Assemblea ieri all’Ast di Terni. Una presenza massiccia di lavoratori e cittadini, perché questa non è una fabbrica qualsiasi, ma l’architrave dell’economia e della tenuta sociale.
i sindacati l’hanno convocata per riportare ai lavoratori il lungo percorso degli ultimi due giorni di riunione-fiume al Mise, quindi col governo e l’azienda. Il tutto avviene in piazza, dopo la collocazione delle trombe altoparlanti, utilizzando come palco d’emergenza un furgoncino Ape.
Prima precisazione: la firma é lontana ma ci sarebbero degli elementi potenzialmente positivi, questa volta messi nero su bianco.
Il governo dice di lavorare per il “buon esito”, superando le vecchie proposte avanzate da Delrio (la lotta avrebbe dunque determinato un cambio di posizione da parte del governo)
L’azienda mette nel piano delle modifiche.
La produzione attestata alla soglia minima di un milione di tonnellate, con il mantenimento in funzione di entrambi i forni, politiche commerciali, apertura/ricerca sul mercato mediterraneo e tentando di esportare anche verso la Germania (in piazza si giudica la cosa poco credibile)
Verrebbe fissata anche una soglia minima di dipendenti, a 2400 persone; sotto questa cifra l’azienda non dovrebbe andare.
Vengono promessi Investimenti: 270 milioni di euro, di cui 100 per la manutenzione, 10 per ricerca e innovazione, 30 per il trasferimento della linea di laminazione da Torino, che dovrebbe così entrare in funzione dal 2016 (la pizza chiede certezze sul punto). 26 milioni – ancora incerti . Per far fronte a variazioni dei costi energetici.
Gli esuberi programmati sarebbero in questo modo ridotti a 125; l’azienda pensa che con un premio di buonuscita (si parla di 80milaeuro) molti potrebbero accettare l’esodo volontario immediato. Dopo il 1 gennaio, infatti, la cifra verrebbe ridotta a 50mila euro.
Rinnovo dei 7contratti scaduti con le società esternalizzate.
Il sindacato spiega di ritenere inaccettabile che il prezzo degli esuberi venga pagato soprattutto dalle esternalizzate (le ultime 6/7 ore dell’incontro sono state spese su questo). In testa a tutti c’è la certezza che gli operai dell’Ilsev sono determinanti per il funzionamento dello stabilimento (e infatti, più tardi, un operaio Ilsev salirà su il palco che annunciare che da parte loro lo sciopero continuerà ad oltranza).
L’azienda annuncia inoltre di volere la sospensione del contratto di secondo livello, sostituendolo con un nuovo contratto integrativo basato sul “merito” (ma tutti, in piazza lo definiscono “clientelare”). All’interno del nuovo contratto sarebbero previste quattro voci: a) maggiorazioni legate al merito; b) la retribuzione della presenza domenicale passa da 40 a 25 euro: c) il premio di produttivita – 723 euro – viene disposto come variabile e legato agli straordinari (la piazza non intende accettare); d) messa in discusione del riconoscimento del ruolo professionale.
Con queste quattro modifiche del contratto secondo livello non si arriva a un risparmio di 11 milioni.
L’azienda non vuole prendere in considerazione le proposte del governo: sconto Irap (5 milioni), energia (10 miloni) e l’implementazione della logistica (miglioramento e completamento per Civitavecchia….)
Su queste quattro questioni si continua trattare…
Si continua ad affermare che l’assemblea dei lavoratori é “sovrana” e qualsiasi ipotesi di accordo possa uscire dal prossimo incontro (mercoledì prossimo) o da uno successivo, si procederà all’effettuazione di un un referendum. Il sindacato chederà comunque una verifica semestrale del rispetto degli impegni presi.
Proseguirà intento il blocco delle portinerie fino al prossimo incontro (mercoledì).
Terminata questa relazione, parlano altri sindacalisti (in questo caso di Ugl e Uil). Qualcuno ventila l’ipotesi di individuare “altre forme di lotta”, come lo sciopero alternato di 4 ore. La risposta corale è “no, si continua la lotta”.
Interviene Antonio, che si autodefinisce un “rompicoglioni”, richiede un applauso di soledarietà contro la sentenza Eternit e riafferma la mecessità di garanzie per le esternalizzate; critica le voci (riportate dai giornali) che qui ci sia una minoranza di”sobillatori” che prevaricherebbe una maggioranza più “malleabile”; propone che mercoledi si vada a palazzo Chigi. Ma l’idea non viene poi ripresa da atlri.
Sale sul palchetto un “lav” (caporeparto ) che prova a riproporre lo sciopero alternato di 4 ore, adducendo come argomento la durezza della lotta e la mancanza di salario. Coro di “NO” (c’è anche un po di contestazione, subito rientrata).
Del ressto sono in diversi a precisare che, negli incontri, ci provano un po’ tutti gli interlocutori – e in molti modi – a far modificare le modalità della lotta.
Interviene Rosario, della Fiom, che ribadisce la necessità di unità, di non accettare provocazioni dell’amministratore delegato Morselli: non passerà alcun licenziamento, né tra gli interni né nelle esternalizzate, se non c’è la clausola di salvaguardia; lotta ad oltranza. Fa anche autocritica in merito all’ultima occupazione dell’autostrada, che lui pensa andasse rimandata all’indomani, e invece é servita farla proprio quel giorno.
L’assemblea si scioglie. La lotta continua con le stesse modalità. Nuovo appuntamento mercoledì.
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