novembre 2012 a Taranto e ad aderire alla raccolta fondi per la cassa di resistenza lanciata a favore dei lavoratori dell’ ILVA in sciopero. Alla manifestazione parteciperanno anche lo Slai Cobas e il Comitato No Debito. Diversi pullman porteranno a Taranto lavoratori e attivisti sociali da diverse città italiane.
Domani a Taranto la resistenza operaia e popolare all’arroganza padronale intende dare un forte segnale a tutti coloro che lottano con dignità in questo paese.
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