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I turni inumani alla Fca Usa fano saltare il sindacato

L’UAW, il sindacato americano a cui i lavoratori della Chrysler si sono rivoltati rifiutando la proposta di contratto, ha notificato alla Chrysler che il contratto esistente non è più valido. Normalmente questo prelude ad una dichiarazione di sciopero, che tuttavia ancora non è stata fatta. L’UAW è in imbarazzo tra il rifiuto di Marchionne, con cui intrattiene rapporti fiduciari, e la pressione enorme dei lavoratori.

I quotidiani di Detroit hanno cercato di spiegare le ragioni della disfatta dell’UAW, senza prendere diretta posizione nel conflitto. Hanno messo di solito l’accento soprattutto sugli aspetti economici della proposta di contratto. Oggi tuttavia il Detroit Free Press affronta un tema che è stato a lungo oggetto di vivaci proteste nelle assemblee di fabbrica e che il sindacato non ha nemmeno preso in considerazione. “I turni di lavoro hanno contribuito ad affossare l’accordo con l’UAW”, titola il giornale.

La frustrazione per un sistema di turnazione che alcuni descrivono come inumana – quando i dipendenti lavorano per quattro giorni alla settimana per 10 ore costretti a passare nel giro di pochi giorni da un turno di notte ad un turno che inizia prima dell’alba – ha contribuito pesantemente al rifiuto del contratto proposto dall’UAW. Gli “Alternative Work Schedules”, come vengono chiamati in FCA, sono sempre più comuni in tutta l’industria automobilistica, perché tengono in attività le linee per quattro ore extra al giorno senza pagare straordinari. “Depriva le persone di sonno e danneggia la loro salute”, ha detto John Klik, che si è ritirato un anno e mezzo fa dalla Warren Stamping Plant della Chrysler. “Chi ha una giovane famiglia è senza speranza. Non è vita. E ‘ sopravvivenza”.

Con questo sistema le fabbriche FCA sfornano auto o camion 20 ore al giorno, invece dei soliti 16, e pochi lavoratori guadagnano straordinari, anche se lavorano al sabato. Con la proposta di contratto lo straordinario del sabato verrebbe aumentato di un quarto. Ma non è la soluzione che gli operai stanno cercando. Vogliono regolari turni di otto ore, con più opportunità per lo straordinario, come nel passato”.

La situazione denunciata dagli operai americani riguarda anche le fabbriche italiane, in particolare Melfi.

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