Bandiere issate a mezz’asta e listate a lutto, saracinesche e luci abbassate. E poi i fischi dei treni in transito nell’uno e nell’altro senso, per tutta la giornata, applauditi ad ogni passaggio. C’era vento sabato sera a Viareggio, ma i brividi che scuotevano i corpi non erano dovuti al freddo. Un’intera comunità si è stretta intorno alle sue vittime di quel 29 giugno di 4 anni fa, quando un treno merci con 14 carri cisterna contenenti un carico di Gpl deragliò in stazione, uno dei contenitori urtò contro un picchetto ed esplose scatenando l’inferno intorno.
Palazzine crollate, un intero quartiere distrutto. 33 morti e una ferita che non può rimarginarsi. Una strage di fatto annunciata, visto che nelle settimane precedenti si erano verificati numerosi incidenti simili.
Tanto il dolore ma altrettanta la rabbia e la determinazione nelle parole dei familiari delle vittime, che, prima del corteo, si sono riuniti alla Croce Verde di Viareggio dove hanno abbracciato familiari e parenti delle vittime di altre stragi accadute in Italia e insieme ai quali si sono costituiti nel coordinamento nazionale “noi non dimentichiamo”.
Giustizia, accertamento delle responsabilità, processi rapidi. E rispetto, sopra di tutto, per chi “è morto senza colpa”. Parole d’ordine per un unico fronte, perché la battaglia di Viareggio è diventata ormai la battaglia di tutti e tutte. Dai genitori dei bambini della scuola “Jovine” San Giuliano di Puglia (ottobre 2002; persero la vita 27 bambini e una maestra); a quelli di Casalecchio di Reno (1990, un aereo militare si schiantò sull’istituto Tecnico Salvemini; dodici studenti di 15 anni persero la vita, 96 persone restarono ferite); dai familiari dei passeggeri ed equipaggio della Moby Prince (1991, bruciarono vive 140 persone nel rogo che scaturì dalla collisione al l.go del porto di Livorno con la petroliera Agip Abruzzo); a quelli dei 7 operai morti nel rogo della Tyssen krupp, a Torino, dicembre 2007.
Tappa fondamentale sarà dunque il processo. Durante l’udienza preliminare del 19 giugno la Procura di Lucca ha rinviato a giudizio tutti e 33 gli imputati, tra i quali ci sono i vertici delle Ferrovie e lo stesso Moretti: 33 morti, 33 imputati.
L’appuntamento per la manifestazione è a piazza Regina Margherita, ci si arriva in corteo dalla sede della Croce Verde. Striscioni, cartelli con i volti dei loro cari indossati dai familiari delle vittime, mentre i ferrovieri hanno appesi al collo cartelli a forma di bara, ognuno dei quali reca il nome di un lavoratore o lavoratrice delle ferrovie morto/a sui binari.
Tra loro Riccardo Antonini, licenziato dal “cavalier” Mauro Moretti (amministratore delegato di Fs), e Dante De Angelis. Applausi al passaggio del corteo, che si ingrandisce notevolmente durante il percorso. A piazza Risorgimento, punto d’arrivo previsto, è allestito il palco.
“Io Io voglio che al processo ci vadano anche i vertici della società e non solo le ultime ruote del carro” – dice dal palco Daniela Rombi, presidente dell’associazione “il mondo che vorrei” e che in quel giugno del 2009 ha perso sua figlia, Emanuela. “Perché questa strage non è figlia del caso, ma di una strategia precisa: preferire il guadagno alla sicurezza (…). Viareggio non molla fin quando non avrà ottenuto giustizia”. E prima di chiudere il suo intervento, tra gli applausi, chiede solidarietà per un’altra vittima, Riccardo Antonini, “che non ci ha mai abbandonato e che noi non abbandoneremo mai”.
Poco prima il sindaco Leonardo Betti aveva riferito della richiesta “fatta a gran voce” la mattina durante il convegno organizzato dal comune sulla “La sicurezza del trasporto di sostanze pericolose”, che aveva visto la presenta del sottosegretario ai trasporti e infrastrutture Erasmo de Angelis: la creazione di un Osservatorio Europeo sulla sicurezza dei trasporti con sede a Viareggio. Proposta, ha detto il sindaco, che Erasmo De Angelis ha appoggiato.
Alla fine della giornata l’emozionante spettacolo di Elisabetta Salvatori “Non c’è mai silenzio”. E ancora il fischio incessante dei treni. Per “non dimenticare”.
* Le fotografie sono dell’autrice dell’articolo
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