A qualche ora di distanza dall’inizio dello sciopero nazionale del personale INAIL proclamato dalle Organizzazioni Sindacali FP CGIL, CISL FP, UIL PA, CONFSAL UNSA, USB PI, DIRSTAT FIALP, FLP e ANMI, per le ultime tre ore di ogni turno di lavoro, ed in attesa del dato definitivo che verrà reso noto il 26/04, registriamo dalle nostre strutture territoriali una altissima adesione da parte del personale.
In tutte le regioni, dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia, dal Piemonte alla Puglia, moltissime sono le sedi che hanno chiuso i cancelli.
Sotto lo slogan “chiudere tre ore per non chiudere per sempre” le lavoratrici e i lavoratori dell’INAIL hanno voluto ribadire, numerosissimi, il proprio sostegno alla vertenza sindacale a tutela dell’Istituto e della sua straordinaria ed importante funzione sociale.
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Lunedì mattina, durante l’evento tenutosi in Direzione Generale alla presenza del Ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, le scriventi organizzazioni sindacali, forti delle motivazioni poste alla base della mobilitazione e dei riscontri ottenuti nel corso delle manifestazioni/assemblee fin qui tenute, hanno ottenuto di avere un incontro riservato con il Ministro.
Nel corso dell’interlocuzione informale, abbiamo registrato da parte del ministro un atteggiamento di apertura all’ascolto rispetto alle tematiche poste da parte delle scriventi che, per far ben comprendere le motivazioni dello sciopero nazionale del prossimo 21 aprile, hanno colto l’occasione di dare lettura della nota che di seguito si riporta integralmente:
“Signor Ministro,
immaginiamo Lei sappia che da mesi ormai molte delle sigle rappresentative di questo Ente hanno proclamato lo stato di agitazione e indetto uno sciopero di tutto il personale dell’Istituto appartenente al Comparto Funzioni Centrali per il giorno 21 aprile.
I motivi della protesta riguardano la grave carenza di personale, il malfunzionamento delle procedure informatiche, lo stress lavoro correlato che vivono lavoratrici e lavoratori del nostro Istituto, quale diretta conseguenza dell’aumento dei carichi di lavoro e della quotidiana frustrazione dovuta alla consapevolezza di non riuscire a dare più risposte efficaci alla nostra utenza.
L’attuale carenza di personale, calcolata sul rapporto fabbisogno forza, pur significativa, è tuttavia fortemente sottostimata perché basata su una valutazione del fabbisogno frutto non di un’attenta analisi delle reali necessità dell’Ente, ma della politica di tagli sistematici imposta da decenni alle amministrazioni pubbliche. Le poche autorizzazioni ad assumere non bastano neanche a compensare le cessazioni dovute ai pensionamenti, a causa dell’elevata età media del personale e di un decennale blocco del turn over. Se a questo si aggiungono le inedite difficoltà riscontrate nel reclutamento di Personale dovute alla contingente crisi del lavoro pubblico, nonché la dissennata gestione e programmazione delle assunzioni, il quadro si fa veramente drammatico. Molte strutture dell’INAIL, oggi, non sono presidiate da organici sufficienti e non solo nelle aree sanitarie.
Ciò significa che migliaia di cittadini che hanno subito un danno alla salute a causa del proprio lavoro, non trovano accoglienza alle loro legittime e sacrosante necessità di tutela, assistenza, cura, ascolto, a garanzia di un diritto costituzionalmente tutelato. Questo significa lasciare sulla carta e non attuare concretamente progetti significativi sul piano sociale, come ad esempio quello relativo al reinserimento lavorativo delle vittime di infortunio o malattia professionale.
In questo contesto, la previsione di interventi normativi per estendere il campo delle tutele a nuovi soggetti, se da un lato non può che vederci ovviamente favorevoli, dall’altro ci preoccupa molto: stiamo parlando di numeri che non saremo mai nelle condizioni di poter gestire se non si modifica radicalmente il quadro sopra rappresentato. Stiamo parlando di milioni di lavoratori e lavoratrici tra personale della scuola, colf e badanti; stiamo parlando di milioni di studenti.
Su questo Le chiediamo un impegno signor Ministro, un impegno concreto per consentire all’Istituto di continuare a svolgere la sua funzione fondamentale in un Paese dove gli infortuni, purtroppo anche mortali, assumono i numeri di una vera e propria guerra. Un impegno che si concretizzi nella possibilità di assunzioni in numero congruo a garantire la capacità dell’Ente di continuare a svolgere la sua mission. 156.400 sono le assunzioni previste per il 2023 nella Pubblica Amministrazione. Altrettante ne sono previste per gli anni 2024 e 2025. Numeri non sufficienti complessivamente in un Paese che per decenni non ha investito sul servizio pubblico, ma sicuramente importanti e che possono garantire, se c’è la volontà politica, una vera boccata di ossigeno ad un Ente che rischia il collasso.
