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Strage di Viareggio: i familiari delle vittime contestano i vertici delle Ferrovie

I parenti di alcune delle vittime provocate a Viareggio il 29 giugno del 2009 dall’esplosione di un treno che trasportava Gpl hanno iniziato a manifestare in tarda mattinata all’ingresso della stazione Termini, a Roma, dove era da poco iniziato il convegno “Approccio Integrato alla sicurezza: l’esperienza del Gruppo FS”. I manifestanti, una ventina tra familiari e parenti delle vittime, esponevano cartelloni con le foto dei cari scomparsi e alcuni striscioni che recitavano “Verità, giustizia e sicurezza per Viareggio”.
“Chiediamo di sciogliere il convegno – hanno detto al megafono alcuni familiari – organizzato dagli amministratori delegati di Ferrovie Spa, Rfi Spa e Trenitalia Spa, che sono indagati con le loro società nell’inchiesta sulla strage di Viareggio. Questi amministratori, anziché dimettersi di fronte all’immane tragedia, si permettono di organizzare convegni sulla sicurezza proclamandosi paladini della sicurezza del trasporto ferroviario per sostenere che le ferrovie italiane sono le più sicure d’Europa”.

Molto dura ed esplicita la presidente dell’associazione ‘Il mondo che vorrei’, Daniela Rombi: «noi siamo qui perchè stiamo conducendo una battaglia per la verità, la giustizia e la sicurezza. Ci sono ancora tantissimi incidenti ferroviari: in media uno ogni 15 giorni. Dal 2007 ad oggi sono morti 33 operai su linea e siamo alle porte di un’udienza preliminare e di un processo che deve mandare a giudizio i veri responsabili di questa strage. È inaudito che indagati nel processo della strage di Viareggio tengano convegni sulla sicurezza». A proposito della tragedia annunciata di Viareggio Daniela Rombi ha ricordato: «ci sono 32 morti, oltre 100 feriti e un quartiere interamente distrutto che chiede giustizia. Noi pensiamo che non avendo messo in atto le misure esistenti che avrebbero evitato la strage le loro responsabilità sono dolose e non colpose come ci insegna la sentenza della Thyssen e di Casal Monferrato e il riferimento esplicito al 437 del codice penale». Insieme ai familiari delle vittime anche Stella Lanzilotta, che racconta: «sono una funzionaria della Regione Toscana, mi occupo di sicurezza anche ferroviaria. Ieri ho chiamato gli organizzatori del convegno per essere iscritta e al telefono mi hanno risposto che non ci sarebbero stati problemi. Ma stamane non mi hanno fatto entrare perchè a loro non risultavo iscritta. Dopo due ore di discussione e telefonate mi hanno portato in una stanza in cui si vedeva solo un video. Non so che paura avessero».

«Le nostre vittime ‘rimuoiono’ altre 100, 1000 volte di fronte a decisioni come la sua. Oggi, 7-11-11, appena terminato l’incidente probatorio tenutosi a Lucca, ha pensato bene di sferrare quello che io personalmente reputo un colpo basso, ossia inviare la lettera di licenziamento al signor Riccardo Antonini, consulente tecnico di parte civile nell’incidente probatorio per la strage di Viareggio» recitava una lettera aperta scritta tempo fa e indirizzata all’ad di Fs, Mauro Moretti, consegnata questa mattina ai giornalisti durante le protesta alla Stazione Termini. Una lettera firmata da Andrea Maccioni, che nella missiva spiegava: «forse il mio nome le dirà poco o niente, o forse lo collegherà all’immagine di quel ragazzo che da 28 mesi gira l’Italia e manifesta con le foto di tre volti sorridenti appesi al collo. Quelli sono i volti di mia sorella e dei miei due nipotini che ho perso nella immane tragedia». «Provo tanta rabbia e tanto dolore dentro di me – concludeva – ma nonostante tutto credo in un mondo migliore e nutro la speranza di poter raccontare a chi è rimasto che nel nostro mondo c’è ancora chi ha il coraggio di lottare onestamente per i valori in cui crede e chi viene punito per le proprie colpe. Pertanto le chiedo di rivedere il suo/vostro provvedimento nei confronti del signor Antonini».

 

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