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L’autunno caldo della rappresentanza: assemblea pubblica a Bologna

Nella giornata di ieri, si è svolta a Bologna una partecipata assemblea pubblica convocata dall’USB sul tema della rappresentanza sindacale all’interno dei luoghi di lavoro.

L’appuntamento, come è stato ribadito durante il suo svolgimento, è stato voluto per tracciare un primo bilancio dopo le recenti affermazioni dei delegati USB in molte fabbriche del Paese, in particolar modo in Emilia-Romagna.

In particolare, si è cercato di tracciare una storia della rappresentanza e dell’uso che di volta in volta se n’è fatto, sia da parte dei padroni che da parte dei lavoratori.

Questo, sostanzialmente, per due motivazioni: la prima è comprendere, al di là delle cause ultime e più recenti, le ragioni profonde che stanno portando centinaia, ormai migliaia, di lavoratori e lavoratrici ad abbandonare i sindacati concertativi per abbracciare la nuova sfida che l’Unione Sindacale di Base sta ponendo in maniera sempre più forte.

La seconda è invece provare a tracciare quali siano le prospettive del sindacalismo di classe e conflittuale, quali le lotte da portare avanti e gli ostacoli da superare non solo per un cambiamento reale all’interno delle aziende ma per un più generale miglioramento delle condizioni di vita di tutti e tutte, all’interno di una società sempre più a-democratica dove il potere è centralizzato a livello continentale.

Su queste due direttrici si sono mossi i vari relatori susseguitisi, con una particolare attenzione riguardo alle vicende che hanno portato la Cgil dalla concertazione alla definitiva capitolazione in favore del compatibilismo e dell’accettazione “del primato del diritto d’impresa sul diritto del lavoro”, come ha detto Sergio Bellavita (Esecutivo Nazionale USB) nel suo intervento di apertura e di presentazione dell’iniziativa.

Con l’aiuto di Carlo Guglielmi (avvocato del Forum Diritti Lavoro), si è poi portata l’attenzione su quella che è la storia della rappresentanza, come è nata, da quali leggi è normata, con quali cavilli si cerca di negarla e con quali meccanismi si cerca di rivendicarla ed ottenerla di volta in volta, in quanto diritto democratico fondamentale per ogni lavoratore.

E proprio i temi della democrazia sindacale e della pratica democratica nei luoghi di lavoro sono stati altri due nodi centrali del dibattito poiché, come è stato ribadito da più interventi, una forte coscienza di classe e un movimento dei lavoratori forte è sempre stata condizione essenziale per il cambiamento e il progresso delle società nel loro complesso e non solo per i lavoratori salariati. In sintesi: “chiedere democrazia e diritti nei luoghi di lavoro è chiedere democrazia e diritti per tutta la società”.

Presenti in sala molti delegati di varie fabbriche bolognesi ed emiliane come la GD, la Fabio Perini, o la San Polo Lamiere di Parma, tra le prime ad aver vissuto il fenomeno dell’uscita in massa dei lavoratori dalla Fiom per entrare in USB.

Tra tutte le esperienze degli ultimi mesi, il caso GD è stato ripreso piu volte, non solo per il risalto mediatico che la vicenda ha avuto, ma anche per il ruolo storico che la FIOM ha rivestito per anni all’interno dell’azienda (ricordiamo che è la più grande azienda metalmeccanica dell’Emilia-Romagna, con oltre 1800 dipendenti); la delegata neo-eletta Cristina Gaggioli nel suo intervento ha ripercorso le tappe che negli ultimi mesi hanno portato alla straordinaria affermazione di USB, grazie anche alla complicità ormai non più accettabile della CGIL con il padronato.

Dopo di lei, ha portato i suoi saluti all’assemblea Sasha Colautti, ex segretario confederale della Fiom di Trieste, che dopo essere passato all’USB, è stato oggetto di una vicenda raccapricciante che lo vedeva costretto al trasferimento a Taranto come “punizione” da parte della Wartsila per aver cambiato bandiera e aver posto le basi per una nuova sfida sindacale e conflittuale all’interno dell’azienda. Lo ricordano bene le migliaia di solidali che nei mesi scorsi hanno resistito con lui fino al ritiro del suo trasferimento, passando per mobilitazioni cittadine, presidi e organizzazione collettiva della resistenza.

Altro contributo, quello di Simone Selmi, delegato in Piaggio di Pontedera, che ha parlato della situazione della sua azienda, in continuo ridimensionamento di organico (in pochi anni, da 7000 lavoratori si è passati a circa 2600 ed ora Matteo Colaninno –ricordiamolo, senatore del PD e simbolo di “imprenditore illuminato e progressista”- vuole arrivare a diminuire ulteriormente i suoi dipendenti dimezzandone il numero attuale) e del più generale ridimensionamento e riorganizzazione (leggasi: licenziamenti di massa) che le realtà industriali stanno subendo.

Un dibattito che ha messo insieme esperienze importanti nel mondo del lavoro privato.

Per ascoltare gli interventi che ci sono stati durante l’iniziativa di USB Bologna è disponibile qui il link del video.

https://www.facebook.com/bolognausb/videos/669661466754837/

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