Servono interventi ministeriali immediati e a livello nazionale
Diversi mesi fa i lavoratori portuali di Livorno notarono che su alcune navi della compagnia Grimaldi, in particolare quelle Ro.Ro della classe Eurocargo, dal ponte 3 si propagava un “fumo” denso e irritante per le vie respiratorie.
Nello specifico la fuoriuscita era maggiore nel momento in cui la nave era impegnata nelle operazioni di bunkeraggio del combustibile. Allertati gli RLS di sito e successivamente la ASL, venivano disposti alcuni controlli e rilevamenti.
Attraverso i contatti della nostra rete nazionale veniva chiesto se anche negli altri porti interessati accadeva la medesima fuoriuscita e quali erano state eventualmente le azioni messe in campo.
A partire da questa segnalazione e soprattutto a seguito del monitoraggio puntuale di tutti i passaggi/controlli svolti e non ancora conclusi, è possibile intanto arrivare ad alcune conclusioni.
Con tutta probabilità stiamo parlando dell’impianto di sfogo vapori provenienti dalla cassa dell’olio combustibile. Sfogo che si trova, appunto, sul ponte tre della nave.
Per mesi la stessa compagnia Grimaldi è intervenuta, a fasi alterne, prima accettando la richiesta di non far svolgere operazioni portuali sul ponte 3 durante le operazioni di bunkeraggio, poi “spostando” in altre tratte una delle navi interessate da tali sversamenti e poi, in ultimo, intraprendendo degli interventi sul campo per dotare lo sfiato di un cappotto (attraverso il fissaggio di una cassa) con alcuni filtri.
Da quanto ne sappiamo questi fumi di scarico sono da considerarsi a tutti gli effetti cancerogeni.
Sembrerebbe che sia un “difetto” di fabbricazione comune a tutte le navi della classe Eurocargo. A questo punto, prendendo atto dei piccoli passi avanti fatti dalla compagnia, crediamo sia utile aprire una riflessione dal punto di vista generale.
Quante navi Eurocargo ci sono in circolazione nei porti italiani ed europei? Tutte condividono questo eventuale difetto di fabbricazione? Gli interventi di tamponamento sono stati effettuati su tutte le navi? Per quanto tempo i lavoratori portuali e i marittimi sono stati esposti a tali fumi cancerogeni?
Tutte domande alla quale non possono rispondere né gli RLS né tantomeno le locali ASL. Per questo, come coordinamento nazionale portuali USB abbiamo richiesto un intervento ai ministeri competenti affinché siano eseguiti gli opportuni riscontri e indagini.
Chiediamo ai ministeri ed agli organi di vigilanza, in attesa di indagini approfondite, di adottare immediatamente, come previsto dalla normativa in materia, misure di prevenzione di tipo organizzativo: il divieto assoluto dei lavoratori di operare nelle aree in cui possono essere esposti ad agenti inquinanti classificabili come cancerogeni.
I lavoratori hanno il diritto di essere informati circa le possibili conseguenze di tale esposizione e la società armatoriale ha il dovere di rispondere nel caso in cui dovessero essere accertate responsabilità.
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