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Referendum tedesco: “Ich bin ein Berliner”

Nella Capitale Tedesca i ceti popolari infliggono una dura sconfitta alla rendita.

Ora tocca alla politica, al Senato della Citta-Stato e alla nuova Sindaca rispettare l’esito del referendum ed affrontare radicalmente il problema del caro-affitti

A Berlino il referendum sull’esproprio degli immobili tenuti sfitti dalla grande proprietà immobiliare (almeno tremila alloggi) è stato un successo per il si (più di un milione) ed una dura batosta per la rendita.

La sindaca entrante, la socialdemocratica Franziska Giffrey, la quale aveva espresso riserve nei confronti di un’eventuale vittoria della posizione pro-esproprio, dovrà affrontare il problema del caro-affitti nella città tedesca (+100% in 10 anni), senza poter escludere a priori gli interventi più radicali.

Di fronte a questo risultato ciò che balza subito all’occhio è la schiacciante vittoria che i ceti popolari ottengono in difesa dell’interesse collettivo ogni qual volta vengano chiamati ad esprimere un voto diretto contro gli interessi particolari dei padroni, della proprietà e dei meccanismi speculativi.

A questo punto, mentre i commentatori nostrani si affannano alla ricerca di alibi per le immobiliari tedesche ed internazionali, dimenticando di menzionare i danni che una città è costretta a subire quando interi quartieri sono di fatto vuoti ed i prezzi degli affitti schizzano alle stelle, dobbiamo cominciare a pensare a ciò che succede nelle nostre città, studiare i fenomeni, comprenderne la complessità e la composizione.

Indubbiamente anche nelle nostre metropoli centinaia di migliaia di immobili sono sfitti e/o inutilizzati e  crediamo sia ora di aprire un dibattito con al centro l’art. 42 della costituzione.

Se la classe politica e dirigente non intende intaccare lo status quo, tocca a tutte le strutture e le soggettività che praticano il conflitto sociale per affermare il diritto alla casa organizzarsi e proporre strumenti in grado di portare risultati che attacchino il sistema della rendita come accaduto a Berlino. Eventualmente andando anche oltre:

– varando una nuova legge sui canoni, con forti elementi di calmierazione, sostenuta con la tassazione del patrimonio abitativo tenuto sfitto;

– attraverso il finanziamento massiccio per nuovo patrimonio pubblico residenziale ed esproprio alle grandi proprietà con indennizzi contenuti, usando i fondi esistendi e creando strumenti ad hoc (ad esempio una nuova Gescal);

– Impedendo che i “veri” piccoli proprietari finiscano in mezzo a una strada, bloccando dunque i pignoramenti sulla prima casa, finanziando e attuando la legge 199/2008.

Queste le tappe minime per risollevare il paese, riconoscere al diritto alla casa la dignità che gli spetta ed affermare il principio per cui, dopo decenni di crisi economica e decrescita dei salari, l’alloggio popolare è salario indiretto.

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2 Commenti


  • giorgino

    articolo importante, ma c’è una imprecisione, gli immobili oggetto del voto sono piu di 250.000, comesi vede dall’articolo della wirtschaft woche di cui traduco un passaggio ed allego il link

    ” I promotori chiedono che le società immobiliari con più di 3000 appartamenti vengano espropriate”
    https://www.wiwo.de/finanzen/immobilien/deutsche-wohnen-und-co-enteignen-die-radikalen-folgen-der-berliner-enteignungsdebatte/27622020.html

    Wedasi anche articolo dal tagesschau di cui segue il link https://www.tagesschau.de/wirtschaft/unternehmen/deutsche-wohnen-enteignen-vonovia-deutsche-wohnen-giffey-101.html

    forse l’equivoco nasce dal fatto che si chiede l’esproprio delle societa con piu di 3000 appartamenti ,


  • giorgino

    preciso meglio, a berlino il referendum vincente chiedeva l’esproprio di tutti gi appartamenti , non solo di quelli vuoti ma anche di quelli abitati ovvero dati in fitto alle famiglie, purchè appartenenti a società con piu di 3000 appartamenti .Recentemente il senato di berlino aveva deciso l’acquisto, a seguito di una lunga campagna di lotte sociali, di 15.000 appartamenti, da girare ad un ente sociale di gestione, il referendum è stata la tappa successiva

    La campagna di lotte metteva in evidenza la recente fusione di Deutsche wohnen e Vonovia, due società detentrici ciascuna di centinaia di migkiaia di appartamenti a berlino, e denunciava anche il fatto che societa come Deutsche Wohnen avevano acquisito appartamenti già di proprietà pubblica,, nel momento in cui cadde la DDR, con il voto favorevole di un certo Gregor Gisy. (quando fu a capo della SED nella fase finale della DDR, per prima cosa decretò lo scioglimento della Nationale Volks Armee, di fatto cio facilito l’anschluss e la svendita del patrimonio pubblico della DDR al posto di una riunificazione)

    Ma riacquisire a prezzo alto appartamenti svenduti nei primi anni 90, oltre che un regalo alle società private, avrebbe prosciugato dei fondi altrimenti utilizzabili per lo stato sociale, di qui le iniziative ed il referendum per l’esproprio ( il risarcimento alle societa espriopriate è comunque inferiore a prezzo di un normale acquisto) La fonte di quanto dico è il quotidiano Neues Deutscheland (e stato il giornale della SED) questo il link:
    https://www-nd–aktuell-de.translate.goog/artikel/1156744.wohnungspolitik-vonovia-deal-ist-perfekt.html?_x_tr_sl=de&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=nui,sc

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