La Unicoop Tirreno, in perfetto stile Marchionne, non ottempera alle sentenze del Tribunale, nonostante la Magistratura del Lavoro di Avellino si sia espressa più volte per il reintegro di Lucia, iscritta USB, e per quello di una sua collega, Le motivazioni dell’ultima sentenza espongono in maniera dettagliata l’illeggittimità della condotta tenuta da Unicoop Tirreno che, come troppo spesso accade in questo paese, sembra non accettare il parere espresso dalla Magistratura e continua a tenere a casa le due lavoratrici. Tutto questo avviene alla Fiat di Melfi? No, questa volta è accaduto in un supermercato campano, a Solofra, provincia di Avellino, che fino a qualche anno fa era a marchio Coop. Ed è successo a due lavoratrici licenziate prima dalla Unicoop Tirreno e poi dalla società che ha rilevato il ramo d’azienda a cui la loro unità produttiva apparteneva, si sono viste riconoscere per tre volte dal Tribunale del Lavoro di Avellino il diritto ad essere reintegrate dalla Unicoop Tirreno. Ma senza risultato perché, in una lettera inviata alle stesse, «la scrivente cooperativa [non] ha la possibilità di adibirla presso altre unità produttive alle medesime mansioni da quelle […] svolte in precedenza. Non sussiste quindi alcuna opportunità di […] utile impiego». Peccato però che in Campania la situazione era tutt’altro che immobile, si era alla vigilia dell’inaugurazione di un superstore da 2.200 metri quadrati con 150 posti auto nel quartiere Arenaccia di Napoli ed altri erano in corso d’apertura, con relative campagne di assunzione. Ma la storia delle due lavoratrici era ben più estesa. Oltre al supermercato di Solofra, la cessione comprese infatti anche i supermercati di Castellammare di Stabia, Soccavo e Nocera Inferiore. E il successivo licenziamento di tutti i lavoratori.
Per conoscere meglio tutta la vicenda vedi: Coop. Eccola la vera faccia dei padroni
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