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Anonymous rivela i panni sporchi della Polizia di Stato

Da settimane ci divertiamo a curiosare nei vostri server, nelle vostre e-mail, i vostri portali, documenti, verbali e molto altro. Siamo in possesso di una notevole mole di materiale: ad esempio documenti sui sistemi di intercettazioni, tabulati, microspie di ultima generazione, attività sotto copertura; file riguardanti i Notav e i dissidenti; varie circolari ma anche numerose mail, alcune delle quali dimostrano la vostra disonestà (ad esempio una comunicazione in cui vi viene spiegato come appropriarvi dell’arma sequestrata ad un uomo straniero senza incorrere nel reato di ricettazione). Il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente, e noi ne approfittiamo per prenderci la nostra vendetta. Is there any problem, Officer?”.

Si apre con questo irridente messaggio la schermata del blog di Anonymous Italia con cui si annuncia una incursione degli hacker attivisti nel sito della polizia di Stato. Un attacco che ha avuto come risultato la pubblicazione in rete di circa 3500 documenti, ben 1,3 gigabyte di dati, ora consultabili entrando nel sito  del collettivo. I documenti sono stati diffusi in una serie di cartelle, pubblicati anche sul sito Paranoia (www.par-anoia.net) e coprono un arco temporale di diversi anni, dal 1998 almeno a pochi giorni fa.

Nei documenti pubblicati c’è un po’ di tutto. Dai moduli pre-stampati per gli stipendi fino alle liste di agenti, i numeri di cellulare dei componenti di alcune squadre e anche alcune mail personali degli agenti.

Ma i documenti più interessanti riguardano le attenzioni degli apparati repressivi nei confronti di alcuni movimenti di lotta, No Tav in particolare. Ad esempio la relazione inviata dalla Questura di Torino al ministero dell’Interno in cui si descrivono le varie entità politiche dell’area. Sigle, ma anche nomi dei leader e informazioni su di essi, da Perino e Luca Abbà, l’attivista precipitato da un traliccio dell’alta tensione nello scorso febbraio mentre la Polizia sequestrava una delle baite del movimento.

E ci sono anche alcune info sugli agenti sotto copertura, quelli infiltrati tra i manifestanti e addirittura tra gli attivisti del movimento No Tav. Uno dei documenti, che si intitola “agente provocatore”, sembra essere l’esame giuridico della posizione legale degli infiltrati delle forze dell’ordine qualora prendano parte attiva in azioni illecite.

Una nuova operazione ‘Antisec’ (anti-sicurezza) di Anonymous  che svela molte delle dinamiche interne al mondo delle cosiddette forze dell”ordine. Spiegano gli hacker attivisti:

“Durante la recente protesta degli studenti avete confermato per l`ennesima volta il vostro ruolo di specialisti della mattanza travestita da Democrazia. Quando avete manganellato, strattonato, spaventato e trascinato quei ragazzi, quando li avete calpestati con i vostri anfibi, o li avete impietriti di paura soffocandoli nella morsa del vostro armamentario, avete vilipeso ogni valore democratico. Tutte le volte in cui vi scagliate ‘in difesa dell`Umanità’ contro chi vuole rompere il muro della sottomissione, vi disumanizzate. I vergognosi crimini che avete perpetrato continuano a rimanere impuniti e, paradossalmente, i vostri capi che al G8 ordinavano di svilire i Diritti Umani sono gli stessi che ora si trovano ai vertici e vanno a braccetto con i ceppi del potere”. “Nel materiale sottrattovi è possibile rintracciare molti dei vostri comportamenti deprecabili: a titolo di esempio, in un documento inerente i fatti di Chiomonte stigmatizzate i NoTav per l`ennesima volta, tacciandoli come una schiera di facinorosi costituenti pericolo per l`ordine pubblico; spiate i cittadini sui social network per estorcere informazioni utili a legittimare la repressione del dissenso (è il caso, ad esempio, dell`attivista che avete schedato: ‘Ideologicamente finora sconosciuto, attraverso il suo profilo postato sul social network Facebook è emerso il suo particolare interesse per i movimenti ed associazioni animaliste/antivivisezioniste[…]’). Si potrebbero citare anche le numerose foto scattate dalla Digos ai frequentatori dei centri sociali o il documento attestante che la rottura di uno sfollagente si è verificata «durante un intervento della Squadra mobile seguito dall`arresto del soggetto». I file che abbiamo rilasciato sono eloquenti e tutti possono trarre le proprie considerazioni personali”. 

“Rivendichiamo a gran voce – aggiunge poi Anonymous – l`introduzione del reato di tortura che prevenga il ripetersi di carneficine già note e attribuisca una pena a chi, nascosto dietro una divisa, si accanisce sulla dignità umana; la telesorveglianza continua di ogni luogo in cui le Forze dell`ordine svolgono il proprio ruolo, al fine di prevenire abusi e documentarli nel caso si verifichino. Le immagini dovranno essere disponibili pubblicamente e in tempo reale per facilitare la denuncia di torture e maltrattamenti; l`apposizione di un codice ben visibile sulle divise, al fine di identificare facilmente un agente in tenuta antisommossa; che le forze dell`ordine, almeno durante il servizio di sorveglianza dei cortei, siano disarmate”. “Con la nostra azione vogliamo inoltre mandare un forte messaggio di solidarietà alle famiglie delle vittime. Siamo vicini a chi continua a lottare senza mai arrendersi. Tutti i caduti per mano dei vessatori in divisa sono nostri fratelli e riteniamo necessario commemorare coloro che son stati assassinati due volte: per mano di una divisa, e per mano di uno Stato che insabbia la verità” concludono gli hacker.

Una bella rogna per la Polizia di Stato.

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