Il Tribunale di Milano ha imposto il sequestro di ben 120 immobili all’imprenditore della logistica Gian Carlo Bolondi (Premium Net), accusato fra le altre cose di caporalato e sfruttamento dei lavoratori. L’ennesima conferma della giustezza delle lotte e delle rivendicazioni che l’Unione Sindacale di Base ha portato avanti in beata solitudine nel settore della logistica durante gli ultimi anni, supportando e organizzando le denunce dei lavoratori.
Bolondi, già arrestato nel 2018, proponeva contratti tramite un agenzia interinale basata in Romania, applicando contratti al di fuori della legislazione italiana con conseguente e drastico abbassamento dei salari: solo in questo modo, con l’intermediazione della sua società, si poteva trovare un posto di lavoro a Ceva Logistics, la multinazionale al centro di lotte e vertenze per lo sfruttamento dei lavoratori e le truffe contrattuali perpetrate dalle cooperative al suo servizio.
Il settore della logistica è uno dei più infestati dallo sfruttamento, con un sistema degli appalti che permette grandi profitti alle multinazionali. In nome del guadagno si perpetuano violenze ed ingiustizie sui lavoratori, grazie a un giro di cooperative che spesso sono vere e proprie scatole vuote, progettate per fallire in breve tempo e pianificando il non pagamento di tasse e contributi ai lavoratori, riaprendo poi sotto altro nome e con diverso intestatario.
Proprio su questi temi USB ha organizzato un grande sciopero nazionale della logistica lo scorso 15 febbraio, unico sindacato che si è scagliato contro il sistema di appalti, subappalti e cooperative fantasma, di cui Premium Net è soltanto uno dei tanti fruitori. Per questo i facchini organizzati con USB Logistica chiedono da anni con forza la fine del sistema delle cooperative appaltatrici e l’internalizzazione di tutti i lavoratori.
Nei mesi scorsi proprio Ceva Logistics Italia era stata commissariata dai giudici con l’accusa di praticare il caporalato, come più volte denunciato da USB. Negli anni scorsi le lotte dei facchini aveva portato alla riassunzione di lavoratori ingiustamente licenziati dalla ditta appaltatrice mentre erano impiegati negli stabilimenti che riforniscono Leroy Merlin a Castel San Giovanni; proprio da quei magazzini sono stati poi estromessi Premium Net e la sua catena di appaltatori nel giugno 2018, grazie alle denunce e alle lotte di USB.
Al prezzo, naturalmente, di pesanti attacchi repressivi non soltanto ad opera della polizia, che non ha mancato di usare la forza contro chi picchettava i magazzini in difesa del lavoro con pesanti denunce penali nei confronti dei militanti di USB, ma anche tramite demansionamenti, contestazioni disciplinari, trasferimenti ad altra sede e le immancabili aggressioni anche fisiche da parte dei “caporali” al soldo delle cooperative.
È ora che le istituzioni intervengano sui meccanismi di sfruttamento nel profondo, garantendo gli strumenti ai lavoratori per rivendicare un lavoro che non sia lesivo della propria dignità e scoperchiando il sistema malato delle finte cooperative appaltatrici. I lavoratori che chiedono diritti non possono subire altri attacchi repressivi che tutelano, come reso lampante dalla vicenda Premium Net, gli sfruttatori e i caporali. Basta con le false cooperative appaltatrici, internalizzazione per i lavoratori.
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