La maschera da strenui difensori della democrazia è un grande classico al quale tutti hanno ceduto almeno una volta. È una cosa facilissima: basta avanzare una pretesa assurda, aspettare che qualcuno recuperi un po’ di buonsenso e la neghi, per infine urlare a pieni polmoni inserendo nel discorso parole come «Costituzione», «diritti», «manifestare pacificamente», e via dicendo. Che lo facciano soggetti sociali o politici i cui spazi di libertà e agibilità sono sistematicamente negati è prevedibile e comprensibile, che lo faccia un ‘sindacato di polizia’ invece molto meno.
La storia, in breve: il sindacato di polizia Coisp aveva annunciato di voler ‘occupare’ piazza Alimonda a Genova il 20 luglio prossimo, proprio nell’anniversario della morte di Carlo Giuliani, con tanto di banchetto per una raccolta firme in favore della rimozione della targa dedicata alla memoria del ragazzo ucciso durante il G8 del 2001.
Il segretario del sindacato, il mitico Franco Maccari, ha passato gli ultimi giorni a farsi intervistare, rilasciando dichiarazioni del tipo «Quella targa è fuori legge. Fosse per me, la sradicherei con le mie stesse mani». Senza considerare che il 20 luglio, tradizionalmente, in piazza Alimonda si riunisce un presidio di persone, in memoria di Carlo.
E dopo giorni di polemiche la Questura di Genova ha negato il permesso per l’iniziativa annunciata dalla sigla di destra dei poliziotti, adducendo ‘motivi di ordine pubblico’.
Al di là del merito della questione, viene da chiedersi, al dunque: quale istituzione darebbe l’ok a cose del genere? Le manifestazioni non autorizzate sono sempre esistite e, per fortuna, sempre esisteranno. Se uno chiede il permesso per fare una cosa, può succedere che gli venga opposto un rifiuto. Spesso capita che il rifiuto venga giudicato ingiusto, e la manifestazione in questione venga realizzata comunque dai promotori, che si beccano se va bene una manganellata o se va male anche una denuncia.
Un poliziotto – a maggior ragione un sindacalista di polizia – dovrebbe sapera come funzionano certe cose.
Ma invece no, il Coisp vuole proprio piazza Alimonda e la vuole il 20 luglio. Lo ribadisce Maccari, «da 13 anni cerchiamo di organizzare questa manifestazione e ci dicono sempre di no». Chissà perché. È evidente che siamo davanti a una provocazione, nemmeno di alto livello, e non alla legittima richiesta di una legittima manifestazione.
I sindacati di polizia giocano la propria partita con sparate più o meno incredibili per guadagnarsi qualche colonna sui giornali, poi magari incontrano il Salvini di turno che dà loro ragione, nel tentativo di intercettare il consenso degli uomini in divisa e dei loro fans, ché tanto presto o tardi si tornerà a votare. La risposta migliore, al di là delle facili ironie e dell’indignazione per degli organismi che paiono aver perso ogni forma di pudore, l’ha data la famiglia Giuliani: «Non commentiamo, siamo stanchi di fare pubblicità a questa gente».
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Paolo Pulvirenti
Questi fascisti sono i medesimi figuri che andarono sotto l’ufficio di Ferrara in cui lavorava Patrizia Moretti Aldrovandi al fine di intimidirla. Non calcolavano che Patrizia è una grande donna che non si lascia intimidire da quattro fascisti vigliacchi: essa è scesa in strada e li ha sfidati esibendo la foto di Federico appena assassinato dai vili poliziotti. Quel galantuomo di Maccari pare abbia definito il ragazzo ucciso “un cucciolo di maiale”. E se questi sbirri fossero cacciati dalla polizia? Come possiamo accettare che degli assassini ed i loro camerati siano pagati per difenderci? E’ normale che un cosiddetto sindacato faccia politica in questo modo? Cosa c’entrano quei fascisti con Piazza Alimonda? In quel caso l’assassino fu un carabiniere (pare) malato di mente. I poliziotti si macchiarono di un altro crimine alla scuola Diaz; vadano lì a chiedere scusa questi fascisti, oppure smettano di prendere soldi pubblici: non abbiamo bisogno dei loro servigi!