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Poste Italiane e Covid-19: 2 morti, 38 casi di lavoratori contagiati, 712 in quarantena. Non si può continuare così

Da un po’ di giorni gli uffici postali, i centri di smistamento e i centri di recapito di Poste Italiane sono entrati in agitazione con scioperi, astensioni dal lavoro e proteste.

“Anche se l’elemento che più ha portato alla mobilitazione può essere quello del disagio e della paura per la mancanza di dispositivi di sicurezza, comunque è un dato importante lo sviluppo di queste mobilitazioni nel nostro settore” spiega Edoardo, portalettere e Rls delle Poste a Firenze.

Succede in varie città, racconta, “in particolar modo a Torino, ma in modo ancor più determinato e continuativo a Viterbo: qui da lunedì hanno concluso la mobilitazione ieri, dopo tre giorni”.

Considerando la realtà delle poste di oggi e tra l’altro dovendo scavalcare anche i sindacati confederali non è poco. “Anche a Firenze abbiamo fatto delle iniziative, non siamo arrivati alle mobilitazioni tipo quella di Viterbo, ma comunque ci sono state delle iniziative piuttosto determinate che hanno indotto l’azienda a fornire i mezzi appropriati per poter lavorare, perché probabilmente senza la mobilitazione dei lavoratori forse si era ancora nelle condizioni di stare ad aspettare” sottolinea Edoardo.

I lavoratori di Poste Italiane stanno denunciando la grave carenza di misure di sicurezza alla luce dell’emergenza coronavirus che stiamo affrontando.
Ieri due lavoratori di Poste Italiane sono morti a causa del Covid-19 e – cosa ancor più grave – si erano entrambi recati a lavoro fino a pochi giorni fa.

Troppi contagiati…e siamo ancora all’inizio!

Stando ai dati forniti ieri da Poste Italiane sono inoltre già 38 i casi di positività al coronavirus tra i lavoratori e ben 712 i dipendenti costretti a vario titolo alla quarantena.
Oltre ad essere numeri che salgono di ora in ora è estremamente probabile che non tutti siano stati accertati.

Il lavoro che entrambi i lavoratori deceduti svolgevano è evidentemente un lavoro a rischio in questa fase emergenziale, non solo per la salute e la sicurezza di chi lavora ma anche per quella dell’intera collettività.
Gli uffici postali sono attraversati da decine e decine di persone ogni giorno che frequentano nell’arco della giornata uno stesso luogo chiuso.
Anche il lavoro del postino è un lavoro decisamente esposto, soprattutto nel diventare un veicolo inconsapevole del virus. Come ci ha spiegato un lavoratore di Poste Italiane: “Come una ape che vola di fiore in fiore, così il postino rischia di girare per la città entrando a contatto via via e in successione con persone che escono dai portoni dei palazzi, custodi, addetti alla ricezione per aziende ed enti, colleghi e – terminato il lavoro – i propri familiari, diventando un involontario agente del contagio. Inoltre, il lavoro si svolge in ambienti, con strumenti di lavoro e con mezzi di trasporto che non risultavano sanificati e in alcuni centri si sconta la mancanza non solo delle mascherine, ma anche di guanti, gel igenizzanti e della possibilità di un rispetto costante delle distanze di sicurezza prescritte”.

Scioperi a tutela della salute di tutte e tutti!

Con le ultime proteste e astenendosi dal lavoro questi lavoratori hanno dato prova di una assunzione di responsabilità individuale e collettiva nel fare la propria parte per limitare il contagio del virus e le sue gravi conseguenze sociali per tutti noi.

Il lavoro dei servizi postali è considerato un servizio essenziale di interesse pubblico e sociale, un lavoro la cui continuità va garantita.
Tali affermazioni non possono però tradursi che venga messa ogni giorno ancor più a repentaglio la vita dei lavoratori postali e – per loro tramite inconsapevole – la salute della intera collettività.

Se dobbiamo garantire il servizio essenziale ciò non può contrastare l’evidente urgenza di chiudere i luoghi di lavoro di Poste Italiane per il tempo necessario per portare avanti una approfondita sanificazione degli ambienti e attendere l’arrivo di tutti i DPI (dispositivi di protezione individuale) aggiuntivi che sono necessari.

Spontaneamente diversi portalettere hanno lanciato una petizione on-line che chiede la chiusura temporanea dei luoghi di lavoro di Poste Italiane:
https://www.change.org/p/chiudere-gli-uffici-di-recapito-di-poste-italiane-coronavirus

Amazon è un “servizio essenziale”?

Se dobbiamo tutelare il servizio essenziale, risulta scandalosa la scelta di privilegiare costantemente i pacchi Amazon e in generale dell’e-commerce (cosa che permetterà a questi “giganti” di approfittare della chiusura dei negozi per distruggere definitivamente una buona parte dei commercianti). Si preferisce mantenere i lavoratori in una condizione di rischio pur di continuare a fare utili sulla consegna dei prodotti Amazon (l’unica cosa che davvero non deve subire “stop”, anche a scapito della corrispondenza).

Le nostre richieste

Alla luce di tutto questo non possiamo che unirci alla petizione lanciata da alcuni portalettere e contemporaneamente chiedere:

– l’immediata chiusura di tutti i luoghi di lavoro di Poste Italiane, finché non siano prese tutte le precauzioni per la salute collettiva e dei lavoratori

– la drastica limitazione ai soli servizi essenziali che garantiscano la corrispondenza urgente tra persone (raccomandate, stipendi, etc…) e l’accesso alle informazioni (giornali).

– la sospensione a oltranza della dei prodotti dell’e-commerce, che stanno avendo la priorità rispetto al resto della corrispondenza.

Su questo si chiede anche all’Agcom un intervento drastico di indirizzo e di restrizioni alla luce del rischio contagio.

 

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1 Commento


  • Sandro

    38 casi di lavoratori contagiati e 712 in quarantena…..questo dato la dice lunga…..quanti dei 712casi di quarantena non sono effettivamente positivi al corona virus. Naturalmente c’è tutto l’interesse dell’ente Poste Italiane spa nascondere la reale dimensione del contagio da corona virus dei suoi dipendenti notoriamente esposti in prima linea al contagio sia negli uffici aperti al pubblico sia per coloro costretti alla consegna. Poste Italiane spa ha deciso di assumersi un comportamento totalmente negligente e irresponsabile nei confronti dei propri dipendenti

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