Dopo quasi un mese di mobilitazione, la Ast si sta in queste ore “ripopolando”. Prima gli impegati, poi gli operai, stanno lentamente rientrando al lavoro, per effetto della “modulazione dello sciopero” che dovrebbe portare – lunedì 1 dicembre – al pieno ritorno alla normalità produttiva.
Al Ministero dello sviluppo economico, intanto, la giornata di ieri non ha fatto registrare alcun accordo, tanto che la trattiva è stata poi aggiornata a stamattina alle 9,30. Nel caso nemmeno oggi si arrivasse a una posizione condivisa, è già previsto l’aggiornamento a martedì. Segno che i problemi e le differenze di vedute sono davvero grandi, ma i protagonisti – sindacati, governo, azienda – non vedono per ora alternativa al preosieguo della discussione.
Da quanto trapela, fin qui si è discusso di problemi quasi secondari: la mobilità volontaria per circa ottanta lavoratori e le garanzie per i dipendenti delle aziende “esterne” (che lavorano dentro l’impianto, ma con altra ragione sociale).
Per i sindacati presenti (Cgil, Cisl, Uil, Ugl) “si sono determinate le condizioni per proseguire il confronto su Piano industriale, salario e clausola sociale”; “contemporaneamente l’azienda ha chiesto qualche giorno di tempo per verificare ulteriori disponibilità volontarie all’uscita incentivata, anche al fine di evitare il ricorso alla clausola sui licenziamenti”.Nel caso questa schermaglia non produca nulla di sostanziale, è allo studio un nuovo piano di scioperi.
Per quanto riguarda i dipendenti di Harsco Ilserv, una delle ditte “esternalizzate”, l’azienda ha reso noto che è in corso una trattativa tra la ThyssenKrupp e Harsco a Essen.
E proprio da uno dei tanti incontri che si stanno producendo in questi gioni è venuta fuori la notizia-bomba che, in realtà, ThyssenKrupp avrebbe già deciso di lasciare l’Italia e quindi anche lo stabilimento ternano. Alcuni rappresentanti sindacali dell’Ast si sono infatti incotrati cone tre rappresentanti del consiglio regionale umbro e con gli eurodeputati Pd Patrizia Toia, Elly Schlein, David Sassoli; presenti anche l’eurodeputato socialista francese Edouard Martin, nonché due parlamentari della Lista Tsipras, ovvero Barbara Spinelli e Curzio Maltese. L’incontro era finalizzato a preparare il rapporto per iniziativa che sta mettendo a punto Martin, ossia una risoluzione sulla questione di Terni da votare all’europarlamento tra un mese. Ma proprio al termine di quell’incontro, Curzio Maltese ha twittato un messaggio preoccupante: «ThyssenKrupp, violando gli impegni già presi, ha deciso che a Terni non si fabbricherà più acciaio».
Quello che era stato fin qui un sospetto “malevolo”, circolante tra i dipendenti, si presenta ora come una realtà. Cui bisogna reagire subito.
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