Sei carabinieri della compagnia di Voghera (Pavia) sono stati rinviati ieri a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul pestaggio ai danni di un cittadino argentino fermato e portato in caserma tre anni fa.
Il 5 aprile del 2009 Luciano Isidro Diaz, all’epoca cittadino argentino di 40 anni e allevatore di cavalli, fu fermato durante un controllo stradale mentre tornava da un rodeo. Secondo la versione dei militari, l’uomo tentò la fuga con l’automobile tentando di investire un Carabiniere, e quando fu arrestato, dopo un lungo inseguimento, era ubriaco, aggressivo e brandiva un coltello con cui li minacciò prima di essere bloccato e condotto in caserma con l’accusa di resistenza, minacce e porto abusivo di armi.
L’uomo invece fornì un’altra versione dei fatti, raccontando di essere stato arrestato dai carabinieri senza motivo: non tentò di sfuggire al controllo e consegnò lui spontaneamente il coltello appena fu fermato. Ma venne picchiato selvaggiamente, massacrato di botte. A causa delle quali ha perso quasi del tutto la vista ed ha un avuto un timpano perforato.
“Vengo dall’Argentina dove la mia generazione è stata massacrata. Qui pensavo di vivere in un paese civile. Invece mi sono ritrovato ammanettato, preso a calci e pugni in testa dai carabinieri, trascinato sull’asfalto, torturato e sbattuto contro i muri della caserma senza poter vedere un medico. Insultato, con i militari che mi puntavano la pistola addosso. E ancora non so perché” era quanto aveva detto alla stampa l’immigrato dopo quanto era successo.
Ma venne condannato ad un anno di carcere – poi commutato in due di libertà condizionata – per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Subito dopo, però, Diaz denunciò i carabinieri di Voghera, supportato dalle prove mediche e dalla documentazione fotografica dei colpi ricevuti, in particolare in faccia e sulla schiena.
Finché uno dei carabinieri accusati viene condannato, stralciando la sua posizione da quella degli altri, a 2 anni e 3 mesi di reclusione per lesioni personali con l’aggravante di abuso dei poteri inerenti la pubblica funzione svolta. Per altri sei militari imputati invece il tribunale aveva disposto il non luogo a procedere perché l’uomo, a causa del distacco della retina provocatogli dalle botte, non era riuscito A riconoscerli con certezza. Diaz si era detto molto deluso della decisione, e aveva quindi fatto ricorso in Cassazione. Ottenendo ieri il rinvio a giudizio, per ingiurie e lesioni, dei sei carabinieri componenti del Nucleo Operativo Radio Mobile, nonostante il gip avesse anche in questo caso chiesto l’archiviazione del caso.
“Speriamo stavolta si faccia chiarezza fino in fondo” è stata la speranza della vittima dell’ennesimo caso di “malapolizia“ espressa per bocca del suo avvocato Fabio Anselmo. La prima udienza del processo contro i “tutori dell’ordine” si terrà il 16 maggio del prossimo anno.
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enri
A te Luciano tutta la mia solidarieta’.
Tu viene dall’ Argentina, paese che ha conosciuto una delle peggiori dittature militari e i tanti desaparecidos; noi siamo stati un paese fascista con le stesse caratteristiche. Ora nei ns paesi la dittatura fascista non e’ piu’ al potere, ma fascisti sono rimasti tutti gli apparati di polizia.
licia sardo
vorrei informare tutti i lettori ed in particolare “enri” che ha dichiarato la sua solidarietà con il sig. Diaz, che il Tribunale di Pavia ha assolto tutti i carabinieri accusati dal povero maltrattato. Prima di dare solidarietà a qualcuno aspettiamo di avere certezze. avv. licia sardo milano