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Pescara: quattro i morti per lo scoppio della fabbrica di botti

Sarebbe stato il deposito giudiziario di botti illegali situato a poca distanza dalla fabbrica di fuochi dei Di Giacomo ad esplodere per primo ieri mattina innescando la tragedia che ha causato quattro morti e numerosi feriti.

Testimoni e prime ipotesi d’indagine confermano che l’incidente ha avuto origine non nella fabbrica Di Giacomo ma nella casamatta giudiziaria dove venivano tenuti i botti sequestrati in Abruzzo dalle forze dell’ordine. Due secondo i testimoni – secondo altri addirittura quattro – le esplosioni che hanno completamente distrutto l’azienda e trasformato la collina a Villa Cipressi in un inferno: un cratere grigio enorme, alberi anneriti, macerie sparse per chilometri. E fumo. Incendi. Olivi in fiamme a centinaia di metri. In totale la quantità di polvere pirica contenuta nel deposito giudiziario e nella fabbrica era di circa 10 tonnellate.

I morti appartengono tutti alla famiglia Di Giacomo, il titolare Mauro e il fratello Federico, più l’altro parente Roberto. Quando erano già arrivati i soccorsi intenti a cercare i superstiti tra le macerie e a spegnere i violenti incendi, il figlio 22enne di Mauro, Alessio Di Giacomo si è buttato tra le macerie per tentare di salvare padre e zio nonostante i vigili del fuoco tentassero di bloccarlo. Ma una violenta esplosione lo ha investito in pieno, uccidendolo sul colpo e ferendo 4 pompieri. L’enorme area del cratere – campi coltivati, boschi, uliveti, colline e dirupi – è ancora interdetta e dovrà essere bonificata dagli artificieri, perché in tutta l’area si sono disseminati gli ordigni, le bombette con le quali si fanno i fuochi d’artificio. Intanto la Procura di Pescara ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di disastro colposo e omicidio plurimo colposo a carico di ignoti: l’inchiesta é nelle mani del pm Anna Maria Giusti.

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