APPELLO A TUTTE LE FORZE POLITICHE
No a una Compagnia ridotta a rango regionale!
No a un settore sempre più precario e deregolamentato!
L’accelerazione impressa sulla vendita Alitalia da parte dei Ministri Calenda e Delrio impone una presa di posizione immediata delle forze politiche perché sono in ballo migliaia di posti di lavoro della maggiore azienda aeronautica italiana nonché la prospettiva industriale di un settore strategico per un Paese come il nostro, dal valore complessivo di 30 miliardi di euro.
Mentre ancora si attende di conoscere i bilanci 2016 sulla base dei quali Alitalia e Cityliner sono state poste in Amministrazione Straordinaria, le trattative sulle offerte rimangono protette dalla riservatezza, anche se non passa giorno che testate giornalistiche non rivelino indiscrezioni. Mentre delle offerte di Cerberus e di EasyJet si sa ben poco, quella di Lufthansa, sponsorizzata dal Governo, prevederebbe una compagnia ridotta a 6.000 dipendenti con più o meno 80 aerei, la cessione dei processi dell’Handling di Fiumicino, dell’Information Technology e delle funzioni di amministrazione e un destino incerto rispetto la manutenzione. Una compagnia di dimensioni e di missione del tutto ancillare che dirotterà l’intero mercato del Nord Italia verso gli hub tedeschi. Tanto per fare un esempio, la tanto decantata Swiss con 80 aerei ha 9.700 dipendenti ad oggi e presiede un mercato di dimensioni ben inferiori rispetto a quello italiano.
L’assurda fretta dei Ministri Calenda e Delrio rischia di distruggere definitivamente un asset industriale strategico, lasciando per terra altre migliaia di lavoratori (quelli sì, che costano alle casse pubbliche), regalando il mercato ad altri operatori. Ciò in contraddizione con quanto illustrato dai Commissari Straordinari nelle recenti udienze alle Commissioni Parlamentari, con i conti aziendali che sembrano tenere e un recupero di clima e di fiducia con le maestranze.
Il marchio Alitalia si sta dimostrando più forte e più resistente dei maltrattamenti subiti da anni di piani industriali fallimentari e dei danni provocati dall’assenza di una politica di investimenti e di controllo. Un valore, nonostante tutto, dimostrato dai 23 milioni di passeggeri trasportati e da un incredibile patrimonio professionale, dai naviganti ai tecnici, dall’informatica all’handling. Unico al mondo.
I lavoratori di Alitalia chiedono alla politica se la svendita di Alitalia sia davvero l’unica o la migliore cosa da fare oppure se si intenda non commettere più gli stessi madornali errori di tanti anni di cattiva gestione Come si può continuare a dire che la nazionalizzazione costerebbe alla collettività quando i costi economici e sociali dei licenziamenti del Gruppo Alitalia sarebbero ancora una volta devastanti per le casse pubbliche?
Ridurre Alitalia a vettore regionale rappresenterebbe la fine dell’intero comparto, già devastato dall’assenza di una qualsiasi regola valida per tutti gli operatori del settore. La dimostrazione tangibile è data dal silenzio ritornato su Ryanair dopo la cancellazione di centinaia di voli. Si è scoperto, infatti, la compagnia irlandese, foraggiata con finanziamenti pubblici per centinaia di milioni di euro, al quale abbiamo spalancato gli aeroporti, non applica correttamente neanche le ferie ai piloti o li minaccia se scioperano.
Senza un intervento pubblico e una riforma urgente, senza il riequilibrio della catena della produzione tra vettori, gestioni, handling e indotto è davvero difficile parlare di un settore in ripresa.
USB lancia quest’appello affinché ogni formazione politica e sociale prenda una posizione chiara adesso, se è d’accordo o meno con questa ennesima svendita e il disastro sociale che ne provocherebbe.
Non è tardi per impedire la svendita del Gruppo Alitalia e la fine dell’industria italiana in questo settore!
Unione Sindacale di Base – Lavoro Privato – Trasporto Aereo
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