Durante l’incontro avuto a Palazzo Vidoni con le OO.SS. confederali Lei ha sostenuto che la salute di un’organizzazione, la sua capacità di esprimere la sua missione, passa attraverso la cura delle sue persone, che devono essere orgogliose di appartenere alla pubblica amministrazione. Non possiamo che essere d’accordo con le sue parole signor Ministro. Il senso di orgoglio da Lei richiamato, il senso di appartenenza è sempre stato una caratteristica del personale di questo Istituto, nella consapevolezza del ruolo che l’INAIL ha nel sistema di welfare del nostro Paese e della peculiarità e della fragilità della nostra utenza.
Tuttavia questo senso di appartenenza, questo orgoglio non si autoalimentano, ma devono trovare terreno fertile in un ambiente lavorativo dove i carichi di lavoro non sono pressanti, dove le procedure informatiche sono realmente a supporto del lavoro che si deve svolgere e non un ostacolo come invece accade quotidianamente nel nostro Istituto. Nonostante i copiosi investimenti in informatica, il tracollo delle procedure che da mesi producono effetti disastrosi in termini di resa in efficacia e miglioramento delle condizioni di lavoro, oltre ad essere inaccettabile in un Ente che vanta un processo di digitalizzazione avanzata che ha pochi uguali all’interno della PA, determina, in concorso con la carenza di personale, l’ aumento esponenziale della pressione psicofisica sui lavoratori e le lavoratrici dell’Ente, che continuano con fatica a garantire le prestazioni all’utenza, pagando personalmente un prezzo in termini di sovraccarico quantitativo e qualitativo e fronteggiando quotidianamente le giuste rimostranze dell’utenza.
Queste, in sintesi, le ragioni della nostra protesta signor Ministro: ci auguriamo di essere stati capaci di spiegare che il nostro obiettivo è non solo la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Istituto ma anche e, soprattutto, quella dei nostri assicurati e più in generale del futuro dell’Ente. E di essere stati capaci di chiarire la necessità di un impegno serio da parte del Governo, che oggi qui Lei rappresenta, nei confronti dell’INAIL”.
Inutile ribadire l’importanza di essere arrivati a coinvolgere un Ministro della Repubblica, registrandone una disponibilità al dialogo per nulla scontata, così come quella di proseguire sempre più convintamente verso lo sciopero nazionale del prossimo 21 aprile.
#il21miriguarda #iosciopero
Fp Cgil
Cisl Fp
Uilpa
Confsal
USB PI
Dirstat
Anmi Flp
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C’è un motivo semplice se per venerdì 21 aprile la stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali ha proclamato uno sciopero congiunto all’Inail: l’istituto è alla deriva.
Il personale è mediamente sottorganico del 30%, con punte del 40% e oltre ed è costretto a lavorare con un sistema informatico che, sebbene sia costato centinaia di milioni, è soggetto a blocchi quotidiani che costringono l’utenza a tempi d’attesa lunghissimi e il personale ad un elevato stress psicofisico.
Poco più di 7.300 dipendenti, sparsi su tutto il territorio nazionale, chiamati a tutelare milioni e milioni di lavoratori e lavoratrici infortunati o colpiti da malattie professionali e a dare risposte alle Imprese.
E tanti altri milioni potrebbero aggiungersi a breve, secondo quanto dichiarato dalla Ministra del Lavoro pochi giorni fa in videoconferenza con i vertici dell’Istituto.
Studenti, lavoratori e lavoratrici della scuola, colf e badanti: una platea di ulteriori10 milioni di persone, che noi auspichiamo vengano quanto prima tutelate ma che le attuali condizioni dell’Ente non sono in alcun modo in grado di garantire.
È necessario che, in un Paese che vede anche 12 vittime del lavoro al giorno e che ha all’attivo il drammatico bilancio di mille morti di lavoro l’anno, l’INAIL si riappropri appieno della sua funzione sociale. C’è un solo modo per poter svolgere al meglio questo compito: massicce assunzioni, subito!
Per tornare ad essere un servizio pubblico degno di questo nome.
Per questo USB, insieme a tutte le altre sigle ha proclamato lo sciopero nazionale per le ultime 3 ore di ogni turno di venerdì 21 aprile. Perché l’Inail non rimanga un limone spremuto, destinato alla discarica.
USB Inail
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Aldo Brambilla
Sono pienamente d’accordo con le rivendicazioni dei lavoratori Inail. Un organismo che dovrebbe essere sempre al massimo della sua efficienza, per rispondere prontamente alle esigenze di feriti e morti sul lavoro che mettono l’Italia a livello dei paesi sottosviluppati in materia di sicurezza.