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Scuole del centro-sud in agitazione, studenti: “saremo opposizione!”

Un liceo di Roma, un tecnico industriale in provincia di Napoli, un linguistico in provincia di Bari e un tecnico tecnologico, trasporti e logistica di Anzio (RM).

Questa la geografia della protesta che a macchia di leopardo si è sviluppata ieri mattina in quattro scuole superiori del centro-sud, dal Lazio (2) fino alla Puglia, passando per la Campania.

Quattro istituti situati in territori decisamente eterogenei del paese, da uno dei municipi più popolosi della capitale fino alla provincia industriale del barese. Quattro scuole con indirizzi di formazione che più diversi non si piò, dai licei agli istituti tecnici.

Eppure, le apparenti differenze vengono appianate da un destino comune a cui tutti i partiti al governo negli ultimi decenni hanno condannato l’istruzione pubblica: l’abbandono e il definanziamento.

Oggi gli studenti dell’Iti di San Giorgio hanno scioperato in maniera unitaria per protestare contro lo stato di totale incuria in cui versa da anni il loro edificio scolastico e che sta peggiorando in questi giorni con perdite di acqua vistose in più parti”, dichiarano dal napoletano gli studenti.

Oggi gli studenti del liceo linguistico San Benedetto di Conversano, in provincia di Bari, hanno scioperato uniti e poi manifestato le loro rivendicazioni di fronte alla sede di Città metropolitana sotto lo slogan ‘Sos Benedetto’”, è la rivendicazione che giunge dal barese, territorio in mobilitazione continua dall’inizio del 2022 dopo la visita di Draghi a un istituto tecnico.

Da giorni infatti lamentiamo la situazione assurda vissuta da noi studenti nell’istituto che versa in condizioni pessime: l’edificio fatiscente e interi corridoi inagibili non ci permettono di svolgere le lezioni nei normali orari scolastici e dobbiamo andare a scuola con turni anche serali fino alle 20”, denunciano i giovani.

La sede del Munari – la decantata soluzione per i 200 studenti in esubero al Liceo Nomentano – non può essere la soluzione per noi studenti: ci obbligano a fare viaggi più lunghi per andare a scuola, non ci garantisce i laboratori, non ha ancora una palestra, bagni e spazi a sufficienza”, affermano da Roma i ragazzi.

Non è un caso, dopo anni di tagli alla scuola ecco come ci ritroviamo: senza fondi e senza scuole idonee. Lo stesso Gualtieri del Partito Democratico, che ha massacrato l’istruzione pubblica, definisce questa sede una buona toppa”, prosegue la nota.

Oggi gli studenti del Nautico Marcantonio Colonna della sede di Anzio protestano dopo una settimana di sciopero e diverse proteste sotto al comune per richiedere che gli sia data la propria sede, chiusa per inagibilità”, scrivono gli studenti di Anzio.

Gli studenti arrivano senza risposte certe direttamente sotto Città Metropolitana di Roma – prosegue la nota –, responsabile dell’edilizia scolastica per le scuole di Roma e provincia e complice della disastrosa situazione ad Anzio in cui versano gli studenti. Studenti e genitori hanno richiesto un incontro urgente per risolvere questa situazione è per riavere la propria scuola.

Nelle quattro mobilitazioni, “il supporto dell’Osa – Opposizione studentesca d’Alternativa”, come si legge in tutti i comunicati, ha evidentemente dato manforte e spirito unitario alla protesta.

Studenti, lavoratori del comparto e famiglie sono le categorie che soffrono pesantemente le continue sforbiciate operate negli anni dal Ministero dell’istruzione. Come più volte abbiamo evidenziato nel nostro giornale, e come dimostrato dalla mobilitazione mattutina, i problemi sono comuni ai diversi territori e indirizzi di formazione.

Edifici fatiscenti, classi con troppi studenti, laboratori inadeguati quando non funzionanti, insegnanti precari con penalizzazione della qualità dell’insegnamento, genitori che di riflesso subiscono tutto il marcio della scuola pubblica italiana.

Il filo rosso della drammatica situazione che vive la scuola italiana sono i diktat per l’austerità e il pareggio di bilancio tanto cari ai palazzi di Bruxelles, prontamente recepiti dai governi di tutti i colori che si sono alternati negli ultimi decenni, ma che in definitiva toglie risorse (denaro pubblico proveniente dalle tasse dei cittadini) all’elemento più importante per la tenuta sociale e civile di un paese: l’istruzione.

Ad insanguinare il quadro, nel vero senso della parola, le tragiche morti avvenuti nell’ultimo anno di tre studenti, Lorenzo, Giuseppe e Giuliano, condannati da quell’abominio che risponde al nome dell’alternanza scuola-lavoro – voluta dal Pd, ma non abolita né dalla destra, né dal Movimento 5 Stelle nelle esperienze di governo.

Anche per questo, a Roma nel pomeriggio l’assemblea unitaria dei collettivi studenteschi di Roma ha fatto alle 16:00 un presidio sotto al Miur,  portando in piazza le parole d’ordine “Nessuna rappresentanza, Basta alternanza”.

In piazza, gli studenti hanno dato fuoco ai simboli di tutti i partiti politici presenti oggi in Parlamento, rappresentando quel rifiuto non della politica, ma dell’indecente schiera di politici – oggi “ben” riassunti nella figura di Giorgia Meloni – che ha portato il paese in guerra, impoverisce lavoratori e classi meno abbienti e continua a farfugliare sulla necessaria transizione a un modello sociale rispettoso dell’ambiente, oltre che dell’essere umano.

La mobilitazione rafforza il movimento e promette un inverno al livello di quello dello scorso anno, dove centinaia di occupazioni e cortei inondarono le scuole  e le strade contro l’indecenza dell’agenda Draghi, dell’alternanza e della non-gestione, né tanto meno risoluzione, dei problemi della scuola.

Lo gridiamo a gran voce come abbiamo fatto stamattina: saremo opposizione a governo e istituzioni!”, concludevano ieri i ragazzi scesi in strada a Roma.

L’autunno, ci pare, a dispetto del bel sole che oggi scalda la capitale, è proprio arrivato.

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