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Presidio a Roma delle vittime di Viareggio: “Moretti dimettiti”

 

“Verità, giustizia, sicurezza per Viareggio. Perché non accada mai più”, era la scritta su uno degli striscioni. “Dimissioni di Mauro Moretti e di tutto il gruppo dirigente di Fs” e ” ritiro dei provvedimenti disciplinari (licenziamenti e sospensioni, nda) nei confronti dei ferrovieri impegnati da sempre su sicurezza e salute” le parole d’ordine. E non solo di ieri.

Sono venuti nuovamente a Roma, a manifestare davanti alla sede Fs di piazza della Croce Rossa, in occasione dell’assemblea del gruppo Fs per dire no alla riconferma di Moretti ad amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato italiane (Fsi).

Sono tornati a far sentire la loro voce i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, insieme a lavoratori e cittadini dell’Assemblea 29 giugno; insieme alla mamma del viareggino Daniele Franceschi (morto nel carcere di Grasse, in Francia, nell’agosto del 2010, in circostanze ancora da chiarire), ad Ezio Gallori – una vita da macchinista e sindacalista -, a Riccardo Antonini, rsu da sempre al fianco delle famiglie di Viareggio e licenziato da Moretti, a Dante De Angelis, macchinista e delegato rls, licenziato per ben due volte e riassunto altrettante con una sentenza del tribunale del lavoro; e a tanti altri e altre, lavoratori delle ferrovie e semplici cittadini, che hanno voluto portare la loro solidarietà ai familiari di Viareggio e a chiedere, insieme a loro, le dimisioni di Mauro Moretti, rinviato a giudizio dal Tribunale di Lucca il 18 luglio scorso.

Nominato cavaliere del lavoro dal presidente Napolitano nel giugno 2010, “a poche ore – ricordano i familiari – dal 1° anniversario della strage” con altri a.d. e dirigenti della società, insieme ad altri dirigenti e funzionari di altre società del Gruppo e delle ditte proprietaria del convoglio o che lo montarono o revisionarono per un totale di 33 persone e 9 società. Disastro ferroviario colposo, incendio colposo, omicidio e lesioni colpose plurime, fra i reati ipotizzati. Il processo si aprirà il 13 novembre, a Lucca.

 

 

“Non ho niente da dire”, erano state le parole di Moretti a commento del rinvio a giudizio. Ma i familiari delle vittime di cose da dire ne hanno invece molte. Quella di Viareggio era una tragedia annunciata, visti i numerosi incidenti verificatisi in precedenza.

“Non si possono risanare i bilanci con le vite umane”, ha detto al megafono Daniela Rombi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime ‘Il mondo che vorrei’, che ricorda uno per uno i nomi di coloro che hanno perso la vita quel maledetto 29 giugno 2009. Tra i nomi c’è quello di sua figlia, Emanuela, 21 anni. E chiede giustizia, una giustizia vera però. E racconta questi quattro anni. Parla dello scaricabarile delle responsabilità, delle offese all’intelligenza e non solo; parla “del “calvario” – dopo quello della perdita di una figlia – dell’entrare in un aula di tribunale e sentire gli avvocati di Fs pronunciare frasi del tipo (riportato virgolettato nel volantino distribuito in piazza) “i treni bomba come quelli di Viareggio, se viaggiano ad una velocità ridotta sono più pericolosi” o “che lo ‘spiacevole episodio’ (come definì Moretti la strage di Viareggio nell’audizione al Senato, nda) non è un incidente sul lavoro, perché i due macchiniti sono ancora vivi (i macchisti in cura per mesi non sono più potuti salire su un locomotore per le conseguenze di quella notte). Questi amministratori delegati devono andare a casa”, ha ripetuto.

E ricorda che, a dispetto di quanto afferma Moretti “in ferrovia il problema sicurezza non esiste …”, che oltre alle 32 vittime di Viareggio sono 40 i lavoratori morti sui binari dal 2007 ad oggi “.

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A chiedere che Moretti non venga riconfermato a.d. delle ferrovie, oltre ai familiari delle vittime di viareggio, tra gli altri, c’è il Codacons, la Cgil e la Filt-Cgil della regione Calabria, i consigli comunali della Versilia, altri familiari di altre stragi simili a quella di Viareggio. Un’interrogazione a risposta immediata è stata presentata dalla senatrice viareggina del Pd Manuela Granaiola al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Solo nel pomeriggio si è venuti a sapere che la conferma di Moretti a. a.d. è slittata al 6 agosto. Ma non è che ai piani alti del ministero qualcunoabbia cambiato idea.

Per sublime indifferenza governativa, infine, nel passaggio dalla commissione bilancio all’aula, nel decreto “del fare” del governo Letta – in corso di approvazione in parlamento – è misteriosamente scomparsa – dal testo definitivo su cui il governo andava a chiedere la fiducia – la norma per limitare la retribuizione dei manager delle società controllate dallo stato a “soli” 300mila euro l’anno. Moretti ne ha presi fin qui 800mila. E anche questi dettagli fanno salire la rabbia.

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(le foto del servizio sono state scattate dall’autrice)

 

 

 

 

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